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25 feb 2019

Le stelle di Lampedusa di Pietro Bartolo

“Lampedusa è una specie di carcere di sicurezza a cielo aperto. Una prigione che al posto delle sbarre ha il mare.”
"Come medico ho due record: in 28 anni ho visitato 350 mila persone e ho fatto più ispezioni cadaveriche di tutti i medici del mondo". Pietro Bartolo è un fiume in piena, di una semplicità e compostezza che disarmano. Non si arrende all'indifferenza, alla svogliatezza con cui la maggior parte di noi scorrono le notizie sui flussi migratori e voltano pagina. Riserva quel senso di impotenza che lo attanaglia alle passeggiate solitarie davanti alla porta d'Europa ormai corrosa dalla salsedine, ma non dà cenno di soccombere all'orrore che ha visto, toccato, dissezionato.
“La legge stabilisce che, a ogni arrivo, io sia il primo a salire a bordo per rendermi conto della situazione e per vedere se c’è qualcuno con sintomi di malattie infettive. Così, da protocollo, salgo sull’imbarcazione e mi do una rapida occhiata intorno. Di solito questo è uno dei momenti peggiori. Perché il medico deve prevalere sull’uomo, ma non è facile. Non è facile incrociare gli occhi di decine di persone disperate e distrutte da un  viaggio interminabile e doversi limitare a indagare eventuali sintomi di improbabili malattie infettive. Faccio fatica a spiegare la delicatezza di quegli attimi. Bisogna essere veloci e rassicuranti. Furbi e precisi. Perché lo sbarco è uno dei momenti decisivi dell’intera tratta dei migranti. Quello in cui, spesso, si regolano i conti tra passeggeri e scafisti. Quello in cui si rinsalda il vincolo tra chi ha pagato – o ha promesso soldi – per fare il viaggio e il suo «protettore». E tu sei lì, a controllare che nessuno abbia la scabbia, a cercare macchie sul palmo della mano, ombre sul fondo degli occhi. Occhi smarriti che non hanno niente da raccontare se non l’inferno che hanno attraversato, i figli che hanno visto morire, la fame che hanno avuto. Quelle persone dopo essere fuggite da città in guerra e attraversato deserti pericolosi, dopo mesi o anni di detenzione nei lager e la traversata nel Mediterraneo, non sanno più dove si trovano e spesso nemmeno più dove stanno andando. Non sanno se l’uomo che adesso gli prende la mano per controllarla li sta per condannare, per rapinare, o vuole solo dargli un antibiotico.”

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