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3 lug 2014

Mystic River (La morte non dimentica) - Dennis Lehane

Non esiste una strada le cui pietre tacciano
Né una casa senza eco.
GONGORA
 Trama in sintesi:
 Un giorno la violenza fa irruzione nella vita di Dave Boyle, undici anni. Ore intere di torture e sevizie da parte di due spietati rapitori, poi la fuga. Venticinque anni dopo, Dave Boyle è ancora preda di quell’incubo: è il maggiore indiziato in un caso di omicidio. La vittima è Katie Marcus, figlia di Jimmy, amico d’infanzia di Dave e di Sean Devine, l’agente che conduce le indagini. Per i tre ex amici Sean, Jimmy e Dave è arrivato il momento di fare i conti col passato, e con il terribile episodio che ha turbato per sempre le loro anime. Solo scavando indietro nel tempo Sean potrà scoprire la verità sulla morte di Katie.
Recensione
Dennis Lehane ci consegna un regalo dal valore inestimabile.

Si tratta di una storia colorata di grigio, dalla prima all’ultima pagina, ricca di odori e sensazioni, carica di sospetti, ricordi ed emozioni contrastanti. Probabilmente molti di voi avranno ancora negli occhi la leggendaria interpretazione del trio di moschettieri hollywoodiani Penn – Robbins – Bacon sotto le lucide direttive del maestro Clint Eastwood. Be’, in questa sede proveremo a dimenticarle. Ora il nostro maestro si chiama Dennis Lehane ed è a lui che dobbiamo riconoscere il merito di aver proiettato il lettore in una stanza buia e maleodorante, quella in cui il piccolo Dave Boyle rimane vittima di due spietati pedofili prima di riuscire a fuggire. Perché è da questo punto che l’incubo prende forma.
 La macchina che lo ha portato via è solo una lucida bara su quattro ruote davanti alla quale i suoi amici Sean e Jimmy riescono solo a rimanere attoniti. Tanti anni dopo un evento tragico riavvicina i tre vecchi amici, ormai adulti e lo scenario si arricchisce di altri elementi importanti: chi è che chiama l’agente Sean Devine e sospira all’altro capo del telefono senza riuscire a pronunciare parola alcuna? Chi è Jimmy Marcus e fin dove riuscirà a proiettare la sua sete di vendetta per l’assassinio di sua figlia Katie? Dave Boyle, lo stesso Dave che tanti anni prima è salito sulla macchina nera, è un uomo diverso, o è solo la pallida fotocopia ingrandita del bambino rapito tanti anni prima?
 La morte di Katie riavvicina i tre amici, d’accordo, ma lo fa attraverso un perverso percorso che vede proprio in Dave il tragico capolinea. Il sospetto, le coincidenze, la rabbia di Jimmy e un passato ancora troppo presente per assumere le sembianze di un futuro migliore, non permettono di ascoltare le note del fiume Mystic, la telefonata che annuncia la morte di Katie e tutto ciò che avrebbe permesso di incastrare il colpevole.
 La caratteristica di questo romanzo, oltre a una trama intensamente poetica e a uno stile impeccabile, è la forza dei personaggi, ognuno dei quali sarebbe degno, preso singolarmente, di assurgere a ruolo di unico protagonista. Constatazione questa che, di converso, deve lasciare il passo all’evidenza dell’assoluta necessità di mantenere la perfezione del triangolo Sean – Jimmy – Dave per consegnare a ciascuno di loro il proprio 33% di responsabilità e peso specifico.
 Ulteriore aspetto da evidenziare è certamente rappresentato dal ruolo assolutamente decisivo che le rispettive consorti rivestono all’interno dello sviluppo della narrazione. Dove sarebbe Dave senza l’ausilio di sua moglie? E dove sarebbe Dave se sua moglie non avesse deciso di parlare con Jimmy? Dove sarebbe Sean se sua moglie fosse rimasta con lui?
 Romanzo straordinario, un capolavoro assoluto. Dennis Lehane, all’apice della forma, ci consegna un gioiello troppo prezioso per limitarne la lucentezza con eccessive elucubrazioni mentali. Tutte le domande presenti nella mia recensione non sono altro che voci silenziose che accompagnano il lettore lungo tutto il percorso narrativo. Un’ultima domanda…. Riuscirete a rispondere a ciascuna di esse?
 Luca Marchesani
 
 
«Una volta ho sentito dire che la madre di Hitler, quando era incinta, fu sul punto di abortire, ma all’ultimo momento cambiò idea. Ho sentito dire anche che lui lasciò Vienna perché non riusciva a vendere i suoi quadri. E se invece avesse venduto un quadro? Se sua madre avesse abortito? Il mondo sarebbe stato diverso, capisci? Oppure mettiamo che una mattina tu prendi l’autobus e, mentre lo aspetti, prendi un altro caffè e compri un “gratta e vinci”. Trovi la combinazione vincente: all’improvviso non devi più prendere l’autobus. Vai al lavoro con una macchina sportiva. Ma rimani coinvolto in un incidente stradale e muori. E tutto perché quella mattina hai perso l’autobus. […] Sto solo dicendo che ci sono dei fili, okay? Ci sono dei fili nella nostra vita. Se ne tiri uno, tutto il resto cambia di conseguenza. Pensa se a Dallas fosse piovuto: Kennedy non avrebbe viaggiato su una decappottabile. O se Stalin fosse rimasto in seminario. O se io e te, Sean, fossimo saliti in quella macchina insieme a Dave Boyle.»
 
«L’amavo così tanto… Non proverò mai più niente del genere. Voglio dire, non può succedere due volte, vero?»
Alzò lo sguardo verso Whitey e Sean. Aveva gli occhi asciutti, ma così carichi di dolore che Sean dovette distogliere lo sguardo.
«Alla maggior parte delle persone non succede nemmeno una volta.» rispose Whitey.
 
“Mio Dio” aveva pensato “non mi sono mai sentito così stanco in vita mia. Così stanco, triste, inutile e solo. Sono stanco dei miei errori, della mia rabbia, della mia amara, amarissima tristezza, sono distrutto dai miei peccati. Mio Dio, lasciami solo, lasciami morire, così eviterò di sbagliare di nuovo e non sarò più così stanco, non dovrò più portare addosso il peso della mia natura e dei miei affetti. Alleggeriscimi di tutte queste cose, perché da solo non ci riesco.»

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