Daniela e Francesco sono sposati e innamoratissimi, pur avendo attraversato momenti difficili a causa di due gravidanze interrotte. Daniela si ammala di tumore e comincia per loro un periodo difficile, nel quale cercheranno di mettere da parte dolore e pietà, mostrando l’uno all’altro l’amore che provano, consapevoli che quelli saranno gli ultimi momenti insieme.
Dopo la morte di Daniela,
Francesco si trasferisce per lavoro a Mosca. Lì conosce Olga, un ingegnere che
ha mollato il suo lavoro per fare la prostituta, con l’obiettivo di conoscere
un uomo italiano che la sposi e la porti via. Nasce tra loro una profonda
amicizia, forse qualcosa di più che però non riesce a trasformarsi nè in sesso
nè in amore.
Tornato a Roma, per caso
Francesco incontra Giulia, separata ed in attesa di divorzio. Tra di loro nasce
un rapporto profondo, che stenta a decollare per la paura che entrambi hanno di
fare un passo un più verso l’amore. Fino al giorno in cui, entrambi a Mosca per
lavoro, Francesco si scioglie completamente e le dichiara il suo amore.
Il racconto si muove all’inizio
mediante sapienti flashback che alternano la vita di Francesco a Mosca e la
storia di Francesco e Daniela, fino al terribile racconto della sua morte. Poi
il racconto si stacca dalla storia dolorosa della malattia per consentire a
Francesco di riemergere alla vita, prima delicatamente nella storia con Olga,
poi in modo deciso nella storia con Giulia.
Cenni storici e sociali sulla
vita in Russia occupano bellissime pagine, descrivendo la disillusione della
Perestroika di Gorbaciov. Tuttavia il romanzo si muove intorno alla bellissima
storia di Francesco e Daniela, piena di mille particolari che caratterizzano il
loro rapporto di coppia, che trova il suo puro lirismo nel viaggio in
Africa, negli ultimi momenti della
malattia, nel tema dell’eutanasia, fino alla morte. Smuove l’anima, talvolta
fino alle lacrime, nella descrizione di un amore che si arriva ad invidiare, sperando
di incontrarlo almeno una volta nella vita. Olga è solo un momento di passaggio
e di riflessione e finalmente la storia con Giulia porta il lettore fuori dal
dolore, lentamente e con rispetto, lasciando in lui la speranza che possa
esserci ancora l’amore dopo l’amore.
Le storie
Francesco e Daniela
[nel matrimonio] L’importante è
riuscire a salvare qualcosa di profondo, il sesso piuttosto che la complicità
di coppia. Deve restare qualche connotazione speciale, che hai la certezza non
possa esistere nel rapporto con altre persone.
Si erano conosciuti qualche
giorno prima da comuni amici, quella sera erano andati a mangiare una pizza
insieme. Interminabili silenzi erano interrotti da un dolce scambio di
informazioni personali e da qualche accenno ad amici comuni. Se ne stavano
occhi negli occhi, ogni volta che si sfioravano facevano a gara a ritrarsi;
ciascuno provava un imbarazzato piacere, ma non voleva che l’altro se ne accorgesse.
Non così presto. Non in modo così piacevole. [...] Al tavolino del bar si
sentirono molto più a loro agio: se le
loro gambe si sfioravano, l’altro non si ritraeva, la loro conversazione si
fece animata e divertita. Lei sorrideva, scoprendo i suoi piccoli denti da
bambina. Francesco sentiva il bisogno di accarezzarla dolcemente, piano piano.
Le prese la mano, iniziò a tracciarvi con le dita piccoli cerchi. Lei si
avvicinò e gli diede con le labbra un lieve bacio. [...] Scesero dalla macchina
e si baciarono, a lungo, in piedi, con la golosità, perchè a ciascuno piaceva
il sapore dell’altro. [...] Fecero l’amore in piedi, con foga e urgenza,
appoggiati a quel muro che non avrebbero
mai più rivisto insieme.
Io odio questa malattia e
all’inizio proprio non volevo che tu in qualche modo ne fossi parte. Tu eri quello dei giorni
felici. Non un compagno di sofferenze. Temevo che affrontare insieme questo
periodo avrebbe consumato il nostro amore, Questo pensavo, ma ora che ti vedo
so che pensavo male.
Nessuno dei due aveva mai provato
prima un piacere così intenso, fatto di onde che li attraversavano molecola per
molecola, in un bisogno estremo di integrale fusione dei loro corpi e delle
loro emozioni. Non erano due forze che si scontravano, ma energie fisiche e
mentali che si fondevano, come palline di mercurio.
Non voglio che ci siano immagini
di questo ultimo viaggio. Dev’essere felicità allo stato puro, senza un prima,
senza un dopo, senza un contesto. Non dev’esserci nessun alone negativo sulla
purezza del mio bisogno di luce, assoluta e purificatrice. Quando tra qualche
mese tu guardassi le foto, i tuoi occhi si riempirebbero di lacrime pensando
che quello era stato l’ultimo viaggio con me. E sia pure a posteriori, una
patina di dolore e di tristezza si poserebbe anche sui giorni passati insieme,
che non sarebbero più gli stessi. Invece voglio che sia una parentesi
meravigliosa, estrapolata da tutto, soprattutto da questa brutta realtà. Voglio
che sia un atomo di felicità vagante nell’universo, isolato e solitario, senza
aggregazione alcuna con gli atomi della paura, del dolore e del rimpianto.
Ho semplicemente un particolare
rapporto con la vita in questo periodo, una sorta di convinzione interiore che
posso volare, attraversare l’oceano in tempesta, salire su una montagna e nulla
mi può succedere. Il mio destino è già scritto, ma è diverso.
Passarono i due giorni a
Marrakech quasi sempre in camera. Fecero l’amore di continuo [...]. Avevano un
desiderio profondo di sentire il calore dei loro corpi. Daniela voleva che lui
restasse dentro di lei, perchè le dava la sensazione di un saldo ancoraggio con
le emozioni più vitali. [...] “Mi piace
invece fare l’amore con lentezza, assaporando ogni gesto, rallentando le onde
del piacere perchè poi esplodano senza freni quando finisce ogni possibilità di
autocontrollo. Come con te, che conosci i ritmi segreti del mio corpo e ci
giochi, esasperando semmai l’impazienza.” [...] “L’amore è lo scenario
fondamentale che rende il nostro rapporto fisico non effimero, non
meccanicistico, per usare un tuo aggettivo. L’amore è un diapason che amplifica
le nostre sensazioni fisiche, gli dà profondità e spessore. “
“Mi prometti che continuerai a essere carino e affettuoso con me in
questi giorni?” “Sì” “Sino al punto che se soffrirò e mi sentirò troppo male,
tu mi aiuterai a morire dolcemente senza dover affrontare tutta intera la
sofferenza che mi è stata riservata?” gli chiese Daniela con un intenso e
spaurito sguardo interrogativo. Francesco restò qualche secondo in silenzio,
annichilito dalla richiesta. Cercava di riflettere, ma sentiva un totale blocco
interiore, anche solo a figurarsi quella situazione. “Francamente non lo so,
scusami” “Ho bisogno di saperlo. L’idea che tu possa aiutarmi in questo
passaggio mi darebbe più forze nell’affrontare le cose. Io ho una voglia
disperata di vivere, non credere mi sia rassegnata all’idea di morire. Ma
voglio avere la certezza di poter dominare la sofferenza fisica, di poter
decidere qual è il mio livello di sopportazione” [...] “Accetto l’idea che
possa esserci nella vita vera una scelta clandestina di questo tipo, un grande
segreto d’amore da custodire per sempre. Non mi fanno nemmeno paura i rimorsi
del dop. La verità è che non riesco neanche a immaginare di essere io a
spegnere la tua luce e il tuo calore, che sono la parte più vitale della mia
esistenza.”
Il nuovo corso, quella che
sarebbe stata l’incompiuta perestroika di Gorbaciov avanzava a grandi passi.
[...] da quella stessa porta non era entrato nemmeno un soffio di speranza nel
futuro. [...] lucida percezione della sostanziale impotenza del progetto
gorbacioviano, autoreferente e incapace di risolvere i problemi concreti della
gente. D’altra parte il pessimismo, per chi è abituato a soffrire, garantisce
almeno un minimo di autodifesa.
La sua condizione di occidentale
rendeva non facile sottrarsi alle lusinghe delle tante ragazze che gli facevano
capire, come a qualunque altro turista o uomo d’affari, che erano interessate
ad avere rapporti con lui. [...] Era un radicale rovesciamento dei ruoli che lo
sconcertava non poco; non era comunque nella situazione psicologica di
apprezzare quelle opportunità, che magari in altri tempi lo avrebbero esaltato.
“Io ho fatto l’ingegnere, in una
fabbrica dentro Mosca. La mia prima reazione è stata il disagio di lavorare in
un posto dove le ciminiere eruttavano in continuazione pesanti fumi neri quasi
nel centro della città. La seconda reazione, man mano che il nostro sistema
politico ed economico andava allo sfascio, è stata il rigetto totale nei
confronti di uno stipendio ogni giorno più ridicolo. [...] Sai, fino ad un
certo momento c’era un sistema collettivistico che, all’interno delle sue
proprie regole, era in qualche modo efficiente. E’ vero, si guadagnava molto
poco rispetto ai parametri dell’occidente, ma tutto costava in proporzione.
[...][Quando è iniziata la perestroika] le merci hanno cominciato a sparire dai
magazzini, lo stesso cibo divenuto introvabile nei mercati ufficiali, dove i
prezzi sarebbero stati accessibili con i nostri stipendi. Da quel momento in
poi, per poter mangiare devi rivolgere al mercato nero.[...] Per di più
l’apertura nei confronti del vostro mondo ha finito per creare nuovi bisogni.
[...] Maggiori costi, nuovi bisogni, crollo del potere d’acquisto dei salari.
[...] Che senso aveva lavorare tutto il giorno per 200 rubli al mese, che ormai
al mercato nero valgono 10 dollari? [...] Ho tanti amici italiani, sono gli
stranieri che preferisco, sono i più gentili. [...] Se mi chiedi quindi, come
campi? Ti rispondo che ho tanti amici italiani. [...] Non sappiamo che farcene
della libertà di movimento, se non abbiamo i soldi per viaggiare, anzi nemmeno
quelli per mangiare. Non sappiamo che farcene della libertà di parola, comunque
più apparente che reale, quando l’unica cosa di cui ha senso parlare è chiedere
dove si può trovare una salsiccia. [...] Indietro non si può tornare... c’è
l’ombra terribile di Stalin [...] Davanti non si riesce a vedere ancora nulla.
Le uniche possibilità sono offerte da soluzioni personali, egoistiche e spesso
antisociali. [...] Sono ancora nella fase in cui devo mettere da parte i soldi
per il biglietto. [...] Ci tengo ti sia chiara una cosa. Che sono una
puttana... anche se con te faccio la sociologa. Ma ti prego, non trattarmi come
una puttana”
“A Mosca tutte le ragazze sono
uguali, non ce n’è una che non sia disponibile. Ma io non ho nessuna voglia di
trasformarmi in un Casanova. Non sono proprio nello spirito. Comunque mi
sembrerebbero rapporti troppo squilibrati, un abuso dello stato di bisogno
altrui. [...] La verità è che sono convinto di una cosa: non è giusto venire in
un paese straniero e approfittare di una circostanza casuale, la forza della
moneta che mi trovo in tasca, per comportarmi come un signorotto medievale.
[...]
Tu sei diversa. Sarai pure una puttana, come ci tieni tanto a dire, ma
ai comunque una tua dimensione che prescinde completamente dal tuo lavoro. Fai
la puttana come prima potevi fare l’ingegnere, con lo stesso spirito. E’
lavoro, ma prima e dopo, ci sei tu con le tue tensioni morali e con la tua
capacità di provare emozioni. [...] Anche dentro di te, sotto lo strato
corazzato delle tue difese, indispensabili per farcela in questa situazione, ci
sono frammenti di tenerezza e di sensibilità che vengono dalla profondità della
tua anima. Sono in realtà molto più solidi della corazza esterna, che è sì
dura, ma anche superficiale. Sono i riflessi della tua anima bella... senza
nulla voler togliere all’altra bellezza, quella del viso e del corpo, che sfavilla sino in
superficie”.
Si piacevano, avevano molta stima
uno dell’altro, ma c’era da parte di entrambi una resistenza forte ad accettare
l’idea stessa del rapporto amoroso. Olga non voleva proiettarsi in una dimensione sentimentale
che avrebbe rischiato di toglierle la forza di continuare il tipo di esistenza
che il bisogno l’aveva costretta a condurre. [...] Rischiava realmente di
innamorarsi e proprio non lo voleva, non poteva permettersi di rinunciare a
durezza e cinismo. [...] Francesco non era pronto ad affrontare una nuova
storia d’amore. [...] Francesco era in ogni caso troppo perbenista per
accettare con se stesso l’idea di una storia d’amore con una puttana. [...] Lei
meritava invece grande rispetto, perchè aveva molta più dignità e coraggio
della maggior parte delle donne che conosceva. [...] Si rese comunque conto che
gli mancava molto di più di quanto avrebbe mai pensato.
Gli disse che l’amava, con tutto
il cuore, ma il suo destino era un altro.
Francesco e Giulia
Nulla avviene mai totalmente per
caso. Può essere che in realtà siamo noi stessi a dare, a cose fatte, un
significato non casuale degli avvenimenti che ci riguardano.
Serve molta energia per
affrontare una storia d’amore. Insieme alla disponibilità mentale di accettare
le montagne russe delle inevitabili emozioni.
“So soltanto che c’era qualcosa,
profondamente conficcato nella mia anima e nella mia coscienza, che non mi
voleva perdonare il fatto che, da quando ti avevo conosciuta, la corrente calda
delle emozioni aveva ripreso a scorrere velocemente dentro di me. Giorno dopo
giorno, mi sono accorto di amarti, di amarti tanto, non come consolazione
compensativa dopo un profondo dolore, ma come nuovo, determinante punto di
partenza. [...] Ho dovuto combattere una battaglia furibonda contro il senso di
colpa per essermi nuovamente innamorato, ma ora sono pronto. Oggi posso
raccontarti finalmente la mia storia perchè ho la certezza che tu non mi dovrai
consolare, non sarebbe giusto. E’ ovvio che porterò sempre con me i miei
ricordi, quelli felici e quelli strazianti, come tutti sono obbligati a fare in
questo mondo. Ma sono pronto a guardare avanti, a lasciarmi andare senza remore
all’amore che provo per te.
Francesco la condusse abbracciata
sul letto, l’aiutò a togliersi il pesante maglione, le sbottonò la camicia, le
sfilò tutto il resto, mentre con pari foga liberava anche se stesso dai
vestiti. Erano finalmente nudi, pelle contro pelle, le loro mani si scambiavano
carezze, esplorandosi ogni fibra. Il piacere esplose con la furia delle
emozioni tanto a lungo represse [...] Francesco la guardò addormentata, con
un’espressione fragile e insieme forte. Amava ancora il ricordo di Daniela, ma
per la prima volta da quando non c’era più, risentiva dentro di sé la pienezza
della vita.
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