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18 gen 2016

Buon 50° compleanno, Pavone Bianco


Vorrei poter tagliare una fetta di ricordi da tutti quanti per tracciare la scala a chiocciola della mia ascesa verso la maturità – o è una discesa? Penso di aver vissuto abbastanza da conservare la mia vita tra riflessioni, tracciati di incontri e nuovi incontri con persone, sane e squilibrate, stupide e intelligenti, belle e grottesche, neonate e anziane, fredde e calme, pragmatiche e idealiste, vive e morte. Ho talmente riempito la mia riserva di giorni e maschere che adesso posso e devo passare gli anni a pescare, a tirar su mostri dagli occhi di perla, coriacei, squamosi e con barbe marine, sommersi da lungo tempo nel mar dei Sargassi della mia immaginazione. Mi sento presa dal mio passato come se fosse la mia stessa vita. Sciogli l’enigma: perché ogni laccio di scarpa di bambola è una scoperta? Ogni sogno di scatola magica una rivelazione? Perché queste sono le reliquie affondate dei miei io perduti che devo imbastire, con le parole, in tessuti futuri.

È già domani e io cancello i giorni con una gioia maligna – proprio come, con zelo prematuro, butto nel secchio le bottiglie vuote di vino e i vasetti del miele, per essere pulita e libera dall’ingombro di recipienti pieni a metà: quelli della mia giovinezza e delle mie aspettative.

Sylvia Plath, Diari


 

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