Archivio Blog

Cerca nel blog

13 ott 2014

Migarba.it


L'ho seppellito. Non pensavo che mi lasciasse così presto, e sono ancora frastornata per la sua morte. Mi manca già molto, mi mancano le piccole cose che faceva, le sue parole discrete, i suoi gesti di amore, il suo spirito nobile.

L'ho conosciuto su un sito: migarba.it.

Ero rimasta a casa quella sera, perché fuori impazzava la tempesta e non avevo voglia di mettere il naso fuori di casa. Ero sola, da quando Goffredo mi aveva lasciato, e non ero più uscita con nessuno, perché dopo di lui tutti gli uomini mi sembravano banali. Lui, invece, mi aveva incuriosito con il suo annuncio che sembrava quello di un uomo perfetto, come non ne avevo mai incontrati, come non pensavo nemmeno che esistessero, Goffredo a parte.

"Uomo, 28 anni, di bella presenza, benestante, ecologista, sportivo, cuoco esperto, ordinato e organizzato. Casa propria in città, casa al mare, amante della compagnia, della musica e delle auto d’epoca."

Ci scrivemmo per qualche settimana e alla fine acconsentii ad uscire. Era davvero un bell'uomo, affascinante, con l'eleganza che in pochi hanno, l’eleganza dello spirito, e perfino divertente. Me ne innamorai subito, e dopo qualche anno lo sposai.

Aveva una bella casa, molto grande, e amava la gente. Non sopportava vedere stanze vuote e così aveva subaffittato tutte le stanze, facendosi pagare l’affitto in anticipo, perché non voleva che per qualche motivo mi venisse a mancare qualcosa per poter vivere come lui si aspettava che vivessi. Anch’io pagavo l'affitto, ma era giusto così, concordavo con lui che se non lo avessi sposato avrei pagato fior di quattrini per una casa, e quindi una volta a settimana gli offrivo una cena, in un posto intimo e tranquillo, una piccola taverna vicino casa... beh, sì, ci piaceva mangiare bene spendendo poco e i ristoranti di lusso erano pieni di gente che lui odiava, perché sperperavano i soldi senza ritegno.

Aveva una serie di macchine d’epoca che aveva ereditato da suo padre. In realtà io le avrei, nella mia ignoranza, ovviamente, dichiarate macchine vecchie, perché in fondo marche e modelli non erano poi così antiquati. In ogni caso, le teneva in garage e una volta alla settimana le lucidava tutte. Non pagava l'assicurazione, perché non le usava, naturalmente, aveva paura che si rovinassero. Anche io non usavo la macchina, mi aveva giustamente convinto che non serviva, perché lavoravo a cinquecento metri da casa.

Nemmeno in vacanza ci serviva l'auto. Andavamo sempre con dei suoi amici, perché la casa al mare di cui parlava nell'annuncio non era sua, anche se per lui era una casa di famiglia: era di suo cugino, e in cambio di un favore che gli aveva fatto da piccolo, tutte le estati le passavamo lì. Non mi ha mai detto per cosa suo cugino gli dovesse una così grande gratitudine, né io mi sono mai sentita di chiederglielo.

Faceva persino la spesa in bicicletta, perché era molto sportivo. La spesa era un rito per lui. Durante la settimana recuperava tutte le pubblicità dei supermercati della zona, il venerdì sera si chiudeva nel suo studio e ne usciva soltanto dopo aver stilato la lista dei supermercati, i prodotti da acquistare in ciascuno di loro e il prezzo atteso. Al rientro mi lasciava la roba da sistemare ed etichettare con la data e il prezzo di acquisto (che bisognava staccare e conservare dopo la consumazione), e si fiondava nel suo studio a spuntare i prezzi e segnare le date di scadenza dei prodotti.

Andava a lavorare insieme a un collega che abitava vicino casa, con la sua auto. Non so come facesse a sopportare ogni mattina lo stress di accompagnare i figli a scuola e la moglie al lavoro, ma credo che fosse proprio per quel suo spirito ecologista.

Era grande! Mi risparmiava perfino l’onere di decidere cosa mangiare: stilava il menu per pranzo e cena, tenendo in debita considerazione la data di scadenza dei cibi. Al momento di cucinare era sempre presente, bilancia alla mano, per pesare attentamente le dosi. Di solito non si buttava via nulla, grazie a lui.

Spesso mi portava a dei concerti. Eravamo tuttavia molto sfortunati, non riusciva mai ad acquistare il biglietto che voleva, così diceva che se non potevamo avere la poltrona in prima fila, tanto valeva ascoltare il concerto da fuori, tanto era l’audio ad essere importante. E così, ho visto molti concerti, seduta nei parchi intorno allo stadio, guardando le luci che vibravano al ritmo della musica in alto nel cielo.

Quando sono nati i bambini ha voluto che usassimo i pannolini di sua mamma, credo li abbia chiamati "ciripà'", che sono scomodi, ma molto più igienici. Non avendo la lavatrice dovevo lavarli ogni giorno, ma non m'importava, lui diceva che un giorno i nostri figli sarebbero stati contenti e mi avrebbero ringraziato per quelle piccole attenzioni.

Si occupava personalmente di tutta la casa e solo quando necessario chiamava operai per lavorarci dentro. Era laborioso, coscienzioso e molto scrupoloso nei suoi lavori, mi diceva che potevo essere fiera di lui, e in effetti i mariti delle mie amiche non facevano così tante cose come lui.

È stato un buon padre e un buon marito, non mi ha fatto mancare nulla. Adesso vivo in questa casa grande, ho infermieri e servitori a mia disposizione, una sala comune, un bel giardino. C'è gente un po' strana, a dire il vero, ma questo mio marito non poteva prevederlo. Gente che ogni tanto urla, che si picchia da sola, che viene rinchiusa in alcune stanze dove si sente come il rumore di scariche elettriche, a volte l'odore di farmaci è un po' invadente, ma io prendo le mie pasticche e sto tranquilla. Sì, mio marito era proprio bravo. Peccato che sia morto così giovane, davvero peccato. Mi manchera'...

Nessun commento:

Posta un commento