Ero seduta sulle sponde di un fiume, ed il vento mi sussurrò questa storia...
Strega Nera era già da parecchie ore davanti allo specchio, che cercava di nascondere la cattiveria dei suoi occhi, quando il corvo dalla sua camera da letto cominciò a gracchiare: «Sei in ritardo, sei in
ritardo». Si guardò nello specchio e si fece una
smorfia: quella sera era talmente stanca che qualche ricciolo le cadeva fuori
posto. Sua mamma glielo diceva sempre che ogni ricciolo era una piccola
cattiveria e lei proprio quella sera non voleva che neanche un briciolo ne
trapelasse per sbaglio: ci teneva a quel colloquio di lavoro! Era stufa di
passare il suo tempo a preparare pozioni velenose per tutto il paese, dal
Sindaco all’ultimo cittadino. Chi ne cercava per motivi di lavoro, chi per
motivi di gelosia: insomma, tutto il santo giorno a girare il cucchiaio tra
code di rospo, pelli di serpente, pelliccia di ratto appena sgusciato dal
bosco, erbe malefiche ed il suo tocco personale: una goccia del suo sangue
spillata a mezzanotte in punto in una notte di luna piena mentre tre lupi
ululano.
Eppure era stufa, voleva provare
almeno una volta a fare qualcosa di buono: non foss’altro per convicersi che la
strada di Strega Nera del Naviglio fosse davvero l’unica lungo la quale avrebbe
potuto distinguersi. E chissà, magari un giorno sarebbe arrivata anche al Gran
Sinodo delle Streghe del Nord, visto che la sua fama si era diffusa ben oltre
le sponde del melmoso fiume.
Si guardò un’ultima volta allo
specchio, si spostò le lumache a contatto perchè apparisse un bel bianco
innocente invece del viola dei suoi occhi, si aggiustò l’ultimo ricciolo
ribelle e si passò velocemente un lucido sulle labbra, per farle sembrare meno
rosse. Era a posto. Infilò il mantello e uscì. Prese la sua scopa e si innalzò
nel cielo stellato di quella fredda notte d’inverno, per ripiegare appena una
manciata di passi più in giù a ovest: non poteva arrivare al colloquio sulla
scopa, si sarebbe scoperta! Rimpicciolì la scopa, la infilò nella sua borsetta
falsa di Lupo Moutton e si incamminò a piedi verso la Confraternita del Mutuo
Soccorso: c’era un posto da Curatrice di Piccioni Viaggiatori pronto per lei,
se fosse stata brava e avesse superato, dopo il periodo di Prima Esperienza,
anche la Grande Prova Finale.
Il Gran Comandante Principe del
Mutuo Soccorso era in attesa appena sull’uscio. La guardò e le sorrise. Strega
Nera lo salutò, fingendo un po’ di reverenza e smorzando in sé il sorriso al
pensiero della pozione che lui le ispirava. Rientrò nell’immagine candida che
si era prefissata di rispettare con estrema cura per quella sera, gli porse la
mano e andarono nel Convitto degli Esaminandi.
Strega Nera non poté credere ai
suoi occhi, nè alle sue orecchie. Ma quante domande! Ma quante prove! Il lavoro
non sembrava così difficile come l’esame voleva far credere: riusciva a
riconoscere un Piccione-A-Comando dal Piccione-Aggiuntivo, e il
Piccione-Aggiuntivo dal Piccione-Sempre-Volante, ma non era pronta a descrivere
tutte le diversità, una per una, che tra essi c’erano indubbiamente. Quando era
piccola odiava il gioco dell’Annuario dell’Enigmistica, nel quale bisognava
cogliere le differenze: era ovvio che i disegni fossero diversi, ma quante
storie! Proprio tutti i particolari bisognava azzeccare per vincere? Così erano
quei test...
Alla fine consegnò al Gran
Comandante Principe del Mutuo Soccorso il suo test e rimane in attesa. Sfortunatamente
aveva usato le sue unghie per preparare una pozione per tutti i cittadini del
Paese di ChiBussò e non aveva più nulla da mordicchiare, mentre studiava le
mani del Gran Comandante che sfogliavano le pagine e mentre provava a cogliere nei
suoi occhi una qualche espressione di approvazione o sconforto: impossibile,
sembravano di ghiaccio!
Alla fine l’uomo alzò la testa e
la guardò: «Mi spiace, ma manca forse ancora qualche giornata di Prima
Esperienza prima che tu possa superare la Grande Prova Finale ed aggirarti qui
dentro con sicurezza. Non possiamo permetterci sbagli. Le Carrozze del Mutuo
Soccorso devono essere tempestive nel ricevere le informazioni quando sono in
giro e non posso farti superare l’esame adesso. Mi spiace, davvero...»
«Cosa?» pensò Strega Nera furibonda
«Ma come ti permetti misero scricciolo di uomo di dire questo a me? Lo so, tu
non sai chi hai di fronte! Ma adesso ti faccio vedere io» e d’improvviso si
alzò un vento impetuoso che fece volare in alto tutti i piccioni, magicamente
sciolti dalle loro piccole catenelle. Un freddo improvviso scese nella sala, chicchi
di grandine sfuriarono nell’aria e una tromba d’aria investì Strega Nera ed il
Gran Comandante Principe del Mutuo Soccorso. Il Gran Comandante riuscì ad
afferrare lo zaino e ad infilarselo sulle spalle e con prodezza riuscì ad
afferrare anche le piastre e l’ossigeno di Estremo Salvataggio, mentre la
Strega Nera gli urlava di correre, di correre, perchè c’era qualcuno da salvare
in quella tempesta. Gli mostrò la visione di un castello e gli disse che una
piccola chiocciola si trovava lì da sola e rischiava di morire. Il gran cuore
del Principe non resistette al richiamo della bontà e chiese ingenuamente a
Strega Nera di portarlo lì con la Carrozza, subito, perchè non c’era nessuno
più nella Confraternita e lui non poteva guidare, dovendosi preparare al
salvataggio.
Strega Nera non se lo fece dire
due volte. Lo portò al Castello e lo trascinò su per la torre di corsa. Il Gran
Comandante arrancava, perchè a quei tempi non c’era l’ascensore e lui era già
stanco per tutti gli ottocento scalini che aveva dovuto salire di corsa. Appena
su, si trovò in una stanza fredda, buia e umida, che aveva solo una piccola
finestrella in alto. Non riusciva a parlare, perchè aveva perso anche il fiato subito dopo la prima rampa. Fu proprio in quel
momento di estrema debolezza che Strega Nera lo colse, incatenandolo e
spingendolo a terra su un pagliericcio bagnato di neve. La Strega scomparve di
lì a poco, mentre una voce diabolica iniziò a fluttuare nell’aria, spiegando al
Comandante incredulo che era imprigionato nel Castello di Strega Nera e lì
sarebbe rimasto finchè un lontano giorno un’anima estremamente pura e buona non
fosse sopraggiunta a salvarlo.
Il caso volle che nel bosco
antistante il castello arrancasse strisciando una piccola chiocchiola, triste e
solitaria, perchè il Re del Bosco dello Stivale aveva aumentato le tasse sulle
case e lei si trascinava purtroppo sotto una conchiglia molto più grande
rispetto a quelle delle altre chiocciole della zona. Così stava cercando di
emigrare nella Terra del Cioccolato, dove un suo parente le aveva confessato
che non c’erano tasse così alte come nel Bosco dello Stivale. Il frastuono che
aveva sentito l’aveva scossa e si era fermata un po’ a riposare, cercando di
capire se le convenisse andare ancora un po’ avanti o trovare un piccolo
rifugio per la notte. Stava guardando in alto verso la luna, quando scorse l’ultima
finestra della Torre Alta del Castello di Strega Nera e vide dietro di essa un
uomo. Percepì nello stesso istante un disturbo alle sue piccole antenne. Così
si avvicinò di qualche passo alla torre e attaccò meglio le sue antenne per
ascoltare il messaggio di quell’uomo.
Aveva appena mosso le antenne
verso Nord, dove il segnale prendeva meglio, quando finalmente captò chiara la
voce che giungeva dall’alto: «Ma com’è possibile che tutte le linee fossero
occupate e come ti sei permessa di mettermi in attesa e obbligarmi ad aspettare
per non perdere la priorità acquisita? Cosa facevi con le tue antenne, Chiocciolina
la Postina? Io sono il Gran Comandante Principe del Mutuo Soccorso, non mi
riconosci? Sono imprigionato dalla Strega Nera! Vieni subito a salvarmi!». La
chiocciola ebbe un attimo di paura, perchè Strega Nera non era una con la quale
si poteva scherzare: era estremamente vendicativa ed era pronta a fare di te
una pozione malefica, se solo osavi sfidare la sua ira tremenda. Lo sapeva
bene: sua sorella era diventata pozione velenosa di chiocchiola e scorpione, preparata
appositamente per fare impazzire la Principessa del Fatebenefratelli nel paese
affianco! E’ vero che quel Comandante sembrava un po’ burbero, ma forse era
solo perchè non lo conosceva bene. Così gli rispose sottovoce: «Obbedisco, Comandante,
arrivo subito!».
“Eh sì subito!” Il Gran
Comandante Principe del Mutuo Soccorso si sedette a terra sconsolato: per
quanto le chioccioline fossero diventate più veloci dopo che una crema speciale
rendeva la loro bava più scivolosa, non era certo come se fosse venuto a
salvarlo qualcuno dei suoi baldi soldati. “Povero me! Resterò qui ancora a
lungo...”.
Il Principe aveva ragione: ci
vollero mesi perchè la piccola Chiocciola percorresse tutto il tratto del Bosco
tornando indietro verso il Castello e iniziasse a salire lungo il muro della Torre
Alta. Nel frattempo il Gran Comandante Principe del Mutuo Soccorso era
torturato con ferocia inaudita da Strega Nera, che gli presentava ogni sera una
visione di ciò che succedeva alla Confraternita: un disastro senza di lui! I
soldati che litigavano per i turni di guardia, soprattutto quelli di notte, che
erano quelli più temuti perchè viaggiare con le Carrozze in quelle ore era
pericoloso a causa degli agguati degli Gnomi Succhiasangue, piccoli esseri che
con una croce rossa dipinta sul loro scudo colpivano l’asse principale delle
Carrozze, facendo sì che si distruggessero in un baleno; nessuno compilava più
i breviari del Mutuo Soccorso con l’elenco di tutti gli interventi che poi
venivano archiviati nei forzieri della Confraternita, da spedire al Gran
Priorato del Mutuo Soccorso nella Capitale del Regno. E il povero Comandante
dimagriva, dimagriva, un po’ perchè si preoccupava per i suoi soldati ed un po’
perchè la Strega lo riforniva solo di piccole ossa di topo, che lui non
gradiva.
Un giorno, dopo mesi, il Gran
Comandante si affacciò e vide la piccola Chiocciolina la Postina che era quasi
arrivata al bordo della finestra. Le porse il tubo dell’ossigeno perchè non ce
la faceva più dalla fatica ed aveva la bava alla bocca. Quando riuscì ad
afferrarla con la mano, la portò sul pagliericcio e le diede un po’ di acqua
piovana che aveva raccolto in una scarpa, per dissetarsi quando aveva sete.
Fu in quel momento che il Gran
Comandante ebbe la visione del Gran Priore, che gli apparve entrando dalla
finestra, con indosso una tunica arancione con le strisce bianche e gli annunciò
che sarebbe stato libero di lì a poco. Non appena la visione mistica svanì, il
Gran Comandante si accorse che Chiocciolina la Postina aveva imbevuto di bava
le sue mani, che così, smagrite dal tempo, poterono scivolare via dalle catene.
Il Gran Comandante sfondò la
porta e affrontò la Strega Nera colpendola in pieno cuore con le piastre,
quelle stesse piastre che aveva sempre usato per salvare tante vite. Ma ahimé!
Quella fu la sorte della Strega Nera, che il vento soffiò via lontano, si dice
nella terra degli Gnomi Succhiasangue.
Il Gran Comandante si voltò verso
Chiocciolina la Postina e la ringraziò di cuore.
La Chiocciolina prese coraggio e
gli chiese se c’era un posto per lei, lontano da quel triste posto che era
diventato il Bosco degli Stivali. Il Gran Comandante le chiese se sapesse
riconoscere i Piccioni Viaggiatori. Lei disse che sì, aveva vissuto in una
comunità di piccioni quando era giovane e avrebbe volentieri lavorato per lui.
Adesso la Confraternita è felice
ed organizzata. Chiocciolina la Postina è una chiocciolina nuova, sempre con il
sorriso sulle labbra e il Gran Comandante è fiero di lei e del suo lavoro.
Tuttavia nelle notti di luna,
quando si trova fuori dalla Confraternita, si chiede ancora se ci sarà mai una
pozione che possa trasformare la sua piccola Chiocciolina in una bellissima
Sacerdotessa della Confraternita, per poter vivere con lei una vita entrambi felici
e contenti.
Secondo voi, bambini e non più
bambini, ci sarà da qualche parte quella pozione?
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