
Fernando Pessoa
Ho impiegato diverse settimane a leggere questo libro e ammetto che in alcuni momenti l'autore è perfettamente riuscito nel suo intento. Un incubo lo è stato per alcuni passaggi, per la descrizione precisa e reale della noia infinita delle giornate di Bernardo Soares, nella assoluta mancanza delle emozioni che attanaglia la sua vita. Eppure ci sono dei passaggi e interi capitoli di infinita bellezza e verità, dei quali vi concedo qualche squarcio...
Ho impiegato diverse settimane a leggere questo libro e ammetto che in alcuni momenti l'autore è perfettamente riuscito nel suo intento. Un incubo lo è stato per alcuni passaggi, per la descrizione precisa e reale della noia infinita delle giornate di Bernardo Soares, nella assoluta mancanza delle emozioni che attanaglia la sua vita. Eppure ci sono dei passaggi e interi capitoli di infinita bellezza e verità, dei quali vi concedo qualche squarcio...
Come dice l'autore,
Leggere
è sognare per mano altrui.
Dunque, sognate pure!
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Il Libro dell'inquietudine è costituito da un'ibrida e innumerevole quantità di pagine scritte, «frammenti, tutto frammenti» come rivela Pessoa in una lettera. Pessoa non è riuscito a dare forma compiuta al suo lavoro. Tuttavia, aveva già abbozzato uno schema ed effettuato una prima selezione di testi da inserire in quello che avrebbe dovuto essere, nelle sue intenzioni, il libro definitivo. Fra i brani accolti e che, con molte probabilità, sarebbero entrati nell'edizione da dare alle stampe, ve ne sono alcuni che per il loro contenuto o, addirittura, per espressa indicazione del poeta portoghese, avrebbero potuto costituire – presumibilmente – l'Introduzione al volume, a firma di Bernardo Soares.
L'autore lo ha concepito ancor prima della nascita degli eteronomi Alberto Caeiro, Álvaro de Campos e Ricardo Reis, quando nel 1913 pubblica, con il nome di Fernando Pessoa "Nella foresta dell'alienazione", la prima prosa di finzione destinata al Libro dell'inquietudine. Poi, per molti anni, fino al 1929 il libro torna nell'ombra, sebbene Pessoa non abbia mai smesso di lavorarvi, senza tuttavia tracciarne un piano definitivo. Nel 1929 pubblica per la prima volta dal 1913 alcuni brani del Libro dell'inquietudine, attribuiti ora al semieteronimo Bernardo Soares. Nella lettera del 1935, inviata a Casais Monteiro, direttore di «Presença», Pessoa ne descrive la personalità e il carattere, come aveva fatto per gli altri eteronimi. Come spiega lo stesso Pessoa, Bernardo Soares non è un vero eteronimo, ma un semieteronimo, perché ha una personalità molto simile alla sua, seppure mutilata. Dunque, Bernardo Soares è una sorta di Fernando Pessoa a cui sia stato tolto qualcosa
Un libro di “confessioni”, una specie di diario esistenziale che, tuttavia, al di là di possibili, più o meno plausibili, definizioni di genere, ci si configura essenzialmente come diario dell'anima, una «autobiografia senza fatti», come la definisce lo stesso Bernardo Soares, che perscruta e narra, attraverso un interrogarsi e un indagare ansioso e tormentato, l'oscuro universo del subconscio che muove e determina le modalità di rapportarsi del protagonista – come di ognuno di noi – con il mondo esterno della cosiddetta realtà sensibile. Simbolista, specie nelle immagini evocate di paesaggi e stati d'animo, nell'abbandono alla suggestione dei sensi, nella mistica fusione con l'ignoto, nel rigetto dello storicismo romantico, per cui la vita non è più vista come divenire e creazione continua, ma come fantasmatica, casuale successione di attimi di rivelazioni improvvise, inframmezzati dal grigiore di un'esistenza quotidiana vana e senza scopo. Si veda, per esempio, il seguente passo di Bernardo di impressionante rievocazione intertestuale di alcune delle più suggestive immagini delle poesie di Camilo Pessanha, il maggior poeta simbolista portoghese.
(da Wikipedia)