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29 giu 2013

L'amante di Lady Chatterley - DH Lawrence - Trama e citazioni

L'amante di Lady Chatterley
(titolo originale inglese: Lady Chatterley's Lover)
romanzo di David Herbert Lawrence del 1928.
Scritto in Toscana in tre successive stesure tra il 1925 e il 1928 e pubblicato per la prima volta a Firenze, l'opera venne immediatamente tacciata di oscenità a causa dei riferimenti espliciti di carattere sessuale e al fatto che in essa veniva descritta una relazione tra una donna borghese, sposata con un uomo paraplegico, ed un uomo appartenente alla working class. Il romanzo venne perciò messo al bando in tutta Europa e specialmente nell'Inghilterra del tempo, ancora dominata dalla morale vittoriana, tanto che sarà pubblicato in Gran Bretagna solo nel 1960.
Il romanzo ha scosso nel profondo non solo la sensibilità di generazioni di lettori del ventesimo secolo, ma anche i pregiudizi sul piacere femminile e sulla virilità. A suscitare la disapprovazione dei benpensanti non fu la semplice descrizione degli amori della protagonista: Lady Chatterley è il simbolo di un risveglio culturale e sociale che pervade l'Europa negli anni Venti, ed è un risveglio che non riguarda limitatamente l'universo femminile. Lady Chatterley, eroina ribelle e rivoluzionaria suo malgrado, forse a causa delle sue esperienze giovanili che la rendono inadeguata alla vita rigorosa di una lady, è spinta ad opporsi sia alle convenzioni imposte dalla sua posizione sociale, sia al potere maschile. Lo squallore di un distretto industriale del nord dell'Inghilterra è la molla decisiva che le fa comprendere l'avvilimento della sua esistenza e cercare una vita migliore fino a portare alle estreme conseguenze la sua storia d'amore e la sua rivolta contro la società.


La storia narra le vicende di Constance, una donna che, durante la Grande Guerra, sposa Clifford, uomo elegante di origine aristocratica. Tornato dalla guerra ferito, paralizzato e impotente, Clifford si dedica alla scrittura, diventando un autore di successo, e la vita coniugale viene impostata sul solo rapporto spirituale tra i due. Constance inizialmente accetta la sua condizione e crede di potersi integrare, con un certo distacco, nel mondo intellettuale del marito, fatto di amici altolocati, scrittori e uomini di grande cultura ma, ahimè, privi di alcuna caratteristica che li rendesse davvero “uomini”. Col tempo, tuttavia, la donna si rende conto di odiare profondamente il luogo in cui vive, grigio, austero e circondato dalle colonne di fumo che si alzano degli alti forni delle miniere di cui Clifford è il proprietario. L’unico posto in cui potersi rifugiare nei momenti più tristi diventa il bosco della sua tenuta, quello che le pare ormai l’unico luogo incontaminato dell’Inghilterra industrializzata e in cui si può ancora percepire un profondo legame con la natura. Il suo desiderio di sentire un certo calore umano che andasse al di là del freddo intellettualismo del marito spinge Constance tra le braccia di un commediografo, Michaelis, che tuttavia si rivela un uomo privo di virilità e incapace di amare in quanto anch’egli è sopraffatto dalla sua crisi intellettuale. Questa relazione finisce ben presto ed inizia quella con Mellors, il guardiacaccia, che vive rifugiato nel bosco e in una solitudine quasi totale. Qui abbiamo l’incontro di due mondi diversi, il contatto tra un’aristocratica e un popolano, cosa che già di per sé era fonte di scandalo. I due all’inizio si studiano, ma la forte attrazione fisica che s’instaura tra i due farà di quel bosco così incontaminato e distante da tutto e da tutti il loro nido d’amore. Se all’inizio il loro rapporto si basa solo su una forte passione fisica, in seguito i due finiscono per innamorarsi profondamente, in quanto si rendono conto di essere uguali e di odiare allo stesso modo la loro società corrotta. Quando lo scandalo minaccia di macchiare per sempre l’immagine di Constance, che osa desiderare la felicità, anche fisica, con un altro uomo, dal quale aspetta ora un bambino, i due si vedono costretti a fuggire e trovano infine la forza di andare a vivere insieme in una piccola fattoria, dove possono rifarsi una vita, sia pur umile, ma vera.

Brani

La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, perciò ci rifiutiamo di viverla tragicamente. Non ci sono strade scorrevoli che portino al futuro: bisogna scavalcare gli ostacoli o aggirarli. Dobbiamo vivere, non importa quanti cieli ci siano crollati addosso.
 
Era stato così vicino a perdere la vita che quella che gli rimaneva gli era meravigliosamente preziosa. Era ovvio dalla viva inquietudine dei suoi occhi che fosse fiero, dopo la grande paura di essere vivo. Ma ne era stato così colpito, che qualcosa dentro di lui era morto, parte della sua sensibilità svanita. Aveva un so che d’inanimato.
Le ragazze erano restie, ma ne parlarono tanto che alla fine diventò importante. E gli uomini erano così umili e imploranti. Perché una ragazza non poteva essere regale, e fare dono di se stessa?
Così avevano fatto dono di se stesse, ognuna al giovano con cui aveva discusso gi argomenti più intimi e sottili. Gli argomenti, le discussioni erano tutto: fare all’amore era solo una specie di regressione primitiva e, in parte, una reazione. Dopo erano un po’ meno innamorate del giovane, e un po’ più inclini a detestarlo, come se avesse violato la loro intimità e la loro liberà interiore. Perché, naturalmente, per una ragazza la dignità e il significato della vita consisteva nel compimento di un’assoluta, pura, perfetta e nobile verità. Che altro significato c’era nella vita di una ragazza? Liberarsi dai vecchi e sordidi rapporti di sottomissione.
E tuttavia si poteva sentimentalizzarla, questa questione del sesso, che era una delle sottomissioni più antiche e sordide. I poeti che la glorificavano erano per la maggior parte uomini. Le donne avevano sempre saputo che c’era qualcosa di meglio, qualcosa di più alto. E adesso lo sapevano con  più precisione che mai. La bella e pura libertà della donna era infinitamente più meravigliosa di ogni rapporto sessuale. L’unico sfortunato inconveniente era che, su questo argomento, gli uomini arrancavano molto distanti alle spalle delle donne. Insistevano sul sesso come cani in calore.
E la donna doveva cedere. L’uomo era come un bambino pieno di appetiti. La donna doveva dargli quello che voleva, oppure come un bambino, lui sarebbe diventato insopportabile, se ne sarebbe andato e avrebbe rovinato quello che era un rapporto molto piacevole. La donna poteva darsi a un uomo senza dargli la libertà interiore. E’ questo che i poeti e quelli che parlavano di sesso non sembravano aver tenuto abbastanza in considerazione. Una donna poteva prendere un uomo senza concedersi in realtà. Di certo poteva prenderlo senza darsi in suo potere. Anzi poteva usare il sesso per dorminarlo. Perché lei doveva semplicemente trattenersi durante il rapporto sessuale, lasciare che lui finisse e si esaurisse senza arrivare lei stessa allo spasimo per poi prolungare l’amplesso e raggiungere l’orgasmo con l’uomo ridotto a mero strumento.
Per innamorarsi dì un uomo dovevano essergli verbalmente vicine, cioè dovevano trovare un profondo interesse nel PARLARE.  E se dopo l’intimità provocata da queste vivide e illuminanti discussioni, il sesso diventata più o meno inevitabile, ebbene pazienza. Contrassegnava la fine di un capitolo. Aveva anche un fascino tutto suo: una strana fascinosa vibrazione all’interno del corpo, uno spasmo finale di autoaffermazione, di un’ultima appassionata parola, molto simile alla fila d’asterischi che si mettono per indicare la fine di un paragrafo e un’interruzione dell’argomento.
Si pensa che il mondo sia pieno di possibilità, ma si riducono a ben poche nella maggior parte dei casi. Ci sono un sacco di buoni pesci nel mare... forse... ma la gran massa sembra sia formata soltanto da sardine e aringhe e, se non si è sardine o aringhe noi stessi, non c’è speranza di trovare molti buoni pesci.
“Siamo liberi di parlare con chiunque: perché non dovremmo essere liberi di far l’amore con qualsiasi donna che ti piaccia? Non mi pare di fare più male a una donna, dormendo con lei, di quanto gliene faccia ballando o perfino parlando del tempo. E’ semplicemente uno scambio di sensazioni invece che di idee: quindi perché no?”
 “E’ un’idea divertente che il sesso sia un’altra forma di conversazione in cui le parole vengono agite anziché dette. Credo che sia davvero così. Credo che potremmo scambiare molte emozioni e sensazioni con le donne, così come ci scambiamo chiacchiere sul bel tempo, sulla pioggia. Il sesso potrebbe essere una specie di normale conversazione fisica tra uomo e donna. Non si parla a una donna se non si ha qualche idea in comune: non si parla, cioè, senza un qualche interesse. E nello stesso modo, senza avere una qualche emozione o simpatia per una donna, non ci si va a letto.”
La vita è sempre un sogno o una follia dentro un recinto.
“Mi sembra che queste piccole azioni e piccole relazioni che abbiamo nella vita non abbiano molta importanza. Sono cose che passano, e dove vanno? Dove... Dove sono le nevi dell’inverno scorso?... E’ ciò che dura tutta la vita che conta; per me conta la mia vita nella sua lunga continuità e nel suo sviluppo. Ma che importano le relazioni occasionali? E soprattutto le relazioni sessuali! Se non le si esagerasse in modo ridicolo, sarebbero come l’accoppiamento degli uccelli. E così dovrebbe essere. Che importano? Quello che importa è la lunga unione di tutta una vita. E’ la vita in comune giorno dopo giorno, non l’andare a letto insieme una o due volte. Tu e io siamo sposati, qualunque cosa accada. Siamo abituati l’uno all’altro. E l’abitudine, per come la penso io, è più vitale di ogni eccitamento fugace. L’unione lenta, lunga, duratura... per questo viviamo, non per il godimento occasionale. A poco a poco, a forza di vivere insieme, due persone arrivano a una specie di unisono, tanto sono intimamente legate. E’ questo il vero segreto del matrimonio, non il sesso; almeno non la semplice funzione sessuale. Tu e io siamo uniti dal matrimonio. Se ci atteniamo a questo dovremmo essere in grado di risolvere la questione del sesso, così come risolviamo il fatto di andare dal dentista.”
Connie si ritrovò un po’ sommersa dalle sue parole. Sapeva che in teoria aveva ragione. Ma in pratica, quando considerava la vita continuamente vissuta con lui... esitava. Il suo destino era veramente quello di lasciarsi assorbire nella vita di quest’uomo fino alla morte? Nient’altro?
Solo questo? Doveva accontentarsi di tessere una vita in comune con lui, un unico tessuto, magari ricamato con fiori di avventure occasionali. Ma come poteva sapere cosa avrebbe provato l’anno prossimo? Come si fa a saperlo? Come si poteva dire Sì? E per anni e anni. Quel piccolo S’, pronunciato con un soffio. Perché si doveva essere inchiodati da quella parola leggera come una farfalla? Naturalmente doveva aprire le ali e sparire, per essere seguita da altri sì e no! Come un volo di farfalle!
Quando l’anima emotiva riceve un colpo violento che non uccide il corpo, l’anima sembra guarire insieme al corpo. Ma è solo apparenza. Si tratta solo del meccanismo dell’abitudine che riprende a funzionare. Lentamente, lentamente la ferita dell’anima comincia a farsi sentire, come un’abrasione che solo con lentezza spande il suo dolore lancinante, finché non riempie tutta la psiche. E quando cominciamo a credere di essere guariti e avere dimenticato, proprio allora si va incontro a terribili ripercussioni.
Cosa può dare un uomo a una donna? Può renderla felice o no? Se non può, non ha nessun diritto su di lei.
Amore e sesso erano solo ghiaccioli. Leccali e scordateli. Se non ci si sta a pensare troppo, sono niente. Il sesso specialmente... è niente! Basta decidersi e il problema è risolto! Il sesso e un cocktail durano più o meno lo stesso tempo, hanno lo stesso effetto e quasi lo stesso significato.
“Andate per le strade e i vicoli di Gerusalemme, e vedete se trovate un uomo”. Era stato impossibile trovare un uomo nella Gerusalemme del profeta, sebbene ci fossero migliaia d’individui di sesso maschile. Ma un “uomo”! C’est une autre chose!
Quando Connie salì in camera sua fece quello che non aveva fatto da tanto tempo: si spogliò e si guardò nuda allo specchio. Non sapeva bene cosa cercasse o guardasse, tuttavia mise il lume in modo da essere in piena luce.
Il suo corpo stava diventando insignificante, opaco e senza vita, privo di vera sostanza. La fece sentire immensamente depressa e senza speranza. Che speranze poteva avere? Era vecchia, vecchia a ventisette anni, senza più luce e splendore nella carne. Vecchia a causa della negligenza e della rinuncia, sì, la rinuncia. Le donne alla moda tenevano il loro corpo tirato a lucido come porcellane finissime, con cure esteriori. Non c’era niente dentro la porcellana: ma lei non era nemmeno tanto lucida come la porcellana.
Però tuttora pensava che la parte migliore di lei era la lunga linea digradante delle anche che scendeva dall’incavo della schiena e la tonda, sonnolenta tranquillità delle natiche. Simili a colline di sabbia, dicono gli arabi, morbide e declinanti in un lungo pendio. Lì la vita indugiava ancora speranzosa.
Il senso fisico d’ingiustizia è un sentimento pericoloso, una volta suscitato. Deve trovare uno sfogo altrimenti divora chi lo alimenta.
«Tutta la questione dell’amore potrebbe scomparire, credo, se generassimo bambini in provetta.»
«No! Questo lascerebbe più spazio al divertimento!»
«Credo che se l’amore scomparisse, qualcosa ne prenderebbe il posto. La morfina, forse. Un po’ di morfina nell’aria sarebbe rinvigorente per tutti.»
Era come se migliaia e migliaia di radici e filamenti della loro coscienza fossero cresciuti insieme, attorcigliandosi, al punto da non avere più spazio per crescere, e quindi la pianta stava morendo. Adesso, con calma, con abilità, stava districando quella matassa ingarbugliata, stava spezzando i fili ad uno ad uno, con delicatezza, pazienza ed impazienza di liberarsene. Ma i nodi di un amore simile sono molto più difficili da sciogliere di tanti altri.
«E’ la vita! Non c’è mezzo di tenerla lontana. E se la tieni lontana è quasi meglio morire. Così se devo essere di nuovo fatto a pezzi, eccomi.» Non si poteva più stare soli e ritirati. Il mondo non permette eremiti. E adesso aveva preso quella donna, e aveva dato inizio a un nuovo ciclo di sofferenza e dolore. Perché sapeva per esperienza cosa significava.
E’ spaventoso il male che può fare una donna quando comincia a parlare. E non importa quanto meschina possa essere, perché ci sarà sempre qualcuno disposto a crederle, e qualche brutta malignità attecchirà.
Forse solo le persone capaci di vera intimità hanno quell’aria di essere soli nell’universo.

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