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17 ott 2010

Mille volte amore - La madre

Mi chiamo Karen. Ho quarantaquattro anni, sono seduta davanti a Ellen. Ellen ha quattordici anni, ha un viso molto bello, degli occhi verde acqua ed i capelli neri come la pece, lisci e lunghi che lo incorniciano come un quadro. E’ seduta in punta alla sedia quasi come se fosse lì provvisoriamente e vorrebbe scappare, sono sicura. Indossa un pullover enorme su un corpicino piccolo che forse veste una taglia trentasei. Due gambette tremanti si intravvedono dai pantaloni elasticizzati. Me l’ha portata lì Sarah, sua madre, trent’anni vissuti male. A volte sembrano sorelle, Ellen con il suo sguardo sfuggente come quello di una vecchia che vorrebbe proteggerti dalle molte cose amare che la vita le ha riservato. Ellen che ha il ghigno un po’ scostante sul suo viso, quella smorfia irriverente di chi non crede più alle favole da un pezzo e ti chiede di non prenderla in giro. Sarah con il suo viso giovane e la personalità esuberante di chi ha la sensazione di aver perso qualcosa della sua infanzia, a causa di quell’esserino che le era cresciuto nella pancia a soli sedici anni.

- Ciao Ellen. Come va?
- Perchè non vieni al dunque?
- Quale sarebbe il dunque?
- Perchè non voglio mangiare, no? E’ per questo che mia madre mi ha portata da te... giusto?
- Sì... penso sia inutile mentirti...
- Che stupida! Quella donna è infinitamente stupida!
- E’ tua madre, Ellen. E’ normale che sia preoccupata per te...
- Certo... si preoccupa adesso di me...
- E quando avrebbe dovuto preoccuparsi?
- Quando ero piccola e lei non c’era... era sempre assente... io passavo il tempo con i nonni... ero sempre con loro. Lei pensava a divertirsi, ad uscire con gli amici... non stava mai con me...
- E ora?
- Ora non la voglio più...
- E’ per questo che non mangi?
- No.
- E allora perchè?
- Non voglio crescere...
- Non vuoi crescere? Ellen, mi sembra che tu questo non possa sceglierlo... è inevitabile...
- Se non mangio non cresco.
- No, è diverso... se non mangi muori... prima o poi...
- Sarà...
- E perchè non vuoi crescere? Alla tua età è normale essere spaventati. Cosa ti spaventa?
- Devo abbandonare i miei giochi.
- I tuoi giochi? Ma nessuno ti chiede di abbandonarli...
- Sì ma poi non ci gioco più. Le mie bambole...
- Non giochi più?
- Poco, davvero...
- Beh ma è solo un cambio di interessi. Quando avevi due anni giocavi con i lego, magari... poi sono arrivate le bambole, magari adesso un’altra cosa...
- Sì però i grandi non giocano...
- Beh.. forse è vero.. almeno la maggior parte...
- Tutti quelli che conoscono non giocano più e non ridono più. Io voglio continuare a giocare..
- E poi perchè? Non sarà l’unico motivo...
- Non so... ecco, se cresco poi credo che nessuno mi aiuti più... mi lasciano a decidere da sola, non mi consigliano, non mi guidano...
- Esempi?
- L’anno scorso. Ho dovuto scegliere io quale scuola frequentare quest’anno.
- Ma è normale che sia una tua scelta... si tratta della tua vita, perchè un altro dovrebbe scegliere per te?
- Ma nessuno mi ha aiutato, nè consigliato...
- Ti sei sentita sola?
- Sì... quando ero piccola erano gli altri a decidere per me... decidevano a che scuola dovevo andare, cosa dovevo indossare, che regali fare e ricevere... I nonni mi aiutavano in tutto...
- E pensi che non ti aiuteranno più?
- Se cresco loro muoiono. E’ naturale... se io cresco prima o poi loro mi lasciano ed allora non ho più nessuno.
- Come nessuno? E tua madre?
- Lasciala perdere. Lei vive nel suo mondo. Io non esisto per lei.
- Non mi sembra. Ti ha portato qui, se non sbaglio.
- Sì, perchè glielo ha implorato mia nonna...
- Ah...Ascolta Sarah... ne hai parlato con tua madre?
- Non ha tempo per me.
- Sei sicura? Glielo hai chiesto?
- No, ma lo so... è inutile...
- Vuoi provare a parlarne qui, davanti a me?
- Non serve...
- Provaci... la chiamiamo?
- Se vuoi...
- Non ti disturba?
- Un po’...
- Allora?
- Sì dai, così vedi che ho ragione.

Mi alzai e chiamai Sarah. Entrò timorosa, come se fosse un esame di quelli nei quali i professori possono essere estremamente indulgenti o estremamente severi, ma tu non lo sai, perchè non hai frequentato le lezioni e quindi non sai cosa aspettarti. E il professore era Ellen.

- Sarah– cominciai con cautela – Ellen mi ha detto che non mangia perchè pensa così di non poter crescere... vero Ellen? – la guardai annuire con gli occhi bassi e continuai perchè non si sentisse in imbarazzo. Sarah mi guardava spaventata... – Ecco, ha paura di perdere i suoi giochi, di perdere i vostri consigli, di perdere voi... Per questo non mangia... vorrebbe fermare il tempo...
- Stai dicendo un mucchio di cazzate, lo sai? – sbottò Ellen guardandomi con due occhi ardenti ed uno sguardo di sfida che fino ad allora non c’era stato – Tu lo sai mamma, vero, perchè non voglio crescere? Lo hai sempre saputo, me lo hai sempre letto negli occhi ed è per questo che ieri hai implorato la nonna di accompagnarci qui, piuttosto che portarmici tu da sola... lo sai, vero?
- Ellen, calmati – intervenni, ma mi zittì immediatamente
- Zitta! Non voglio più finzioni nella mia vita, mamma. Sono stata un peso per te...
- Ellen – cercò di interromperla Sarah – per favore non dire stupidaggini...
- Allora dimmi... quando ho detto la mia prima parola, quando ho camminato per la prima volta eh? Chi c’era a tenermi la mano? Chi c’era a sorreggermi mentre camminavo? Chi mi ha sentito la prima lezione orale? Chi mi portava a danza? Tu, tu avevi sempre qualcos’altro da fare, con le tue amiche, con i tuoi uomini, sempre qualcos’altro. Io ero un peso. Io sono un peso per la tua vita
- Non dire così... Ellen!
- Mamma, io non voglio crescere semplicemente perchè ho paura di diventare come te. Questa è l’unica ragione.

Si infilò un cappotto e uscì dalla stanza. La nonna l’abbracciò e la portò via.
Sarah si fermò a staccarmi un assegno che gentilmente rifiutai. Le lasciai un mio biglietto da visita dove scrissi “Torna, ti aiuto io”, ma vidi mentre usciva che lo strappava e ne spargeva i pezzi nella sala d’attesa. Chiuse la porta e si voltò un attimo a guardarmi: solo allora mi accorsi che piangeva.

Non la vidi mai più. Seppi solo dopo molto tempo che se n’era andata via e da allora Ellen, la piccola cara Ellie, aveva trovato la serenità.

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