«Un albero non diventa solido e robusto se non è continuamente investito dal vento e sono queste raffiche che ne fanno il fusto compatto e ne rinsaldano le radici, che si abbarbicano con maggior forza al terreno; fragili sono invece quegli alberi che crescono in una valle tranquilla.»
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Il saggio
è colui il quale, distaccatosi dalle passioni e raggiunta la virtù, diviene
imperturbabile e non teme neanche la morte. La strada per questa superiore
autosufficienza interiore è difficile e piena di ostacoli: solo la pratica
costante e illuminata della virtù la può indicare. La selezione di opere
proposta in questo volume costituisce un autentico vademecum del pensiero
immortale di Seneca, secondo il quale la vera saggezza sta nella pura
contemplazione e la vera felicità nel non aver bisogno di felicità.
Ed.Newton Compton Editori – Cura e traduzione di Mario Scaffidi Abbate
Approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/De_vita_beata
«Io non
bado all’apparenza delle vesti che coprono i corpi, non giudico un uomo con gli
occhi, dei quali non mi fido, c’è in me una luce migliore e più sicura con cui
distinguo il vero dal falso: è l’anima che deve trovare quel bene che solum è
suo.»
«Felice è dunque quella
vita che si accorda con la sua propria natura, il che è possibile solo se la
mente, in primo luogo è sana, ma sana sempre, in ogni momento, poi se è forte
ed energica, decisamente paziente, capace di affrontare qualsiasi situazione,
interessata al corpo e a quanto lo riguarda, ma senza ansie e preoccupazioni,
amante di tutto ciò che adorna la vita ma con distacco, disposta a servirsi dei
doni della fortuna ma senza farsene schiava.»
«Scegliere il male al
posto del bene è pura e semplice follia. Nessuno può essere felice se non è
sano di mente, e non è sano di mente colui che invece del meglio cerca ciò che
gli nuocerà. In definitiva, è felice colui che invece del meglio cerca ciò che
gli nuocerà. In definitiva, è felice colui che giudica rettamente, è felice chi
si accontenta della sua condizione, quale che essa sia, e gode di quello che
ha, è felice colui che imposta e regola su basi razionali la condotta di tutta
la sua vita.»
«Il sommo bene è
immortale, non sfugge, non dà sazietà né rimorsi, giacché una mente retta non
muta, non odia se stessa e non cede di un passo da quella sua condizione, che è
la migliore; il piacere, invece, finisce nel momento stesso in cui giunge al
suo culmine, ha uno spazio ristretto e perciò ben presto ci sazia e ci dà
nausea, e già nel suo primo slancio s’infiacchisce. Non c’è nulla di stabile e
di certo in ciò che per sua natura è soggetto a movimento, né può avere alcuna
consistenza ciò che viene e se ne va in un baleno, destinato a perire nel
medesimo istante in cui si consuma; tende infatti colà dovìè condannato a
morire, e nel suo stesso principio ha già presente la fine.»
«La felicità salga sopra
una cima, da cui nessuno possa tirarla giàù, a cui non abbiano accesso né
dolori, né speranze, né timori, né alcun’altra cosa che possa intaccare la sua
prerogativa. [...] Accettiamo quindi con animo forte tutto ciò che c’impone la
legge stessa dell’universo: a questo impegno siamo chiamati, come da un
giuramento: ad accettare il nostro stato mortale e a non lasciarci turbare da
ciò che non ci è dato di evitare.»
«Che può mancare, infatti,
a chi si trova fuori da ogni desiderio? Non può venirgli nulla dall’esterno,
quando ha già tutto dentro di sé.»
«Non sono saggio, e, per
dare ancora più esca alla vostra malignità, aggiungo che non lo sarò mai. Non
pretendete, dunque, che io sia uguale ai migliori, chiedetemi solo di essere migliore
dei cattivi: è già un passo avanti se riesco a togliere ogni giorno qualcosa ai
miei difetti e a biasimare i miei errori.»
«Voi disputate sulla vita
dell’uno e sulla morte dell’altro e abbaiate di fronte al nome di uomini
divenuti insigni per qualche lodevole merito, come fanno i cagnolini all’avvicinarsi
di persone sconosciute. La verità è che a voi fa comodo che nessuno risulti
virtuoso, perché la virtù degli altri suona come rimprovero alle vostre
malefatte. Invidiosi quali siete, confrontate lo splendore morale di quelle
vite con la vostra sozza materialità, e non vedete il danno che fate a voi
stessi con una simile presunzione, perché se gli uomini virtuosi sono degli
avari, dei dissoluti e degli ambiziosi, cosa sarete voi, che avete in odio
persino il nome della virtù? Proclamate che nessuno, di quelli che voi
accusate, mette in pratica ciò che dice, né vive secondo il modello che va
predicando: ma c’è già da meravigliarsi che vi siano al mondo persone così
coraggiose, che parlano di cose tanto straordinarie, tali da sottrarsi a tutte
le tempeste della vita. Anche se non riescono a staccarsi dalle loro croci,
quelle croci in cui ciascuno conficca di propria mano i suoi chiodi, perlomeno,
una volta giunti alla morte, pendono ognuno da un solo palo, mentre voi, che
badate soltanto a voi stessi, siete lacerati da tante croci quante sono le
vostre passioni. Siete dei maldicenti, bravi solo a offendere gli altri. Gente
come voi potrei anche crederla priva di questo vezzo, se non ce ne fossero alcuni
che persino mentre pendono dalla forca lanciano sputi sugli spettatori.»
«Ci sono uomini che si
sono proposti questi obiettivi: “Guarderò la morte con lo stesso volto con cui
ne sento parlare. Mi assoggetterò a qualunque fatica, sostenendo il corpo con l’animo.
Disprezzerò le ricchezze, ch’io le possieda o no, né mi dorrò per il fatto che
le abbiano altri o monterò in superbia se mai mi splendessero intorno. Non darò
peso alla fortuna, sia che m’assista, sia che mi abbandoni. Guarderò tutte le
terre del mondo come se fossero mie e le mie come appartenessero all’intera
umanità. Vivrò con la convinzione di essere nato per gli altri, ricambiando
così la natura per avermi generato: quale dono più grande, infatti, avrebbe
potuto farmi? Ha donato me solo a tutti gli altri, e tutti gli altri a me solo.
Non sarò né un tirchio né uno spendaccione, farò conto di non possedere niente
di più di quanto avrò opportunamente donato, e i beni che dispenserò non li
giudicherò dal numero o dal peso ma in base alla mia stima per chi li riceverà;
non riterrò mai troppo grande il dono che farò ad una persona degna. In ogni
mia azione non seguirò l’opinione degli altri ma soltanto la mia coscienza, e
anche se ne sarò consapevole io solo mi comporterò come se agissi al cospetto
del mondo. Nel mangiare e nel bere perseguirò l’unico scopo di soddisfare i
miei bisogni naturali, non quello di riempirmi e di svuotarmi lo stomaco; sarò
amabile con gli amici, mite e indulgente con i nemici, e quando qualcuno starà
per chiedermi qualcosa di onesto lo preverrò, per non metterlo nella condizione
di dovermi pregare. Conoscerò come mia patria il mondo, gli dèi come mia guida,
sempre al di sopra e intorno a me, censori d’ogni mio gesto e d’ogni mia
parola, e quando la natura vorrà prendersi il mio soffio vitale, anche armando
la mano alla ragione, me ne andrò via di qui, testimoniando di avere sempre
amato la retta coscienza e i nobili propositi, di non avere mai diminuito la
libertà di alcuno, e tanto meno la mia.” [...] Ma voi, col pretesto che odiate
la virtù e coloro che la coltivano, non fate niente d’insolito, niente che si
levi al di sopra dell’ordinario, simili agli occhi malati che temono la luce
del sole o agli animali notturni che aborrono lo splendore del giorno e al
primo chiarore dell’alba, abbagliati e storditi, corrono disordinatamente verso
le loro tane o s’infilano in qualche fessura, tanto sono spaventati dalla luce.
Ringhiate pure, esecitatate la vostra sterile lingua nnel calunniare le persone
dabbene, spalancate la bocca, mordete: vi spezzerete i denti senza poterle
nemmeno scalfire. [...] Quando scagliate contro il cielo le vostre bestemmie,
più che commettere un sacrilegio perdete il vostro tempo.»
down_to_sea_level_by_kittytoxin-d54v385.jpg www.deviantart.com |
«Io sono come una roccia
piantata in una secca, che i marosi flagellano incessantemente da tutte le
parti senza però riuscire a smuoverla o ad intaccarla con i loro assalti
continui nel lungo corso dei secoli. Saltatemi pure addosso, gettate su di me
tutta la vostra furia: vi vincerò sopportandovi. [...] Io che guardo le cose
dall’alto, vedo quali tempeste vi sovrastano, pronte a vomitare su di voi il
loro cumulo oscuro, o, fattesi ancora più vicine, stanno ormai per travolgervi
con tutti i vostri averi. Ma che dico? Già in questo momento, per poco che lo
sentiate, un turbine fa girare le vostre anime, che cercano di scappare e
tuttavia continuano a desiderare quegli stessi vani piaceri, ed ora le solleva
verso il cielo, ora le scaraventa nell’abisso..
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