
Lui è Momò, Mohammed, un
ragazzino musulmano che vive con Madame Rosa nel quartiere Belleville di
Parigi, in un appartamento al sesto piano. Madame Rosa è una prostituta ebrea
reduce da Auschwitz, che raggiunta una certa età per sopravvivere si occupa dei
figli che le altre prostitute non possono mantenere per legge. Vari personaggi
si alternano intorno a loro: Monsieur N’Da Amédée, protettore di prostitute,
Nadine, una donna che si intenerisce per Momò e gli propone di andare a vivere
con la sua famiglia, il dottor Katz, ebreo, medico di famiglia e i tanti
coinquilini dello stabile nel quale Momò vive, il signor Hamil, un vecchio
ebreo, insegnante di vita per il piccolo Momò. Giornate una dopo l’altra si
susseguono. Momò cerca di vivere, di imparare, nella segreta speranza che sua
madre torni, o che qualcuno lo adotti, come accade per i suoi due compagni
Banania e Moïse. Un giorno suo padre bussa alla porta di Madame Rosa. E’ un
vecchio appena uscito di prigione, rinchiuso per aver ucciso la moglie, madre
di Momò. In quella conversazione tra suo padre e Madame Rosa Momò scopre due
verità. La prima è che è più grande dell’età che Madame Rosa gli aveva detto di
avere. La seconda è che Madame Rosa gli vuole bene, al punto da avere paura di
perderlo e sperare che potesse rimanere con lei sentendosi ancora un bambino di
dieci anni. Madame Rosa è anziana e il suo stato peggiora. Il suo peggior
incubo è quello di essere tenuta in vita artificialmente e si fa promettere da
Momò che non la farà portare in ospedale. Così, quando muore, Momò la porta in
cantina, dove Madame Rosa aveva costruito il suo “angolo ebreo” e rimane lì,
stravolto dal pianto, finché i vicini non se ne accorgono.
La
vita davanti a sé
(titolo originale: La vie devant soi)
è un romanzo dello scrittore lituano naturalizzato francese Romain Gary,
scritto sotto lo pseudonimo di Émile Ajar. Pubblicato il 14 settembre 1975 da
Mercure de France, ha ottenuto il premio Goncourt nello stesso anno malgrado
Gary avesse già vinto lo stesso premio quasi vent’anni prima con Le radici del
cielo. Nel 1977 è stato trasposto nell'omonimo film
Le pagine di questo
libro si rincorrono l’una dopo l’altra, con la freschezza del racconto in prima
persona di Momò, alternandosi tra la scoperta del mondo degli adulti, un mondo
strano, incomprensibile a tratti, e la coscienza che per lui il destino ha
riservato “la vita”, non “la felicità”. Temi importanti quali le persecuzioni contro
gli ebrei, la vita degli emarginati, l’eutanasia, si rincorrono nelle parole di
un bambino che ha tanto da raccontare e che sogna di scrivere “I miserabili”,
come Victor Hugo. Un bambino che si accorge che la bellezza non è un fatto
fisico, ma qualcosa di emotivo che deriva dagli occhi con cui guardi le
persone. Un bambino che rifiuta le leggi degli adulti, come quella sull’eutanasia,
perché contraria al principio di autodeterminazione dei popoli, e arriva a
chiedersi se una legge che impedisce a qualcuno di disporre di se stesso non
sia assimilabile alle leggi di Norimberga.
Bello da morire. Fresco
come l’innocenza di quello sguardo sul mondo, terribile come le verità che si
dispiegano in quelle pagine. Da leggere. Assolutamente.
Citazioni
Essi hanno detto: "Sei diventato
pazzo per Colui che ami".
Io ho detto: "La vita ha sapore solo per i pazzi".
Yafi's, Raudh al rayahin
«Sessant'anni fa, quand'ero giovane, ho incontrato una ragazza che mi ha amato e che ho amato anch'io. È andata avanti per otto mesi, poi lei ha cambiato casa, e io me ne ricordo ancora sessant'anni dopo. Le dicevo: "Non ti dimenticherò." Passavano gli anni e io non la dimenticavo. Certe volte avevo paura perché avevo ancora molta vita davanti a me, e che promessa potevo mai fare a me stesso, io povero uomo, se è Dio che tiene in mano la gomma da cancellare? Adesso però sono tranquillo. Non dimenticherò Djamila. Mi resta poco tempo, morirò prima.»
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
Non ha risposto. Ha bevuto un po' di tè alla menta che fa bene alla salute. Da un po' di tempo il signor Hamil portava sempre una jellaba grigia, per non farsi trovare in giacca al momento della chiamata. Mi ha guardato ed è rimasto in silenzio. Doveva pensare che ero ancora vietato ai minori e che c'erano delle cose che non dovevo sapere. A quel tempo dovevo avere sette anni o forse otto, non ve lo posso dire con precisione perché non sono stato datato, come saprete quando ci conosceremo meglio, se trovate che ne vale la pena.
«Signor Hamil, perché non mi rispondete?»
«Sei molto giovane, e quando si è molto giovani ci sono delle cose che è meglio non sapere.»
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
«Sì» ha detto, e ha abbassato la testa come se si vergognasse.
Mi sono messo a piangere.
«Se c'è una cosa che so fare è correre. Non se ne può mica fare a meno nella vita.»
Io ho detto: "La vita ha sapore solo per i pazzi".
Yafi's, Raudh al rayahin
«Sessant'anni fa, quand'ero giovane, ho incontrato una ragazza che mi ha amato e che ho amato anch'io. È andata avanti per otto mesi, poi lei ha cambiato casa, e io me ne ricordo ancora sessant'anni dopo. Le dicevo: "Non ti dimenticherò." Passavano gli anni e io non la dimenticavo. Certe volte avevo paura perché avevo ancora molta vita davanti a me, e che promessa potevo mai fare a me stesso, io povero uomo, se è Dio che tiene in mano la gomma da cancellare? Adesso però sono tranquillo. Non dimenticherò Djamila. Mi resta poco tempo, morirò prima.»
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
Non ha risposto. Ha bevuto un po' di tè alla menta che fa bene alla salute. Da un po' di tempo il signor Hamil portava sempre una jellaba grigia, per non farsi trovare in giacca al momento della chiamata. Mi ha guardato ed è rimasto in silenzio. Doveva pensare che ero ancora vietato ai minori e che c'erano delle cose che non dovevo sapere. A quel tempo dovevo avere sette anni o forse otto, non ve lo posso dire con precisione perché non sono stato datato, come saprete quando ci conosceremo meglio, se trovate che ne vale la pena.
«Signor Hamil, perché non mi rispondete?»
«Sei molto giovane, e quando si è molto giovani ci sono delle cose che è meglio non sapere.»
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
«Sì» ha detto, e ha abbassato la testa come se si vergognasse.
Mi sono messo a piangere.
«Se c'è una cosa che so fare è correre. Non se ne può mica fare a meno nella vita.»
«Io credo che sono gli
ingiusti quelli che dormono meglio, perché se ne fregano, mentre i giusti non
possono chiudere occhio e si fanno sangue marcio per tutto.»
«È sempre negli occhi che la gente è più
triste.»
«Ho notato spesso che
la gente riesce a credere in quello che dice. Le serve per vivere.»
«È
il mio cantuccio ebreo, Momò. Mi ci vado a nascondere quando ho paura.»
«Paura di cosa, Madame Rosa?»
«Non
c’è bisogno di motivi per aver paura, Momò.»
Questa non me la sono mai dimenticata,
perché è la cosa più vera che ho mai sentito dire.»
«Io non ci tengo tanto
a essere felice, preferisco ancora la vita. La felicità è una bella schifezza e
una carogna e bisognerebbe insegnarle a vivere. Non siamo della stessa razza io
e lei, e a me non me ne frega niente. Fino adesso nonho mai fatto politica
perché c’è sempre qualcuno che ne approfitta, ma la felicità, ci dovrebbero
essere delle leggi per impedirle di fare la carogna»
«Mi sono fermato
davanti a un cinema, ma era un film vietato ai minori. C’è perfino da ridere
quando si pensa alle cose che sono vietate ai minori e a tutte le altre cui
hanno diritto. La vita non è mica una faccenda per tutti quanti.»
«Adesso che ci penso,
trovo che era molto bella, Tutto dipende da come uno pensa a qualcuno.»
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