Quel mondo così racchiuso in me stessa diventò il mio inferno. Tormenti, rimorsi, sensi di colpa, nostalgie. Tutto si affollava nella mia mente, pensieri, sentimenti, giudizi, accuse e difese. Ma non trovavo risposte, perché le domande erano a me sconosciute.
C’erano solo molta confusione e contraddizione, un senso di oppressione e di vuoto, la voglia di fuggire via e quella di rannicchiarmi in un angolo, la voglia di uscire da lì per vivere e quella di annullarmi morendo.
Morire, quante volte mi ha sfiorato la mente quel desiderio di chiudere gli occhi e non doverli più riaprire. Ma il nuovo giorno tornava, la luce si infiltrava dispettosa attraverso le grate, e mi sentivo impotente, non potevo fermarla, né oscurarla. C’era qualcosa che non dipendeva da me e io, che ero riuscita a controllare sempre tutto della mia vita, dovevo abituarmi e accettare che non tutto poteva essere nelle mie mani.
Shared, di Carla Pavone
Foto: Piedra.jpg (magfest.it)
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