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Il romanzo “Per questo mi chiamo Giovanni” è stato scritto nel 2004 da Luigi Garlando e pubblicato dall’editrice Rizzoli nello stesso anno. Ha vinto numerosi premi: il Premio Ostia-Mare di Roma nel 2004, il Premio piccoli lettori 2004 e il Premio Città di Penne se...mpre nel 2004.
La vicenda è ambientata a Palermo, nel 2002. Giovanni, il protagonista e narratore, sta per compiere dieci anni e il papà Luigi gli regala una giornata speciale attraverso Palermo per raccontargli la storia di Giovanni Falcone e della Mafia. La prima tappa è il n° 1 di via Castrofilippo, dove c’è una lapide dedicata a Giovanni Falcone. Da lì il padre avvia la sua storia. Giovanni studiò legge all'università di Palermo. Dopo essersi laureato divenne pretore a Trapani, dove incontrò per la prima volta la mafia. Un mafioso era sotto processo, accusato di molti omicidi, e ad incolparlo c’erano due donne e un quaderno di una vittima, ma secondo i giudici le prove non bastavano e il mafioso venne assolto. Così Giovanni capì che per combattere la mafia avrebbe dovuto usare ben altre armi.
Luigi prosegue il suo racconto, parla al figlio di ogni dettaglio, dal maxi-processo dell’86 all’attentato di giugno dell’89, di come Giovanni fosse costretto a vivere rintanato come un topo, e di come la gente sparlava di lui dicendo che gli interessava solo la carriera. Non poteva più lavorare a Palermo in mezzo a tutti quegli ostacoli, così si trasferisce a Roma. Da lì cerca di costruire una nuova “macchina da guerra” contro la mafia, la battezza Superprocura. La mafia se ne accorge e capisce che Giovanni sta diventando troppo pericoloso, così decide di eliminarlo definitivamente. Prepara “l’attentatuni” l’attentatone. Cinque quintali di tritolo vengono nascosti in un tunnel sotterraneo a Palermo, vicino all’uscita per Capaci, un paesino a una decina di chilometri dalla città. Un mafioso su una collina lì vicino è pronto con un radio-comando. Quando Giovanni tornerà a Palermo per lavoro dovrà per forza passare da quella strada. Era il 23 maggio 1992. L’auto con a bordo Giovanni e la sua scorta passò in quel punto. Il mafioso sulla collina fece scattare il radio-comando. Fu un’esplosione enorme. Morirono Giovanni e molti membri della sua scorta.
In quel giorno era nato anche il figlio di Luigi. Egli racconta a suo figlio che fino ad allora aveva pagato il pizzo alla mafia, ma da quel giorno ha smesso. Così i mafiosi fecero esplodere il suo negozio di giocattoli, che fortunatamente era vuoto, ma i responsabili furono arrestati. Con questa storia Luigi vuole far capire a suo figlio e a tutti coloro che leggeranno il libro come sia importante combattere la mafia sin da bambini nel proprio piccolo. Il protagonista Giovanni, figlio di Luigi, durante la storia subisce una radicale trasformazione. Ora conosce la mafia e crede negli ideali del suo omonimo Giovanni Falcone, e nel suo piccolo a scuola prova a difendere i suoi compagni.
(Scheda del libro da Wikipedia)
Tratto dal libro:
La pace non arriva mai in volo per conto suo, bisogna sempre conquistarla e difenderla, a volte anche con la forza.
Avrai già sentito la parola "mafia". E' apparsa per la prima volta in un vocabolario nel 1868, con due significati: "miseria" e "prepotente". E aggiunge: quell'uomo si crede tanto importante grazie alla sua forza, e invece è una bestia, perché solo tra le bestie la ragione sta dalla parte del più forte. Si sente un uomo rispettato, un "uomo d'onore" e invece è come un animale. 1868: più di un secolo fa.
Le parole possono ferire più dei proiettili, e se ne possono sparare anche più di seicento al minuto. La lingua non va ricaricata, è anche meglio di un Kalashnikov.
- Quell'uomo era morto anche per me, per difendere i miei negozi, la mia casa, la mia città. Per lottare contro il mostro al posto mio aveva rinunciato ad avere un figlio, cioè alla gioia più grande che si possa provare sulla terra. Nessuno meglio di me quel sabato di maggio poteva capire i suoi sacrifici.
- Per questo, papà, io mi chiamo Giovanni?
- Sì, per questo ti chiami Giovanni.
- Per questo, papà, io mi chiamo Giovanni?
- Sì, per questo ti chiami Giovanni.
Gli uomini passano. Le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini.
G.Falcone
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