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5 mar 2013

Il sorriso imperfetto - Capitolo 22

“Conosco questa musica...”
Il pensiero le trafisse il cuore.
Immobile tra le lenzuola fresche che odoravano di sapone di marsiglia, Lisa provò ancora una volta a concentrarsi sulla mano. Voleva fare un cenno a Viola, chiederle di alzare un po’ il volume perchè la musica le giungeva da lontano, come se lei fosse in un’altra stanza o come se fosse all’interno di un nido ovattato.
Cominciava dolcemente lungo le note di un pianoforte e il sax attaccava con le sue strazianti melodie che le entravano nel cuore. La conosceva, le ricordava un locale buio e fumoso. Era un ricordo perso nella nebbia di notti milanesi, quella nebbia che le ispirava soltanto tristezza e desolazione, che la svuotava di tutto e la faceva sentire come uno straccio appeso in balia del vento freddo, umido di lacrime non piante, scosso da rabbia e desiderio di qualcosa che non riusciva più nemmeno a desiderare. A terra. Fusa. Sciolta da un acido. Trasfigurata. Quella musica era il ricordo di un naviglio umido, con la pioggia che le rigava il viso, nascondendosi tra le lacrime, con le mani appoggiate alla fredda ringhiera che la separava dall’acqua melmosa e ghiacciata, nella quale aveva voglia di tuffarsi.
Riconosceva il dolore, quella linea continua ed ininterrotta che aveva attraversato la sua vita, soffocata da pochi momenti di gioia, una gioia effimera che si perdeva sempre, appena cominciata. Riconosceva l’amore dietro il dolore, quell’amore che aveva sempre cercato, che si era illusa di aver trovato in tanti uomini, a volte l’uno dopo l’altro, amati su letti sconosciuti, nella perversione di un istinto che l’aveva spinta a ricominciare ancora, dopo ciascun fallimento, senza mai imparare. “Le storie finiscono. Tutte le storie finiscono.” Si diceva per consolarsi, per appoggiare quelle lacrime alla realtà. Ma quando le storie finiscono, si resta lì appesi per un po’, prima di tornare alla realtà.
Tutte le storie finiscono. Che siano film, libri, storie d’amore. Finiscono sempre, in un modo o nell’altro. L’importante è lasciare che quella parte di noi che è stata coinvolta nella storia, e con essa ha gioito e sofferto, resti con essa per sempre e non ci segua. Se ci segue, ci farà molto male, per sempre. Se riusciamo a lasciarla lì, forse, e riusciamo a guardarla attraverso un vetro, o incorniciata come in una fotografia che non ci appartiene,farà meno male. Ma farà sempre e comunque male. Male. Per sempre.
 
 
306 years by MorganElfan.jpg
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