Adagio in G minore di Albinoni (Von Karajan)
Adagio in G minore di Albinoni (Dominique Miller)
«L’Adagio credo sia una delle musiche
più belle. Io lo preferisco nella versione orchestra e archi, anche se quella
solo con archi fa vibrare di più le corde del cuore. Inizia così dolcemente, ti
trasporta altrove senza nemmeno che tu te ne accorga. I violini ti cullano l’anima,
te l’accarezzano, puoi sentirli fremere, corda dopo corda e tu con loro.»
«Hai mai sentito la versione di
Dominique Miller? Mi ricorda la musica latina, e il ritmo spagnoleggiante che
io adoro, ti fa sentire il sangue scorrere nelle vene.»
«Sì, Miller credo fosse argentino. La
versione che conosco è chitarra e violini, bella... ma continuo a preferire
quella orchestra e archi. La musica ti piace per come ti fa sentire dentro, per
quello che ti evoca, quello che ti fa sognare ad occhi chiusi, le immagini che
riporta in te dal profondo del tuo essere. Per ognuno è diverso.»
«Sto parlando di Giovanni Bellini, non
di Vincenzo, il pittore rinascimentale detto il Giambellino... »
«Touché!» le sorrise Edoardo.
«Sai che era nato fuori dal
matrimonio ufficiale di suo padre? Suo padre ed una donna che potrebbe essere
stata la sua prima moglie... Forse anche per questo mi sono subito sentita
attratta da lui, prima ancora che dalle sue opere. Entrambi figli di un dio
diverso... E così ne ho studiati i ritratti e le Madonne.»
«Confesso, non li ho in mente...»
«Cercali, quando puoi. Sono molto
particolari. Quello che più mi ha affascinato è il suo autoritratto ne La presentazione al tempio. Lo hai
presente?»
«Te l’ho detto... non sono un cultore
del Giambellino, mi spiace... cos’ha di tanto particolare?» le chiese Edoardo,
solo per il piacere di vederla così infervorata.
«Come fai a non conoscerlo? Quello
che è famoso anche per essere uguale a un quadro di Mantegna... con qualche
differenza... Beh, insomma il suo sguardo, quello del Giambellino intendo, si
rivolge lontano dalla scena principale del quadro, cioè la presentazione di Gesù
al Tempio, e si spinge verso sinistra. Lui ti guarda, sì, guarda proprio te ed è
di un realismo pazzesco. Sembra rimproverarti perchè disturbi quella
rappresentazione e lui si distrae solo per lanciarti un’occhiataccia. Serio, come
il momento vuole che egli sia, con le labbra chiuse, senza sorriso. Parlano
solo gli occhi. E’ pazzesco. E’ bellissimo...»
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