
È gentile, molto riservato, e come tutti i pazienti affetti
da autismo vive in uno stato di totale isolamento dall’ambiente esterno. È
chiuso a chiave nel suo mondo interiore.
Una delle caratteristiche di Giovanni è il desiderio
ossessivo di mantenere immutabile l’ambiente intorno a sé, è maniaco dell’ordine,
della precisione. Ha un modo ripetitivo nell’eseguire azioni banali come
vestirsi o mangiare. Giovanni sembra imprigionato in una serie di regole
autoimposte, regole che lo tranquillizzano e lo rendono sicuro di non
sbagliare. Tutti lo sanno e si comportano di conseguenza, facendo attenzione a
non oltrepassare i confini immaginari della sua realtà. Queste regole sono
tutto ciò che ha.
A Giovanni piace disegnare, passa ore e ore chino sul tavolo
della sala. Quando disegna sembra totalmente immerso nella sua fantasia e non
risponde ad alcuno stimolo esterno, una parola, una voce, un semplice rumore.
Disegna paesaggi, con le case in basso e qualche piccola
collina verde sullo sfondo. Disegni fatti bene, curati nei minimi dettagli.
Il resto del foglio è tutto colorato di blu. “…È il cielo”
mi dice tutto contento. “…È il cielo”. Già, il cielo. Ecco a cosa servono quei
pennarelli blu che sono andato a comprare. Giovanni è capace di consumare un
pennarello blu al giorno, riempiendo con estrema cura ogni minimo spazio del
foglio. Spesso non riesce a concludere la sua opera perché il pennarello blu
gli muore nella mano. E lui, sembra morire con quel pennarello. In quei casi
non c’è modo di farlo alzare dalla sedia.
Resta come inchiodato, con lo sguardo perso nel vuoto. Un vuoto che
profuma di dolore. Diventa pallido, comincia a sudare freddo, entra in uno
stato di panico quieto. Sembra una crisi di astinenza.
Per sdrammatizzare gli dico: “Giovà, lasciali bianchi quegli
spazi che ti sono rimasti! Potrebbero essere le nuvole, no? Nel cielo ci sono
pure le nuvole.”
Lui si gira verso di me con le lacrime agli occhi e dice: “Quando
c’è le nuvole, vuole dire che piove… Qui non deve piovere! Non deve piovere mai…
Devo finire il cielo, devo finire il cielo, devo finire il cielo…”
Quando torno con i tre pennarelli nuovi in mano. Lui aspetta
che li appoggi accanto alle sue mani lunghe. Si asciuga quei grossi lacrimoni e
torna sereno.
Sereno come quel suo cielo, colorato di blu.
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