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31 lug 2011

Piazza Rossa - Luciano Loccatelli

“Forse perchè della fatal quiete tu sei l’imago a me sì cara, vieni o sera” U.Foscolo


Daniela e Francesco sono sposati e innamoratissimi, pur avendo attraversato momenti difficili a causa di due gravidanze interrotte. Daniela si ammala di tumore e comincia per loro un periodo difficile, nel quale cercheranno di mettere da parte dolore e pietà, mostrando l’uno all’altro l’amore che provano, consapevoli che quelli saranno gli ultimi momenti insieme.
Dopo la morte di Daniela, Francesco si trasferisce per lavoro a Mosca. Lì conosce Olga, un ingegnere che ha mollato il suo lavoro per fare la prostituta, con l’obiettivo di conoscere un uomo italiano che la sposi e la porti via. Nasce tra loro una profonda amicizia, forse qualcosa di più che però non riesce a trasformarsi nè in sesso nè in amore.
Tornato a Roma, per caso Francesco incontra Giulia, separata ed in attesa di divorzio. Tra di loro nasce un rapporto profondo, che stenta a decollare per la paura che entrambi hanno di fare un passo un più verso l’amore. Fino al giorno in cui, entrambi a Mosca per lavoro, Francesco si scioglie completamente e le dichiara il suo amore.


Il racconto si muove all’inizio mediante sapienti flashback che alternano la vita di Francesco a Mosca e la storia di Francesco e Daniela, fino al terribile racconto della sua morte. Poi il racconto si stacca dalla storia dolorosa della malattia per consentire a Francesco di riemergere alla vita, prima delicatamente nella storia con Olga, poi in modo deciso nella storia con Giulia.
Cenni storici e sociali sulla vita in Russia occupano bellissime pagine, descrivendo la disillusione della Perestroika di Gorbaciov. Tuttavia il romanzo si muove intorno alla bellissima storia di Francesco e Daniela, piena di mille particolari che caratterizzano il loro rapporto di coppia, che trova il suo puro lirismo nel viaggio in Africa,  negli ultimi momenti della malattia, nel tema dell’eutanasia, fino alla morte. Smuove l’anima, talvolta fino alle lacrime, nella descrizione di un amore che si arriva ad invidiare, sperando di incontrarlo almeno una volta nella vita. Olga è solo un momento di passaggio e di riflessione e finalmente la storia con Giulia porta il lettore fuori dal dolore, lentamente e con rispetto, lasciando in lui la speranza che possa esserci ancora l’amore dopo l’amore.
Le storie
Francesco e Daniela
[nel matrimonio] L’importante è riuscire a salvare qualcosa di profondo, il sesso piuttosto che la complicità di coppia. Deve restare qualche connotazione speciale, che hai la certezza non possa esistere nel rapporto con altre persone.
Si erano conosciuti qualche giorno prima da comuni amici, quella sera erano andati a mangiare una pizza insieme. Interminabili silenzi erano interrotti da un dolce scambio di informazioni personali e da qualche accenno ad amici comuni. Se ne stavano occhi negli occhi, ogni volta che si sfioravano facevano a gara a ritrarsi; ciascuno provava un imbarazzato piacere, ma non voleva che l’altro se ne accorgesse. Non così presto. Non in modo così piacevole. [...] Al tavolino del bar si sentirono molto più  a loro agio: se le loro gambe si sfioravano, l’altro non si ritraeva, la loro conversazione si fece animata e divertita. Lei sorrideva, scoprendo i suoi piccoli denti da bambina. Francesco sentiva il bisogno di accarezzarla dolcemente, piano piano. Le prese la mano, iniziò a tracciarvi con le dita piccoli cerchi. Lei si avvicinò e gli diede con le labbra un lieve bacio. [...] Scesero dalla macchina e si baciarono, a lungo, in piedi, con la golosità, perchè a ciascuno piaceva il sapore dell’altro. [...] Fecero l’amore in piedi, con foga e urgenza, appoggiati  a quel muro che non avrebbero mai più rivisto insieme.
Io odio questa malattia e all’inizio proprio non volevo che tu in qualche modo  ne fossi parte. Tu eri quello dei giorni felici. Non un compagno di sofferenze. Temevo che affrontare insieme questo periodo avrebbe consumato il nostro amore, Questo pensavo, ma ora che ti vedo so che pensavo male.
Nessuno dei due aveva mai provato prima un piacere così intenso, fatto di onde che li attraversavano molecola per molecola, in un bisogno estremo di integrale fusione dei loro corpi e delle loro emozioni. Non erano due forze che si scontravano, ma energie fisiche e mentali che si fondevano, come palline di mercurio.
Non voglio che ci siano immagini di questo ultimo viaggio. Dev’essere felicità allo stato puro, senza un prima, senza un dopo, senza un contesto. Non dev’esserci nessun alone negativo sulla purezza del mio bisogno di luce, assoluta e purificatrice. Quando tra qualche mese tu guardassi le foto, i tuoi occhi si riempirebbero di lacrime pensando che quello era stato l’ultimo viaggio con me. E sia pure a posteriori, una patina di dolore e di tristezza si poserebbe anche sui giorni passati insieme, che non sarebbero più gli stessi. Invece voglio che sia una parentesi meravigliosa, estrapolata da tutto, soprattutto da questa brutta realtà. Voglio che sia un atomo di felicità vagante nell’universo, isolato e solitario, senza aggregazione alcuna con gli atomi della paura, del dolore e del rimpianto.
Ho semplicemente un particolare rapporto con la vita in questo periodo, una sorta di convinzione interiore che posso volare, attraversare l’oceano in tempesta, salire su una montagna e nulla mi può succedere. Il mio destino è già scritto, ma è diverso.
Passarono i due giorni a Marrakech quasi sempre in camera. Fecero l’amore di continuo [...]. Avevano un desiderio profondo di sentire il calore dei loro corpi. Daniela voleva che lui restasse dentro di lei, perchè le dava la sensazione di un saldo ancoraggio con le emozioni più vitali. [...]  “Mi piace invece fare l’amore con lentezza, assaporando ogni gesto, rallentando le onde del piacere perchè poi esplodano senza freni quando finisce ogni possibilità di autocontrollo. Come con te, che conosci i ritmi segreti del mio corpo e ci giochi, esasperando semmai l’impazienza.” [...] “L’amore è lo scenario fondamentale che rende il nostro rapporto fisico non effimero, non meccanicistico, per usare un tuo aggettivo. L’amore è un diapason che amplifica le nostre sensazioni fisiche, gli dà profondità e spessore. “
“Mi prometti che continuerai a essere carino e affettuoso con me in questi giorni?” “Sì” “Sino al punto che se soffrirò e mi sentirò troppo male, tu mi aiuterai a morire dolcemente senza dover affrontare tutta intera la sofferenza che mi è stata riservata?” gli chiese Daniela con un intenso e spaurito sguardo interrogativo. Francesco restò qualche secondo in silenzio, annichilito dalla richiesta. Cercava di riflettere, ma sentiva un totale blocco interiore, anche solo a figurarsi quella situazione. “Francamente non lo so, scusami” “Ho bisogno di saperlo. L’idea che tu possa aiutarmi in questo passaggio mi darebbe più forze nell’affrontare le cose. Io ho una voglia disperata di vivere, non credere mi sia rassegnata all’idea di morire. Ma voglio avere la certezza di poter dominare la sofferenza fisica, di poter decidere qual è il mio livello di sopportazione” [...] “Accetto l’idea che possa esserci nella vita vera una scelta clandestina di questo tipo, un grande segreto d’amore da custodire per sempre. Non mi fanno nemmeno paura i rimorsi del dop. La verità è che non riesco neanche a immaginare di essere io a spegnere la tua luce e il tuo calore, che sono la parte più vitale della mia esistenza.”
 “Ho bisogno di silenzio”
 Francesco e Olga
Il nuovo corso, quella che sarebbe stata l’incompiuta perestroika di Gorbaciov avanzava a grandi passi. [...] da quella stessa porta non era entrato nemmeno un soffio di speranza nel futuro. [...] lucida percezione della sostanziale impotenza del progetto gorbacioviano, autoreferente e incapace di risolvere i problemi concreti della gente. D’altra parte il pessimismo, per chi è abituato a soffrire, garantisce almeno un minimo di autodifesa.
La sua condizione di occidentale rendeva non facile sottrarsi alle lusinghe delle tante ragazze che gli facevano capire, come a qualunque altro turista o uomo d’affari, che erano interessate ad avere rapporti con lui. [...] Era un radicale rovesciamento dei ruoli che lo sconcertava non poco; non era comunque nella situazione psicologica di apprezzare quelle opportunità, che magari in altri tempi lo avrebbero esaltato.
“Io ho fatto l’ingegnere, in una fabbrica dentro Mosca. La mia prima reazione è stata il disagio di lavorare in un posto dove le ciminiere eruttavano in continuazione pesanti fumi neri quasi nel centro della città. La seconda reazione, man mano che il nostro sistema politico ed economico andava allo sfascio, è stata il rigetto totale nei confronti di uno stipendio ogni giorno più ridicolo. [...] Sai, fino ad un certo momento c’era un sistema collettivistico che, all’interno delle sue proprie regole, era in qualche modo efficiente. E’ vero, si guadagnava molto poco rispetto ai parametri dell’occidente, ma tutto costava in proporzione. [...][Quando è iniziata la perestroika] le merci hanno cominciato a sparire dai magazzini, lo stesso cibo divenuto introvabile nei mercati ufficiali, dove i prezzi sarebbero stati accessibili con i nostri stipendi. Da quel momento in poi, per poter mangiare devi rivolgere al mercato nero.[...] Per di più l’apertura nei confronti del vostro mondo ha finito per creare nuovi bisogni. [...] Maggiori costi, nuovi bisogni, crollo del potere d’acquisto dei salari. [...] Che senso aveva lavorare tutto il giorno per 200 rubli al mese, che ormai al mercato nero valgono 10 dollari? [...] Ho tanti amici italiani, sono gli stranieri che preferisco, sono i più gentili. [...] Se mi chiedi quindi, come campi? Ti rispondo che ho tanti amici italiani. [...] Non sappiamo che farcene della libertà di movimento, se non abbiamo i soldi per viaggiare, anzi nemmeno quelli per mangiare. Non sappiamo che farcene della libertà di parola, comunque più apparente che reale, quando l’unica cosa di cui ha senso parlare è chiedere dove si può trovare una salsiccia. [...] Indietro non si può tornare... c’è l’ombra terribile di Stalin [...] Davanti non si riesce a vedere ancora nulla. Le uniche possibilità sono offerte da soluzioni personali, egoistiche e spesso antisociali. [...] Sono ancora nella fase in cui devo mettere da parte i soldi per il biglietto. [...] Ci tengo ti sia chiara una cosa. Che sono una puttana... anche se con te faccio la sociologa. Ma ti prego, non trattarmi come una puttana”
“A Mosca tutte le ragazze sono uguali, non ce n’è una che non sia disponibile. Ma io non ho nessuna voglia di trasformarmi in un Casanova. Non sono proprio nello spirito. Comunque mi sembrerebbero rapporti troppo squilibrati, un abuso dello stato di bisogno altrui. [...] La verità è che sono convinto di una cosa: non è giusto venire in un paese straniero e approfittare di una circostanza casuale, la forza della moneta che mi trovo in tasca, per comportarmi come un signorotto medievale. [...]
Tu sei diversa. Sarai pure una puttana, come ci tieni tanto a dire, ma ai comunque una tua dimensione che prescinde completamente dal tuo lavoro. Fai la puttana come prima potevi fare l’ingegnere, con lo stesso spirito. E’ lavoro, ma prima e dopo, ci sei tu con le tue tensioni morali e con la tua capacità di provare emozioni. [...] Anche dentro di te, sotto lo strato corazzato delle tue difese, indispensabili per farcela in questa situazione, ci sono frammenti di tenerezza e di sensibilità che vengono dalla profondità della tua anima. Sono in realtà molto più solidi della corazza esterna, che è sì dura, ma anche superficiale. Sono i riflessi della tua anima bella... senza nulla voler togliere all’altra bellezza, quella del viso  e del corpo, che sfavilla sino in superficie”.
Si piacevano, avevano molta stima uno dell’altro, ma c’era da parte di entrambi una resistenza forte ad accettare l’idea stessa del rapporto amoroso. Olga non voleva  proiettarsi in una dimensione sentimentale che avrebbe rischiato di toglierle la forza di continuare il tipo di esistenza che il bisogno l’aveva costretta a condurre. [...] Rischiava realmente di innamorarsi e proprio non lo voleva, non poteva permettersi di rinunciare a durezza e cinismo. [...] Francesco non era pronto ad affrontare una nuova storia d’amore. [...] Francesco era in ogni caso troppo perbenista per accettare con se stesso l’idea di una storia d’amore con una puttana. [...] Lei meritava invece grande rispetto, perchè aveva molta più dignità e coraggio della maggior parte delle donne che conosceva. [...] Si rese comunque conto che gli mancava molto di più di quanto avrebbe mai pensato.
Gli disse che l’amava, con tutto il cuore, ma il suo destino era un altro.
Francesco e Giulia
Nulla avviene mai totalmente per caso. Può essere che in realtà siamo noi stessi a dare, a cose fatte, un significato non casuale degli avvenimenti che ci riguardano.
Serve molta energia per affrontare una storia d’amore. Insieme alla disponibilità mentale di accettare le montagne russe delle inevitabili emozioni.
“So soltanto che c’era qualcosa, profondamente conficcato nella mia anima e nella mia coscienza, che non mi voleva perdonare il fatto che, da quando ti avevo conosciuta, la corrente calda delle emozioni aveva ripreso a scorrere velocemente dentro di me. Giorno dopo giorno, mi sono accorto di amarti, di amarti tanto, non come consolazione compensativa dopo un profondo dolore, ma come nuovo, determinante punto di partenza. [...] Ho dovuto combattere una battaglia furibonda contro il senso di colpa per essermi nuovamente innamorato, ma ora sono pronto. Oggi posso raccontarti finalmente la mia storia perchè ho la certezza che tu non mi dovrai consolare, non sarebbe giusto. E’ ovvio che porterò sempre con me i miei ricordi, quelli felici e quelli strazianti, come tutti sono obbligati a fare in questo mondo. Ma sono pronto a guardare avanti, a lasciarmi andare senza remore all’amore che provo per te.
Francesco la condusse abbracciata sul letto, l’aiutò a togliersi il pesante maglione, le sbottonò la camicia, le sfilò tutto il resto, mentre con pari foga liberava anche se stesso dai vestiti. Erano finalmente nudi, pelle contro pelle, le loro mani si scambiavano carezze, esplorandosi ogni fibra. Il piacere esplose con la furia delle emozioni tanto a lungo represse [...] Francesco la guardò addormentata, con un’espressione fragile e insieme forte. Amava ancora il ricordo di Daniela, ma per la prima volta da quando non c’era più, risentiva dentro di sé la pienezza della vita.

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