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23 mar 2015

Shared, di Carla Pavone

Shadows_by_Halohid.jpg
deviantart.com
Mi rigiravo in quella stanza avendo nella testa fotografie del passato. Avevo delle strane sensazioni, mi vedevo nei luoghi in cui ero stata , e rivedevo com'ero vestita, cosa facevo, ricordavo perfino se c’erano le nuvole, il sole o la pioggia. Era come vedere una lieve ombra che si dissociava da me, per qualche secondo, il tempo sufficiente per disorientarmi nel tempo e nello spazio e farmi sperare che sarebbe stato sufficiente riassumere quella posa, vestire quegli abiti, pronunciare le stesse parole come fossero un sortilegio. E allora, in quel preciso momento, si sarebbe compiuta una magia e sarei tornata a essere io quello che ero.
 
Poi mi accorgevo che nemmeno mille ombre di me sarebbero state sufficienti a riportare il tempo indietro, così mi sedevo, rannicchiandomi contro il muro, la testa ripiegata sulle gambe, in un abbraccio solitario. Lì la magia cessava, ero di nuovo nel presente, e bastava un gesto, uno qualunque, per intuire che di fronte a me c’era il futuro. Solo che non m'importava più quale sarebbe stato, perché ero certa che quelle ombre me le sarei portate dietro per sempre.

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