
Il giorno che entrai nella sua stanza e lei volse a
me il suo sguardo sorridendomi, la sentii come un germoglio appena spuntato, non
dal corpo di Martha come quando era appena nata, ma dal suo stesso corpo. Aveva
bisogno di me come allora, anche se non riusciva a stare più tra le mie
braccia. L’abbracciai, stringendola al mio corpo per farle sentire che c’ero e
lei pianse, con lo stesso istinto liberatorio di una neonata, imbevendo i
polmoni di tutta l’aria che c’era nella stanza. Mi sentii soffocare in
quell’abbraccio, ma era bello soffocare vedendo respirare lei.
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