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10 mar 2015

Shared, di Carla Pavone

Quel mondo così racchiuso in me stessa diventò il mio inferno. Tormenti, rimorsi, sensi di colpa, nostalgie. Tutto si affollava nella mia mente, pensieri, sentimenti, giudizi, accuse e difese. Ma non trovavo risposte, perché le domande erano a me sconosciute.
C’erano solo molta confusione e contraddizione, un senso di oppressione e di vuoto, la voglia di fuggire via e quella di rannicchiarmi in un angolo, la voglia di uscire da lì per vivere e quella di annullarmi morendo.
Morire, quante volte mi ha sfiorato la mente quel desiderio di chiudere gli occhi e non doverli più riaprire. Ma il nuovo giorno tornava, la luce si infiltrava dispettosa attraverso le grate, e mi sentivo impotente, non potevo fermarla, né oscurarla. C’era qualcosa che non dipendeva da me e io, che ero riuscita a controllare sempre tutto della mia vita, dovevo abituarmi e accettare che non tutto poteva essere nelle mie mani.
 
Shared, di Carla Pavone
Foto: Piedra.jpg (magfest.it)

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