L'ho seppellito. Non pensavo che
mi lasciasse così presto, e sono ancora frastornata per la sua morte. Mi manca
già molto, mi mancano le piccole cose che faceva, le sue parole discrete, i
suoi gesti di amore, il suo spirito nobile.
L'ho conosciuto su un sito:
migarba.it.
Ero rimasta a casa quella sera,
perché fuori impazzava la tempesta e non avevo voglia di mettere il naso fuori
di casa. Ero sola, da quando Goffredo mi aveva lasciato, e non ero più uscita
con nessuno, perché dopo di lui tutti gli uomini mi sembravano banali. Lui,
invece, mi aveva incuriosito con il suo annuncio che sembrava quello di un uomo
perfetto, come non ne avevo mai incontrati, come non pensavo nemmeno che
esistessero, Goffredo a parte.
"Uomo, 28 anni, di bella presenza,
benestante, ecologista, sportivo, cuoco esperto, ordinato e organizzato. Casa
propria in città, casa al mare, amante della compagnia, della musica e delle
auto d’epoca."
Ci scrivemmo per qualche
settimana e alla fine acconsentii ad uscire. Era davvero un bell'uomo,
affascinante, con l'eleganza che in pochi hanno, l’eleganza dello spirito, e
perfino divertente. Me ne innamorai subito, e dopo qualche anno lo sposai.
Aveva una bella casa, molto
grande, e amava la gente. Non sopportava vedere stanze vuote e così aveva
subaffittato tutte le stanze, facendosi pagare l’affitto in anticipo, perché
non voleva che per qualche motivo mi venisse a mancare qualcosa per poter
vivere come lui si aspettava che vivessi. Anch’io pagavo l'affitto, ma era
giusto così, concordavo con lui che se non lo avessi sposato avrei pagato fior
di quattrini per una casa, e quindi una volta a settimana gli offrivo una cena,
in un posto intimo e tranquillo, una piccola taverna vicino casa... beh, sì, ci
piaceva mangiare bene spendendo poco e i ristoranti di lusso erano pieni di
gente che lui odiava, perché sperperavano i soldi senza ritegno.
Aveva una serie di macchine
d’epoca che aveva ereditato da suo padre. In realtà io le avrei, nella mia
ignoranza, ovviamente, dichiarate macchine vecchie, perché in fondo marche e
modelli non erano poi così antiquati. In ogni caso, le teneva in garage e una
volta alla settimana le lucidava tutte. Non pagava l'assicurazione, perché non
le usava, naturalmente, aveva paura che si rovinassero. Anche io non usavo la
macchina, mi aveva giustamente convinto che non serviva, perché lavoravo a
cinquecento metri da casa.
Nemmeno in vacanza ci serviva l'auto.
Andavamo sempre con dei suoi amici, perché la casa al mare di cui parlava
nell'annuncio non era sua, anche se per lui era una casa di famiglia: era di
suo cugino, e in cambio di un favore che gli aveva fatto da piccolo, tutte le
estati le passavamo lì. Non mi ha mai detto per cosa suo cugino gli dovesse una
così grande gratitudine, né io mi sono mai sentita di chiederglielo.
Faceva persino la spesa in bicicletta, perché
era molto sportivo. La spesa era un rito per lui. Durante la settimana recuperava
tutte le pubblicità dei supermercati della zona, il venerdì sera si chiudeva
nel suo studio e ne usciva soltanto dopo aver stilato la lista dei
supermercati, i prodotti da acquistare in ciascuno di loro e il prezzo atteso.
Al rientro mi lasciava la roba da sistemare ed etichettare con la data e il
prezzo di acquisto (che bisognava staccare e conservare dopo la consumazione),
e si fiondava nel suo studio a spuntare i prezzi e segnare le date di scadenza
dei prodotti.
Andava a lavorare insieme a un
collega che abitava vicino casa, con la sua auto. Non so come facesse a
sopportare ogni mattina lo stress di accompagnare i figli a scuola e la moglie
al lavoro, ma credo che fosse proprio per quel suo spirito ecologista.
Era grande! Mi risparmiava
perfino l’onere di decidere cosa mangiare: stilava il menu per pranzo e cena,
tenendo in debita considerazione la data di scadenza dei cibi. Al momento di
cucinare era sempre presente, bilancia alla mano, per pesare attentamente le
dosi. Di solito non si buttava via nulla, grazie a lui.
Spesso mi portava a dei concerti.
Eravamo tuttavia molto sfortunati, non riusciva mai ad acquistare il biglietto
che voleva, così diceva che se non potevamo avere la poltrona in prima fila,
tanto valeva ascoltare il concerto da fuori, tanto era l’audio ad essere
importante. E così, ho visto molti concerti, seduta nei parchi intorno allo
stadio, guardando le luci che vibravano al ritmo della musica in alto nel
cielo.
Quando sono nati i bambini ha
voluto che usassimo i pannolini di sua mamma, credo li abbia chiamati "ciripà'",
che sono scomodi, ma molto più igienici. Non avendo la lavatrice dovevo lavarli
ogni giorno, ma non m'importava, lui diceva che un giorno i nostri figli
sarebbero stati contenti e mi avrebbero ringraziato per quelle piccole
attenzioni.
Si occupava personalmente di
tutta la casa e solo quando necessario chiamava operai per lavorarci dentro.
Era laborioso, coscienzioso e molto scrupoloso nei suoi lavori, mi diceva che
potevo essere fiera di lui, e in effetti i mariti delle mie amiche non facevano
così tante cose come lui.
È stato un buon padre e un buon
marito, non mi ha fatto mancare nulla. Adesso vivo in questa casa grande, ho infermieri e servitori a mia disposizione, una
sala comune, un bel giardino. C'è gente un po' strana, a dire il vero, ma questo
mio marito non poteva prevederlo. Gente che ogni tanto urla, che si picchia da
sola, che viene rinchiusa in alcune stanze dove si sente come il rumore di
scariche elettriche, a volte l'odore di farmaci è un po' invadente, ma io
prendo le mie pasticche e sto tranquilla. Sì, mio marito era proprio bravo.
Peccato che sia morto così giovane, davvero peccato. Mi manchera'...
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