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14 lug 2010

Il viaggiatore - Italo Calvino da "Le città invisibili"

Il passato del viaggiatore cambia a seconda dell'itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiungiamo un giorno, ma il passato più remoto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più di avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Marco [n.d.r. Polo] entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell'uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell'uomo in quella piazza. Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino ad un'altra città dove lo aspetta un altro suo passato o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.
- Viaggi per rivivere il tuo passato? - era a questo punto la domanda del Kan [n.d.r. Kublai Kan], che poteva essere formulata anche così - Viaggi per ritrovare il tuo futuro?
E la risposta di Marco: - L'altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.

1 commento:

  1. Mi ha sempre affascinato il Marco Polo che sul letto di morte si chiede quante cose non avrà più il tempo di fare, più che lamentarsi di tutte quelle cose che non ha fatto. Che poi non è esattamente la stessa cosa, a ben pensarci.

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