Critica
Questo romanzo conclude la
serie di opere sul tema dell'inettitudine iniziato in Una vita e
successivamente sviluppato in Senilità: a differenza dei suoi predecessori,
Nitti e Brentani, il protagonista Cosini riesce a superare la malattia ed il
complesso di inferiorità.
La
"malattia" di Zeno gli impedisce di identificarsi con il mondo
normale. Egli prende tuttavia coscienza di queste sue imperfezioni; per questo
è ben lieto di modificare le proprie esperienze. Gli altri uomini, invece,
convinti di essere perfetti, restano cristallizzati in una condizione di
immutabilità, ovvero negano ogni possibile miglioramento. Il processo di
guarigione del protagonista si baserà quindi in buona parte su una presa di coscienza
nei confronti della propria personalità e si realizzerà nell'accettazione dei
propri limiti.
Particolarmente interessante è
la concezione che Zeno ha di sé a confronto con gli altri personaggi (le tre
sorelle, il padre, Guido Speier, Enrico Copler...): egli sa di essere malato e
considera gli altri "sani", ma proprio perché questi ultimi sanno di
esser "normali" tendono a rimanere cristallizzati nel loro stato,
mentre Zeno, inquieto, si considera un inetto e per questo è disposto al
cambiamento e a sperimentare "nuove forme di esistenza". Sulla base
di questa convinzione egli finisce col ribaltare il rapporto tra sanità e
malattia: l'inettitudine si configura come una condizione aperta, disponibile
ad ogni forma di sviluppo; e di conseguenza la sanità si riduce ad un difetto,
l'immutabilità.
Riassunto
La coscienza di Zeno è il
terzo romanzo di Italo Svevo, scritto di getto nel 1919 e pubblicato nel 1922,
dopo il lungo silenzio letterario dell’autore. Raggiunge il successo nazionale
e internazionale grazie a Eugenio Montale, che in un articolo del 1925 tesse le
lodi del romanzo, e a James Joyce, amico di Svevo, che fa conoscere il romanzo
in Francia.
Innovativa è la struttura del
romanzo, costruito ad episodi e non secondo una successione cronologica precisa
e lineare. Il narratore è il protagonista, Zeno Cosini, che ripercorre sei
momenti della sua vita all'interno di una terapia di psicoanalisi. La Coscienza
si apre con la Prefazione del dottore psicoanalista (identifica
dall'ironicamente beffarda etichetta di "dottor S.", con un
sotterraneo richiamo al cognome dell'autore reale) che ha avuto in cura Zeno e
che l'ha indotto a scrivere la sua autobiografia. Il protagonista si è
sottratto alla psicoanalisi e il medico per vendetta decide di pubblicare la
sue memorie. I sei episodi della vita di Zeno Cosini sono:Il fumo, La morte di
mio padre, La storia del mio matrimonio, La moglie e l’amante, Storia di
un’associazione commerciale e Psico-analisi. Ogni episodio è narrato dal punto
di vista del protagonista, e il suo resoconto degli eventi risulta spesso inattendibile;
egli presenta la sua versione dei fatti, modificata e resa come innocua in un
atto inconscio di autodifesa, per apparire migliore agli occhi del dottor S.
(una sorta di secondo padre, sotto i cui occhi recitare la parte del "figlio
buono"), dei lettori e forse anche ai propri).
Dopo una Prefazione e un
Preambolo sulla propria infanzia, nel terzo capitolo Zeno scrive del suo vizio
del fumo (Il fumo): fin da ragazzino il protagonista è dedito a questo vizio,
da cui cerca inutilmente di liberarsi con diversi tentativi infruttuosi,
testimoniati dalle pagine di diari e dai libri (noché dai muri...) su cui
vengono scritte la data e la sigla u.s. (ultima sigaretta). Infine per
liberarsi dal fumo il protagonista si fa ricoverare in una clinica, da cui fugge,
corrompendo con una bottiglia di cognac l’infermiera che lo sorveglia.
L’episodio del fumo permette a Zeno di riflettere sulla propria mancanza di
forza di volontà e sull'incapacità di perseguire un fine con forza e decisione.
Tale debolezza è attribuibile al senso di vuoto che egli sente nella sua vita,
e all’assenza nella sua infanzia di una figura paterna che fornisca regole e
norme comportamentali.
Il secondo episodio (La morte
di mio padre) è appunto incentrato sulla figura del padre di Zeno. Il protagonista-narratore
analizza il difficile rapporto con il genitore, che non riesce a identificare
come figura di riferimento e guida. Zeno infatti non ha mai tentato di
stabilire un rapporto affettivo e di reciproca intesa con il padre. Quando
quest'ultimo è colto da paralisi, il figlio, in cerca di approvazione e
giustificazione, prova ad accudirlo prima che sia troppo tardi. Ma durante la
notte, il padre viene colpito da un edema cerebrale. Ormai incapace di
intendere e volere l’uomo è destinato a morte certa, e Zeno spera, per evitare
ulteriori sofferenze al padre e soprattutto fatiche per se stesso, in una fine
rapida e indolore. Nell’estremo momento della morte in un gesto incontrollato
il padre schiaffeggia il figlio, per poi spegnersi; gesto che segnerà irrimediabilmente
il protagonista e ne orienterà tutti i malcelati tentativi di spiegare quel
gesto, o di giustificare il proprio atteggiamento.
Terzo evento del romanzo (La
storia del mio matrimonio) è la storia del matrimonio di Zeno. Il protagonista,
dopo aver conosciuto Giovanni Malfenti, uomo d’affari triestino, inizia a
frequentare la sua casa e la sua famiglia. Zeno si innamora di una delle
quattro figlie di Malfenti, Ada, la più bella, che però è innamorata di un
altro, Guido Speier. Il protagonista si dichiara ad Ada, da cui viene
rifiutato. Si rivolge allora anche alle tre sorelle con la stessa proposta di
matrimonio, ma tale proposta viene accolta solo dalla meno affascinante,
Augusta, che tuttavia sa garantire all’uomo un matrimonio borghese ed
apparentemente felice, dato che entrambi i coniugi vedono realizzati i loro
desideri inconsci (e cioè, trovare una seconda "madre" per il
protagonista, o trovare un marito per Augusta). In questo capitolo il
personaggio appare come l’inetto dei due romanzi precedenti (Una vita e
Senilità): immerso nelle sue fantasie, viene trascinato dagli eventi senza
essere in grado di scegliere.
Il quarto episodio della vita di Zeno è la
storia dell’amante (La moglie e l'amante): in un desiderio di conformarsi a un
costume sociale il protagonista trova una giovane amante, Carla. La relazione
con la donna si rivela ambigua per Zeno, che da una parte non vuole far
soffrire la moglie, mentre dall’altra è attratto dall'esperienza trasgressiva
del tradimento coniugale. La storia con Carla (nei confronti della quale Zeno
prova sia desiderio che senso di colpa) si conclude, tuttavia quado la ragazza,
stanca delle contraddizioni del protagonista, sposa il suo insegnante di canto,
mentre Zeno ritorna dalla moglie incinta. In Storia di un’associazione
commerciale si assiste invece al fallimento dell’azienda messa in piedi da Zeno
e Guido, marito di Ada, a causa dello sperpero del patrimonio da parte di
quest’ultimo. Guido, dopo due tentativi di suicidio simulati per avere ulteriore
denaro dalla moglie e salvare così l'impresa, riesce erroneamente a uccidersi.
Zeno, dopo aver sbagliato corteo funebre, riscuote successo negli affari, ma
ciò non serve a conquistargli le simpatie di Ada, che ormai lo disprezza e
parte per il Sudamerica.
Infine nell’ultimo episodio,
intitolato Psico-analisi, Zeno riprende, dopo sei mesi di interruzione, a
scrivere le sue memorie, per ribellarsi al medico, esprimendo il suo disprezzo
e il suo rifiuto per la psicoanalisi. Ma in questo ultimo atto si rende conto
che la malattia interiore di cui si sentiva vittima e da cui riesce a curarsi è
una condizione comune a tutta l’umanità e che coincide con il progresso del
mondo intero. Il romanzo si conclude con una drammatica profezia di
un’esplosione che causerà la scomparsa dell’uomo dalla faccia della Terra.
Citazioni
«La stonatura è la via
all'unisono.»
«Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri
me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce
che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte
montagne: i miei anni e qualche mia ora.
Il dottore mi raccomando' di non ostinarmi a
guardare tanto lontano. Anche le cose recenti son preziose per essi e sopra
tutto le immaginazioni e i sogni della notte prima. Ma un po' d'ordine dovrebbe
esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottore che di
questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste, solo per facilitargli il
compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non è difficile
d'intenderlo, ma molto noioso.
Dopo pranzato, sdraiato comodamente su una
poltrona, ho la matita e un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata
perché dalla mia mente eliminai ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato
da me. Io lo vedo. S'alza, s'abbassa... Ma è la sua sola attivita'. Per
ricordargli ch'esso è il pensiero e che sarebbe suo compito manifestarsi,
afferro la matita. Ecco che la fronte si corruga perché ogni parola è composta
di tante lettere e il presente imperioso risorge e offusca il passato.»
(Preambolo)
«La parola nella notte è come
un raggio di luce. Illumina un tratto di realta' in confronto al quale
sbiadiscono le costruzioni della fantasia.»
«La parola nella notte è come un raggio di
luce. Illumina un tratto di realta' in confronto al quale sbiadiscono le
costruzioni della fantasia.
«Uno dei primi effetti della
bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l'avarizia.»
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