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18 ott 2013

Confondimi i sogni - di Francesco De Masi

Le cose non vanno mai come dovrebbero o come vorresti,
semplicemente vanno, che si voglia o no.
 

Recensione di Maddalena Frangioni

Un romanzo molto particolare in cui protagonista assoluto è l'amore. Ciò che colpisce e lo rende originale è lo stile, poetico, ricco di immagini seduttive, di squarci di paesaggi naturali e di colori che esaltano i diversi stati d'animo, sentimenti allo stato puro. All'inizio del racconto non capisci bene che cosa stia accadendo, poi il dispiegarsi della storia, in cui i personaggi si muovono come sospesi, in uno spazio e tempo indefiniti ti avvolge.  Pian piano la storia coinvolge e apprezzi quell'atmosfera sfumata, sottile, intrigante, in cui prevale la ricerca quasi ossessiva dell'amore perfetto, corrisposto, libero da vincoli, capace di donare e ricevere. Ti sembra che il sogno non debba finire mai, che la  realtà non potrà mai incrinare quello stato di felicità raggiunta, ma la storia, anche questa, che sembrava destinata all'eternità, precipita, il linguaggio si fa più duro, i sentimenti si cristallizzano in rancori e bugie, l'amore sembra lontano, perduto. A consolarci rimane  il ricordo dell'uomo e del suo sentimento vero, "Nessun altro uomo", egli afferma potrà mai amare di più quella donna che lui  ha amato davvero con tutto se stesso. Sogno o realtà? E' indifferente. Ciò che conta è amare.

Citazioni


E alla tranquilla serenità con Stella si sovrappose quel turbine d’incanto che poteva portare solo danno, impossibile per Mathias da contenere nel suo involucro di umana mediocrità, era troppo grande, scuoteva le ore con un moto perpetuo, travolgeva il tempo, non era una retta, non era una curva, era un bellissimo, terribile zig-zag di gioia e tristezza, era il giorno e la notte, era sudore e quiete, era felicità, era dolore.
Quando si aspetta in silenzio, è perché si comincia ad amare, non si aspetta per spiegare cose o ricucire vite, si aspetta perché chi arriva, è l’altra parte di te, lo specchio dei tuoi pensieri; quello fu il tempo più bello di tutti gli anni passati con Coline, vedersi sempre e dovunque, occupare qualsiasi angolo d’orologio, inventarsi i natali, i carnevali, e le feste comandate diventavano feste solo per loro due e mentre Mathias raccontava i propri errori, lei scartava dolci, stappava lo spumante e buon compleanno amore, dimmi se sei felice, se ti diverti con me. Non si divertiva soltanto, cominciava ad amarla davvero, lo aveva capito perché non c’era più l’ansia che frugava i suoi seni, non c’era la fretta che faceva saltare i bottoni dei jeans troppo stretti, c’era una serenità dolce di un amore raggiunto e non c’erano dubbi su quell’amore, solo che non voleva farsi male, questo no, non era uno scherzo volare così in alto, gira la testa e il cuore batte impazzito, la fronte si imperla di sudore, ma non vuoi scendere, vuoi continuare è quello che desideri davvero, è quel cielo che hai aspettato e per cui hai pagato il biglietto per tutto il tempo che ti è scivolato addosso. In fondo al cuore lo sapeva Mathias che il cielo non ha un tetto dove approdare, prima o poi doveva cominciare la discesa e chissà come sarebbe stata, se immediata e violenta da spezzare le ali, oppure dolce, tranquilla, un planare senza scossoni e senza venti di scirocco ma intanto quello che desiderava era che quell’azzurro durasse, non importava sino a quando, e per farlo durare si raccontava, parlava senza sosta senza pensare ad altro, nemmeno alla cosa più normale, più ovvia e naturale come fare l’amore. Coline lo stuzzicava con i domani felici e lui viveva nell’eterno incanto di inventare giorno dopo giorno un gioco nuovo, esporre le foto, scrivere un libro e pubblicarlo, e poi un altro e un altro ancora e dovunque c’era lei, nelle immagini fotografiche, nei quadri ad olio, nei disegni a sanguigna e in ogni cosa c’era la sua mano che correggeva, cambiava, suggeriva e insieme con lui creava e progettava il nuovo quando ancora il vecchio doveva finire, senza tregua, senza un attimo di respiro, incessante e continua come le onde del mare.
Già, il mare.
Non l’avevano mai visto assieme.
A volte, per fortuna la misericordia di un intervallo tra le stagioni può servire a interrompere un volo avventuroso. A volte però, sfortunatamente, può solo prolungare un’agonia.
La mia lontananza non è una distanza
Quella volta fu così bello da rimanere unico. Mathias sentiva la pelle di Coline bruciare e il suo essere donna cantava in quella stanza una lunga incessante melodia. Ballava, Coline, muoveva quel suo corpo che da qualche tempo era diventato più esile e se possibile più bello, con movimenti che sapevano di peccato e d’infanzia, era un’onda marina, una piuma nel vento e non c’era nient’altro che lei e non c’era da desiderare altro dalla vita, non c’era da tormentarsi con niente, questa è la mia donna.
Non senti anche tu lo stesso bisogno che sento io, non hai lo stesso desiderio che ho io di stare assieme, non vedi com’è bello fare l’amore, pensa di poterlo fare tutti i giorni, di gustare assieme tutti gli attimi, gli istanti, avere il tempo di parlare, di scrivere, di creare assieme un futuro… no, ora non più, ma avrei voluto un figlio da te, un bambino che avesse il tuo sguardo curioso, il tuo sorriso di pace… ora non più, è passato il tempo, ma almeno una casa per noi, questo si, la cercherò da sola magari e sarà per me soltanto, ho bisogno di un posto dove andare, uno spazio per vivere e lo vorrei con te.
Era quella la Coline che gli aveva preso il cuore, fare sesso con lei doveva essere un qualcosa di naturale e tenero, non quella smania ansiosa e senza parole. Si viveva per quello, e questo per un uomo poteva andar più che bene, se non ci fosse quel qualcosa dentro l’anima che fa sognare ben altro, desiderare l’altra persona nella sua interezza e non perché può riuscire ad acquietare i desideri animali che da soli nulla hanno a che spartire con l’amore.
Mathias era felice, forse non sapeva dirlo, non era nei suoi registri il saper parlare come una donna si aspetta in certi momenti, ma i suoi occhi brillavano e di questo, almeno, Coline se ne accorgeva ed era viva e sincera quando gli diceva all’improvviso, come sono belli i tuoi occhi quando mi guardi, sono profondi e veri, perché non hai sempre questi occhi, così, almeno per capire il tuo cuore. Lui l’aveva abbracciata, come forse mai più avrebbe fatto e quella volta riuscì a fuggire dal mondo e dal tempo, la guardò commosso mentre facevano l’amore con così tanto amore che l’azzurro di Coline si tinse del colore di tutti i cieli possibili e di tutti i mari e mentre Mathias lentamente si muoveva dentro di lei con la stessa dolcezza di un’acqua di lago, Coline sussurrò la cosa più bella che un uomo possa sentire dire: “allora …è così che si fa l’amore”.
Abbiamo un solo cuore che a volte non vuole arrendersi a ciò che accade, tentenna, fa fatica ad esprimersi, ma devono venire da lì le parole che una donna si aspetta, le cose che una donna vuole sentirsi dire, e non c’è un modo migliore o un modo peggiore e nemmeno una differente via, in caso contrario è cosa diversa, non è amore.
Bisognava risolvere il loro destino, senza tentativi di fuga e sortilegi da saltimbanco, con coraggio mettere insieme tutte le fiches e cedere al numero della sorte, pari o dispari, rosso o nero.  Les jeux sont faits. Il tempo scorre, la pallina gira veloce, rallenta, tentenna, si ferma. Attimi eterni. Rosso o nero, pari o dispari. Le cose non vanno mai come dovrebbero o come vorresti, semplicemente vanno, che si voglia o no.
Dimmi che musica vuoi per le tue sere e ci sarà, cosa dovrò fare perché tu sia felice e lo farò, ma regalami le tue braccia sulla mia solitudine, soffocami con i tuoi pensieri e i tuoi domani perché non voglio tornare estraneo alla tua vita, ma continuare a volare con te. Mathias non riusciva a immaginare i fatti e i gesti dell’assenza, non riusciva a pensare Coline in un altro posto se non con lui non riusciva a sentire altri sospiri se non quelli che sentiva nella loro casa, non arriva da un lontano altrove il suono della sua voce, lei era lì con la sua gonna da zingara i suoi occhi splendidi, anche se ogni ora, purtroppo, seguiva quella successiva e possedere una casa non significava avere più tempo, anzi, il tempo sembrava stringersi, farsi più piccolo o era semplicemente e umanamente a loro che non bastava più. La sera arrivava comunque e lei come Cenerentola aveva la carrozza ad aspettarla, prima dei rintocchi dell’orologio, bisognava prenderla per non fare sparire l’incantesimo. Volentieri Mathias avrebbe fatto suonare le ore per vedere i vestiti della sua principessa trasformarsi in cenci, comunque l’avrebbe amata, il suo diadema sparire, i suoi riccioli scomporsi in pieghe mattutine, l’avrebbe baciata sulle palpebre e sussurrato buonanotte in quelle loro lenzuola sudate, purché lei restasse, avrebbe come Giosuè fermato il sole e incatenato le stelle ad altri orizzonti per tenerle lontane dal loro cielo, ma le sere arrivavano senza pietà e con le sere, dietro l’angolo, arrivava l’estate.
Quando c’è stato davvero, non può finire l’amore, ne rimarrà sempre un pezzetto da qualche parte perché ognuno dei due ha avuto qualcosa dall’altro.
Denudare i corpi può essere molto facile, fare la stessa cosa con l’anima è molto complicato, soprattutto se viene a cadere quel qualcosa che aveva fatto di due estranei una persona.

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