
http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi/la-danza-immobile/
Recensioni
Un uomo è seduto ad un tavolo dell'esclusivo ristorante parigino “La Coupole”, in trepida attesa del suo importante commensale, un famoso editore al quale dovrà illustrare la sua ultima idea per un romanzo.
Un altro è legato al tronco cavo dell'albero sudamericano della Tangarana, dall'interno del quale, quando sarà colpito dal calcio dei fucili nemici, usciranno milioni di feroci formiche pronte a ricoprirlo ed a strappargli ogni centimetro delle carni, sino alla morte.
Il primo uomo, adesso, sta guardando una bellissima sconosciuta entrata nel ristorante, e quasi dimentica il motivo della cena. Non immagina che tra qualche ora conoscerà il suo nome, Marie Claire, il dono della sua bellezza, l'intimità del corpo di lei e la fusione con il proprio, per riemergere entrambi come un unico essere fatto di inarrestabile passione. Non pensando, per quell'attimo, che ogni passione, quanto più si autoproclama eterna, tanto meno è vicina alla realtà.
Nel secondo uomo, legato all'albero, si fa largo inevitabilmente il ricordo di Francesca, la compagna del Movimento che, fintasi sua moglie, gli ha procurato la necessaria copertura nell'appartamento di un vecchio professore: tutto ciò che gli era occorso per prepararsi alla partenza per la foresta peruviana. Eppure...
L'uomo seduto al tavolo del ristorante si chiama Santiago. L'uomo legato all'albero è il comandante Nicolas Centenario. Un tempo furono addestrati insieme, e insieme pensavano di ritrovarsi altrove.
Poi Santiago ha scelto l'amore alla rivoluzione. E Nicolas ha scelto la rivoluzione all'amore.
Ma in quel momento – proprio in quel momento della loro vita – ognuno dei due ha un pensiero per l'altro, ed è convinto di aver fatto la scelta sbagliata.
Manuel Scorza, lo scrittore peruviano noto per il suo “ciclo andino”, mette da parte i racconti di contadini e tribù sudamericane e si dedica con questo romanzo (il suo ultimo, prima della morte improvvisa che lo coglierà nel 1983) all'utopia della rivoluzione.
L'unicità di questo libro parte da uno dei più bei titoli degli ultimi anni: “La danza immobile”, meraviglioso ossimoro.
E prosegue in uno stile inspiegabile, che può comprendersi solo leggendo: brillante e creativo, intrigante, a suo modo pirotecnico, pazzo e rigoroso insieme... in due parole, assolutamente originale (persino nel confronto con le altre opere dello stesso autore, che non paiono arrivare al livello di questo libro). Un romanzo che varrebbe la pena leggere, al di là di quel che racconta, già soltanto per come è scritto...
Nicolas: “Noi siamo militanti, noi non abbiamo una vita come quella degli altri, noi siamo legati a una causa e per questo seguiamo una disciplina. Il nostro Movimento non è un treno da cui si può scendere quando se ne ha voglia, a qualsiasi stazione”.
(…)
Santiago: “E se l'autentico rivoluzionario potesse soltanto fare la vera rivoluzione, vivendo, nella vita e con la vita?”.
Un altro è legato al tronco cavo dell'albero sudamericano della Tangarana, dall'interno del quale, quando sarà colpito dal calcio dei fucili nemici, usciranno milioni di feroci formiche pronte a ricoprirlo ed a strappargli ogni centimetro delle carni, sino alla morte.
Il primo uomo, adesso, sta guardando una bellissima sconosciuta entrata nel ristorante, e quasi dimentica il motivo della cena. Non immagina che tra qualche ora conoscerà il suo nome, Marie Claire, il dono della sua bellezza, l'intimità del corpo di lei e la fusione con il proprio, per riemergere entrambi come un unico essere fatto di inarrestabile passione. Non pensando, per quell'attimo, che ogni passione, quanto più si autoproclama eterna, tanto meno è vicina alla realtà.
Nel secondo uomo, legato all'albero, si fa largo inevitabilmente il ricordo di Francesca, la compagna del Movimento che, fintasi sua moglie, gli ha procurato la necessaria copertura nell'appartamento di un vecchio professore: tutto ciò che gli era occorso per prepararsi alla partenza per la foresta peruviana. Eppure...
L'uomo seduto al tavolo del ristorante si chiama Santiago. L'uomo legato all'albero è il comandante Nicolas Centenario. Un tempo furono addestrati insieme, e insieme pensavano di ritrovarsi altrove.
Poi Santiago ha scelto l'amore alla rivoluzione. E Nicolas ha scelto la rivoluzione all'amore.
Ma in quel momento – proprio in quel momento della loro vita – ognuno dei due ha un pensiero per l'altro, ed è convinto di aver fatto la scelta sbagliata.
Manuel Scorza, lo scrittore peruviano noto per il suo “ciclo andino”, mette da parte i racconti di contadini e tribù sudamericane e si dedica con questo romanzo (il suo ultimo, prima della morte improvvisa che lo coglierà nel 1983) all'utopia della rivoluzione.
L'unicità di questo libro parte da uno dei più bei titoli degli ultimi anni: “La danza immobile”, meraviglioso ossimoro.
E prosegue in uno stile inspiegabile, che può comprendersi solo leggendo: brillante e creativo, intrigante, a suo modo pirotecnico, pazzo e rigoroso insieme... in due parole, assolutamente originale (persino nel confronto con le altre opere dello stesso autore, che non paiono arrivare al livello di questo libro). Un romanzo che varrebbe la pena leggere, al di là di quel che racconta, già soltanto per come è scritto...
Nicolas: “Noi siamo militanti, noi non abbiamo una vita come quella degli altri, noi siamo legati a una causa e per questo seguiamo una disciplina. Il nostro Movimento non è un treno da cui si può scendere quando se ne ha voglia, a qualsiasi stazione”.
(…)
Santiago: “E se l'autentico rivoluzionario potesse soltanto fare la vera rivoluzione, vivendo, nella vita e con la vita?”.
Citazioni
«Ogni bacio mi feriva, mi lacerava, ma non come una
pietra che infrange vetri bensì come un ciottolo che cadendo nell'acqua provoca
cerchi concentrici, e io nuotavo disperato, prigioniero nelle aureole della
frenesia, per salvarmi davo bracciate verso una sponda irraggiungibile e, al
tempo stesso, desideravo che i cerchi non finissero mai, consapevole tuttavia
che ogni pietra è momentanea, ogni minuto fugace, ogni gioia passeggera, e che
poi non rimane memoria sull'acqua.»
Guardai l'orologio. Pensai che presto sarei partito, sì,
e non con Marie Claire ma con i miei amici, i miei compagni, per lottare
davvero.
- La mia nave parte adesso - mormorai.
- No - disse lei. - La tua nave è salpata sei giorni fa.
- E se anche la mia nave fosse diretta al deserto?
- Non m'importa. Io voglio venire con te.
- Se per mia fortuna sei così irresponsabile, va' subito
a prendere le tue cose.
- Non ho niente da prendere. Tu sei la mia casa.
- L'uomo che non obbedisce al suo desiderio muore.
E allora, solo allora vidi che il prodigioso animale
riposava nel nostro letto e non nel letto fello specchio. E che i nostri corpi
erano il suo corpo. E che sul suo volto si mescolavano i lineamenti di Marie
Claire con i miei.
E compresi che lei era io, che io ero lei, che lui era
io, che lei era lei. La guardai. Mi guardò. La guardai. Mi ci guardò. Eravamo
l'esemplare unico di una specie unica, principio e fine di una razza destinata
a esistere in quell'istante unico! Primo e ultimo esemplare di una specie che
un giorno sarebbe nata!
[...] Posò la testa sul mio petto, incollò l'orecchio
sulla mia pelle, si strinse ancora di più a me, e disse dolcemente: - Io sento
quello che tu non mi dici, quello che tu credi di non dirmi... Così come i
cercatori d'acqua del tuo paese, secondo quanto tu stesso mi hai raccontato,
così come loro posano il loro orecchio a terra e la' dentro fra strati e strati
di roccia, sanno sentire il segreto suono delle acque, e poi si alzano e
indicano il punto esatto dove bisogna scavare e ordinano di perforare il pozzo;
così, come quei cercatori d'acqua, io poso il mio orecchio sul tuo corpo e sento
vicine le cose che ti sono successe lontano, tutti i suoni della tua vita, e
scopro il tuo vero corso...»
Uscimmo nel giorno dorato, sottobraccio, camminando
contro il freddo tagliente, che ci faceva bene. Scendemmo verso il quais, costeggiammo l'Ile Saint-Louis,
percorremmo i viali lastricati che corrono lungo la Senna, salimmo le scalinate
di pietra che terminano in place du Pont
Neuf. Ci sentivamo affamati, freddolosi, felici.»
- Non è nemmeno necessario che ci rincontriamo sotto
spoglie umane. Ci rincontreremo - rideva - comunque; ci rincontreremo pesci,
pietre, alberi...
- Sarebbe un peccato - le avevo detto - svegliarci alberi
ma in boschi diversi.
Marie Claire era scoppiata a ridere.
- Di cosa ti preoccupi Santiago? Non lo sai che gli
alberi camminano? Le specie vegetali sono immobili. Anche se ci impiegano
decenni o secoli per avanzare un tratto, si muovono, salgono, scendono lungo
pendii, attraversano pianure, si scontrano perfino in guerre mortali con altre
famiglie. Si disputano territori e ne vengono scacciate. Sono mobili! Come puoi
pensare che non ci rincontreremo?»
No! Mi sarei ribellato. E avrei iniziato disobbedendo a
me stesso. Perché gli ordini primari nascevano in me. La dittatura che
soffocava i miei desideri, che reprimeva i miei impulsi, che mi rifiutava la
vita era giunta al potere perché io ero suo complice. Senza la mia
collaborazione, senza la mia passività, mai si sarebbe instaurata nella mia
anima. Io ero il mio stesso traditore.»
- i rivoluzionari, forse. Le rivoluzioni mai.
- E l'amore non tradisce? - chiese Marie Claire.
Guardai girasoli vicini, lontani, prossimi, assenti, il
destino dei girasoli è di ruotare intorno al sole. Il destino degli uomini è di
girare intorno all'amore. Guai al girasole o all'uomo impazziti che si ostinano
a girare contro il loro sole! Poveri girasoli ciechi che girano e rigirano
intorno al nulla, al non essere!
- L'amore non tradisce mai; certe donne, sì.
Nessun commento:
Posta un commento