Quando sono corsa a te, mi hai sorriso.
Io, la figlia lontana, ero tornata a te.
Ti ho pulita, lavandoti il sudore del dolore.
Ti ho lavata, asciugata e ti ho raccontato dell’Oro di Napoli.
Tu sorridevi e mi raccontavi a tua volta dei tuoi ricordi.
Tu sorridevi e mi ricordavi che un tempo eri tu che mi curavi, mi pulivi, mi lavavi, mi asciugavi e mi davi da mangiare.
Ti ho tenuto la mano, me l’hai stretta nel dolore, facendomi provare ogni fitta che provavi tu, amplificata dall’impotenza che sentivo in me.
Ci hai detto “Vi voglio bene” e spero tu abbia ascoltato noi che lo dicevamo a te.
Sono tornata ed ho visto il tuo vestito di ciliegio, elegante con le sue venature ed i suoi ventiquattro bottoni. Le rose all’occhiello, da chi ti amava.
Ora c’è un vestito di cemento che divide i nostri corpi.
Eppure le nostre anime, ora, saranno insieme per sempre.
Per aspera sic itur ad astra
E' semplicemente bellissima.
RispondiEliminaE commuovente.
Hai racchiuso in queste parole tutta la tenerezza e il dolore di un figlio che capisce cosa e' la sofferenza... Mi hai fatto venire i brividi.
RispondiElimina...il vestito di cemento.... freddo... ma la certezza delle anime insieme riscalda.....
RispondiEliminaun abbraccio Laura Soldati