Estratto
dal Capitolo IX

Tutto,
tutto quello che ho fatto nella vita mia l'ho fatto per te, Rosine'. I
commerci, la casa, il rispetto degli amici. Tutto. Per i sogni che abbiamo
fatto, stretti vicino al mare, quella sera che ho sentito il sapore della tua
bocca per la prima volta, quel sapore che mi avvelena stanotte, che ci sta la
stessa luna in cielo, che le stelle mute si riuniscono per piangere insieme a
me.
Te
lo ricordi il giorno del matrimonio, Rosine'? Tenevi vent'anni. Non basta il
sole, non basta il mare, non basta il verde della collina che si apre davanti
agli occhi per dire quant'eri bella. Serve il cielo che si specchia nell'acqua
e si rompe in mille scintille che fanno male agli occhi e bene al cuore, e la
montagna calma che riposa e sorveglia, e gli alberi che sventolano fronde come
se volessero applaudire, e la spuma bianca sugli scogli, per dire quant'eri
bella. Le ragazze del quartiere ti vollero fare la corte, la principessa che
diventava regina, un passo dietro di te.
E
quella notte te la ricordi? Con la luna che entrava dalla finestra, la luna che
ci aveva fatto da madrina, la stessa luna. Mi desti la vita, sorridendo sempre
pure nel dolore, la vita, le lacrime della gioia. E pure io piansi, Rosine'.
Mentre tu dormivi abbracciata e felice, con il mezzo sorriso in faccia della
donna che eri diventata. Mentre io inseguivo la paura del futuro. Quando uno è
troppo felice piange, Rosine'.
A
che serve l'amore, Rosine'?
Una
sera, al ritorno dalla dfatica, che non mi reggevo in piedi da quanto ero
stanco, mi hai preso la mano e me l'hai messa sulla pancia. E poi mi hai detto:
a questo serve, l'amore. Io guardai il paradiso in faccia. E mi sentivo il
cuore nelle orecchie, e tum tum tum come la notte vicino al mare a quattordici
anni, e come davanti alla chiesa.
Poi
una notte Rosine' è cominciato il sangue. Il sangue tuo, tanto, mi sembravano
litri e litri, e il letto piangeva sangue fino a terra.
Lo
sai quando impazzisci, Rosine'. Lo sai perché dalla testa ti sparisce il
futuro. Guardi avanti, dove prima ci stavano giornate e nottate e mesi e anni,
e non vedi più niente. Dice che è come morire, forse è così. La morte che
cos'è, se non quando ti levano il futuro?
Io è
come se mi fossi ritrovato all'inferno. E di nuovo ho sentito il cuore nelle
orecchie, tum tum tum. Poi il cuore si è fermato.
E
ora non batte più.»
Nessun commento:
Posta un commento