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24 set 2014

La vita davanti a sé - Romain Gary

«Certe volte di padri è meglio averne il meno possibile, date retta alla mia vecchia esperienza e come ho già avuto l’onore, per dirla come il signor Hamil, l’amico del signor Victor Hugo, che non potete non conoscere anche voi. E non mi guardate così, dottor Katz, perché non sto per fare una crisi di violenza, non sono mica psichiatrico, e non sono ereditario, non ammazzerò la puttana di mia madre perché l’hanno già fatto. Dio accolga il suo culo, che ha fatto tanto bene sulla terra, e vi mando a fanculo tutti quanti, eccetto Madame Rosa, che è l’unica cosa che ho amato qui e non la lascerò diventare campione mondiale dei vegetali per far piacere alla medicina e quando scriverò i miserabili dirò tutto quello che voglio senza ammazzare nessuno, perché tanto fa lo stesso e se voi non foste un vecchio giudeo senza cuore ma un vero ebreo con un vero cuore al posto dell’organo, fareste una buona azione e abortireste Madame Rosa subito per salvarla da questa vita che le è stata affibbiata da un padre che non sa nemmeno chi è e che non ha nemmeno la faccia tanto si nasconde e non è nemmeno permesso rappresentarlo perché c’è tutta una mafia per impedirgli di farsi prendere e questa è criminalità, Madame Rosa e la condanna di quegli stronzi di medici per rifiuto di assistenza...»


Lui è Momò, Mohammed, un ragazzino musulmano che vive con Madame Rosa nel quartiere Belleville di Parigi, in un appartamento al sesto piano. Madame Rosa è una prostituta ebrea reduce da Auschwitz, che raggiunta una certa età per sopravvivere si occupa dei figli che le altre prostitute non possono mantenere per legge. Vari personaggi si alternano intorno a loro: Monsieur N’Da Amédée, protettore di prostitute, Nadine, una donna che si intenerisce per Momò e gli propone di andare a vivere con la sua famiglia, il dottor Katz, ebreo, medico di famiglia e i tanti coinquilini dello stabile nel quale Momò vive, il signor Hamil, un vecchio ebreo, insegnante di vita per il piccolo Momò. Giornate una dopo l’altra si susseguono. Momò cerca di vivere, di imparare, nella segreta speranza che sua madre torni, o che qualcuno lo adotti, come accade per i suoi due compagni Banania e Moïse. Un giorno suo padre bussa alla porta di Madame Rosa. E’ un vecchio appena uscito di prigione, rinchiuso per aver ucciso la moglie, madre di Momò. In quella conversazione tra suo padre e Madame Rosa Momò scopre due verità. La prima è che è più grande dell’età che Madame Rosa gli aveva detto di avere. La seconda è che Madame Rosa gli vuole bene, al punto da avere paura di perderlo e sperare che potesse rimanere con lei sentendosi ancora un bambino di dieci anni. Madame Rosa è anziana e il suo stato peggiora. Il suo peggior incubo è quello di essere tenuta in vita artificialmente e si fa promettere da Momò che non la farà portare in ospedale. Così, quando muore, Momò la porta in cantina, dove Madame Rosa aveva costruito il suo “angolo ebreo” e rimane lì, stravolto dal pianto, finché i vicini non se ne accorgono.

 
La vita davanti a sé (titolo originale: La vie devant soi) è un romanzo dello scrittore lituano naturalizzato francese Romain Gary, scritto sotto lo pseudonimo di Émile Ajar. Pubblicato il 14 settembre 1975 da Mercure de France, ha ottenuto il premio Goncourt nello stesso anno malgrado Gary avesse già vinto lo stesso premio quasi vent’anni prima con Le radici del cielo. Nel 1977 è stato trasposto nell'omonimo film

 
Le pagine di questo libro si rincorrono l’una dopo l’altra, con la freschezza del racconto in prima persona di Momò, alternandosi tra la scoperta del mondo degli adulti, un mondo strano, incomprensibile a tratti, e la coscienza che per lui il destino ha riservato “la vita”, non “la felicità”. Temi importanti quali le persecuzioni contro gli ebrei, la vita degli emarginati, l’eutanasia, si rincorrono nelle parole di un bambino che ha tanto da raccontare e che sogna di scrivere “I miserabili”, come Victor Hugo. Un bambino che si accorge che la bellezza non è un fatto fisico, ma qualcosa di emotivo che deriva dagli occhi con cui guardi le persone. Un bambino che rifiuta le leggi degli adulti, come quella sull’eutanasia, perché contraria al principio di autodeterminazione dei popoli, e arriva a chiedersi se una legge che impedisce a qualcuno di disporre di se stesso non sia assimilabile alle leggi di Norimberga.
Bello da morire. Fresco come l’innocenza di quello sguardo sul mondo, terribile come le verità che si dispiegano in quelle pagine. Da leggere. Assolutamente.

 
Citazioni

 
Essi hanno detto: "Sei diventato pazzo per Colui che ami".
Io ho detto: "La vita ha sapore solo per i pazzi".
Yafi's, Raudh al rayahin

«Sessant'anni fa, quand'ero giovane, ho incontrato una ragazza che mi ha amato e che ho amato anch'io. È andata avanti per otto mesi, poi lei ha cambiato casa, e io me ne ricordo ancora sessant'anni dopo. Le dicevo: "Non ti dimenticherò." Passavano gli anni e io non la dimenticavo. Certe volte avevo paura perché avevo ancora molta vita davanti a me, e che promessa potevo mai fare a me stesso, io povero uomo, se è Dio che tiene in mano la gomma da cancellare? Adesso però sono tranquillo. Non dimenticherò Djamila. Mi resta poco tempo, morirò prima.»

«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
Non ha risposto. Ha bevuto un po' di tè alla menta che fa bene alla salute. Da un po' di tempo il signor Hamil portava sempre una jellaba grigia, per non farsi trovare in giacca al momento della chiamata. Mi ha guardato ed è rimasto in silenzio. Doveva pensare che ero ancora vietato ai minori e che c'erano delle cose che non dovevo sapere. A quel tempo dovevo avere sette anni o forse otto, non ve lo posso dire con precisione perché non sono stato datato, come saprete quando ci conosceremo meglio, se trovate che ne vale la pena.
«Signor Hamil, perché non mi rispondete?»
«Sei molto giovane, e quando si è molto giovani ci sono delle cose che è meglio non sapere.»
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
«Sì» ha detto, e ha abbassato la testa come se si vergognasse.
Mi sono messo a piangere.

«Se c'è una cosa che so fare è correre. Non se ne può mica fare a meno nella vita.»

 
«Io credo che sono gli ingiusti quelli che dormono meglio, perché se ne fregano, mentre i giusti non possono chiudere occhio e si fanno sangue marcio per tutto.»

 
«È sempre negli occhi che la gente è più triste.»

 
«Ho notato spesso che la gente riesce a credere in quello che dice. Le serve per vivere.»

 
«È il mio cantuccio ebreo, Momò. Mi ci vado a nascondere quando ho paura.»
«Paura di cosa, Madame Rosa?»
«Non c’è bisogno di motivi per aver paura, Momò.»
Questa non me la sono mai dimenticata, perché è la cosa più vera che ho mai sentito dire.»

 
 «In una persona i pezzi più importanti sono il cuore e la testa ed è per questo che bisogna pagarla più cara. Se si ferma il cuore, non si può continuare come prima e se la testa si stacca del tutto e non gira più bene, la persona perde i suoi attributi e non gode più della vita. Io penso che per vivere bisogna mettercisi molto presto perché dopo si perdono tutte le forze e regali non te ne fa nessuno.»

 
«Io non ci tengo tanto a essere felice, preferisco ancora la vita. La felicità è una bella schifezza e una carogna e bisognerebbe insegnarle a vivere. Non siamo della stessa razza io e lei, e a me non me ne frega niente. Fino adesso nonho mai fatto politica perché c’è sempre qualcuno che ne approfitta, ma la felicità, ci dovrebbero essere delle leggi per impedirle di fare la carogna»

 
«Mi sono fermato davanti a un cinema, ma era un film vietato ai minori. C’è perfino da ridere quando si pensa alle cose che sono vietate ai minori e a tutte le altre cui hanno diritto. La vita non è mica una faccenda per tutti quanti.»

 
«Adesso che ci penso, trovo che era molto bella, Tutto dipende da come uno pensa a qualcuno.»
 

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