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14 mag 2013

Che tu sia per me il coltello (Yair) - David Grossman

16 aprile


Sentivo che stavo finalmente facendo lo sbaglio giusto.

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Già sento il gelo dell’errore – un altro errore da buffone, così di certo ti sembrerà. Quest’uomo getta in aria tutto quello che ha e, naturalmente, tutto ricade a terra intorno a lui. Non fa niente, la gente ama i buffoni, così mi hanno insegnato un paio dei miei grandi maestri. [...] Ma con te non mi comporto in modo logico: solo in modo follemente logico. E non voglio nemmeno aspettare, perché il tempo con te è diverso. E’ circolare, e ogni momento si trova esattamente alla stessa distanza dal centro. Non mi scuso neppure se ti ho messo in imbarazzo. La nostra non è una conversazione da salotto. Con te, ritrarsi è un delitto.
 

16-17 aprile


iStock_000018867660Small.jpg (net)

Sai invece quando ho provato una stretta al cuore? Quando hai descritto te stessa per eliminare qualsiasi dubbio e, chissà perché ti sei riassunta in una sola frase, oltretutto tra parentesi (“piuttosto alta, capelli lunghi, ricci e ribelli, occhiali”).
Se è davvero così che ti senti, se ti senti tra parentesi, permettimi allora di infilarmici dentro, e che tutto il mondo ne rimanga fuori, che sia solo l’esponente al di fuori della parentesi e ci moltiplichi al suo interno.
 
 
 
 
 
 
 

21 aprile

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Hai una bocca affamata, Myriam – dimmi se qualcuno te l’ha già detto e troverò subito un’altra parola. Non sono disposto ad infangarmi nelle parole degli altri.

Il tuo viso era senza veli, in quel momento, non avevo mai visto un adulto così nudo sotto la pelle. Si vedeva come ogni emozione ti si rispecchi subito sul volto. Era evidente fino a che punto sei incapace di nascondere, e quanto tutto ciò sia pericoloso. Ma dov’eri quando la vita ce lo ha insegnato?
 

22 aprile

Credo che all’improvviso tu l’abbia capito: se smetti di scrivermi, solo perché ci sono momenti in cui io ti faccio impazzire, non te lo perdonerai per tutta la vita.
 

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Vedi, Myriam, continuo a rileggere la tua lettera. Forse non oso capire fino in fondo ma mi sembra che ci sia scritto, con la tua minuscola scrittura, che di sicuro, se tu mi voltassi le spalle prima di avermi veramente incontrato, sentiresti di aver rinnegato il tuo vero io.
 
E io so, non c’era bisogno di spiegarlo, che questo tuo “vero io” non ha nulla a che vedere con me, è qualcosa di completamente tuo, e forse addirittura, come hai detto, la “Cosa” più importante per te. Ma io leggo anche quello che hai aggiunto sotto con una grafia strana: a volte provi un brivido scoprendo come un estraneo riesca a notare, con un solo sguardo, questa “Cosa” e, senza conoscerti, chiamarla per nome.
 

28 aprile


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Non ti telefonerò, per un motivo di “sicurezza nei contatti” (qualcuno potrebbe essere in casa e sentire) ma soprattutto perché anche la voce potrebbe essere troppo reale per l’illusione che voglio creare fra noi, fatta solo di parole scritte. La voce potrebbe trafiggere quest’illusione e a quel punto vi finirebbe dentro la realtà con i suoi dettagli, i numeri, le sue molecole piccole e sudate. La realtà ci incatenerebbe. In un attimo tutta questa accozzaglia irromperebbe come un’ondata gigantesca, spegnendo ogni fiammella. Perché non vuoi capire?
 
 
 

7 maggio

Finalmente.
Ero già disperato, mi ero quasi dato per vinto.

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Peccato solo che abbiamo sprecato più di un mese – no, hai ragione tu, non l’abbiamo “sprecato”. Non dobbiamo rinunciare a niente, né pentirci. Ora (un po’ in ritardo, naturalmente) inorridisco per il mio egocentrismo: non mi ha nemmeno sfiorato il pensiero di tutto quello a cui devi rinunciare per avvicinarti a me e avere fiducia in me alle condizioni che ti pongo. Ero così entusiasta di te che ero certo di poter fondere tutto: la logica, le circostanze della vita, perfino le nostre personalità... E’ davvero sorprendente, Myriam, solo ora mi rendo conto di quanto sia sorprendente la tua decisione (una decisione perentoria, ti immagino con le labbra e il mento in fuori!) di gettare le motivazioni logiche nel pozzo più profondo di Beit-Zeit e di porre la tua anima nel palmo della mia mano.
La mia mano che non conosci, e che ora trema un poco per la responsabilità che si è assunta.
 

7 maggio

Mi verrebbe da chiederti che bisogno hai di mequando hai qualcuno con cui parlare, di qualunque umore tu sia, uno che ti sta sempre vicino quando cadi nel tuo pozzo di Giuseppe, abbandonata da tutti.

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Credi che un giorno potrai raccontare anche a me cosa si prova a stare lì?
E chi ti getta giù con tanta facilità? (Ancora e ancora e ancora). E chi ti nega una mano per farti uscire?
E cosa ti succede nei giorni “maledetti”(hai usato intenzionalmente questa parola?) in cui ti senti come il pozzo dopo che anche Giuseppe l’ha lasciato?
Strano, vero? Non so proprio a cosa tu ti riferisca, forse chiamiamo “Giuseppe” e “pozzo” cose completamente diverse. Ciononostante, a volte, ripeto ad alta voce una tua frase o solo una sequenza di parole, e sento sfilacciarsi una cucitura interna, l’imbastitura dell’anima.
Scrivi, racconta, ogni giorno sprecato è un delitto.
 
Foto: www.deviantart.com (ad eccezione di quella indicata "net")

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