
Christine Lavant è una
maschera, lo pseudonimo scelto dall’autrice di Appunti da un manicomio per celare la sua vera
identità e quella delle persone presenti nel libro.
Dalla sua biografia emerge la permanenza in un manicomio negli anni Trenta e, per quanto non si abbia la certezza che il libro sia la trasposizione romanzata del suo vero diario, risulta comunque evidente il fatto che non si tratti di un semplice volo di fantasia.
Dalla sua biografia emerge la permanenza in un manicomio negli anni Trenta e, per quanto non si abbia la certezza che il libro sia la trasposizione romanzata del suo vero diario, risulta comunque evidente il fatto che non si tratti di un semplice volo di fantasia.
Siamo in un manicomio e
Christine, la protagonista, ha chiesto di essere internata dopo aver tentato il
suicidio. Sta male e da sola non riesce ad uscirne, a liberarsi di
quell’ossessione che la tiene sveglia la notte e le impedisce di accettare la
vita come fanno tutti gli altri: trovarsi un lavoro, sposarsi, avere dei figli.
E morire di vecchiaia.
Christine è innamorata, ma il
suo amore non è corrisposto ed è prigioniero dentro di lei: senza luce né aria,
quell’amore diventa ben presto un cancro che la divora, fino a farle desiderare
di accettare per sé la condizione di “pazza”.