Chi arriva a Tecla, poco vede della città, dietro gli steccati di tavole, i ripari di tela di sacca, le impalcature, le armature metalliche, i ponti di legno sospesi a funi o sostenuti da cavalletti, le scale a pioli, i tralicci. Alla domanda: - Perchè la costruzione di Tecla continua così a lungo? - gli abitanti senza smettere d'issar secchi, di calare fili a piombo, di muovere in su e in giù lunghi pennelli, - Perchè non cominci la distruzione, - rispondono. E richiesti se temono che appena tolte le impalcature la città cominci a sgretolarsi e a andare in pezzi, soggiungono in fretta, sottovoce: - Non soltanto la città.
Se insoddisfatto delle risposte, qualcuno applica l'occhio alla fessura d'una staccionata vede gru che tirano altre gru, incastellature che rivestono altre incastellature, travi che puntellano altre travi.
- Che senso ha il loro costruire? - domanda - Qual è il fine d'una cittò in costruzione se non una città? Dov'è il piano che seguite, il progetto?
- Te lo mostreremo appena termina la giornata; ora non possiamo interrompere, - rispondono.
Il lavoro cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere. E' una notte stellata. - Ecco il progetto, - dicono.
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