A volte, per superare i ricordi, basta il cammino quotidiano sottopelle della vita.
Alcuni lo trovano velocemente, altri con difficoltà.
Alcuni non lo trovano mai.
"le ore non sono tutte ubbidienti all’orologio: ce ne sono di anarchiche, riempite di cose all’inverosimile o lasciate stagnare in una notte di sonno impossibile.”
"Vorrei parlare con tutte le persone che incontro. Chiedere perché sono qui, cosa cercano, ammesso che cerchino qualcosa. Forse, come me, cercano qualcuno. Qualcuno da cui allo stesso tempo fuggono. Perché così faccio io: ti vengo a cercare, per farti andar via."
"Questa donna che per età è più vicina a mia madre che a me, e che ha qualcosa che mi attira. Non so dire in che modo. Come se avesse un vento, dentro lo sguardo apparentemente fermo, che completa qualcosa che sto cercando. Perché spesso i dolori degli altri circoscrivono i nostri, arginandoli.”
"L’amore è una benedizione, almeno credo. Anche se Frida ha ribattuto che sa essere pure una iattura. Comunque sia è un sortilegio, e noi siamo dei bambini stupidi che gettano in cantina il loro giocattolo migliore per la paura di usarlo e romperlo. L’innamoramento è uno strappo, non una cucitura. Quelle sono per i sarti e per chi s’accontenta. Non si ama per convenienza, ma nonostante. Nonostante l’età, la religione, l’appartenenza. La distanza. L’amore non è amore se non c’è un nonostante da circumnavigare."
"Perché sempre le tornava in mente la frase di Cesare Pavese: «A che serve passare dei giorni se non si ricordano?»."
"«Crescendo, ho capito quale sarebbe diventata la mia vera vocazione: i libri. Ne ho studiati tanti a scuola, ma non mi sono piaciuti da subito. Ho cominciato ad amarli più tardi, quando nelle parole seminate tra le pagine ho trovato un modo mio di stare al mondo. Come se leggere mi saziasse una sete e la alimentasse allo stesso tempo. Ogni libro mi faceva il solletico in qualche posto diverso e riconoscevo pensieri che non sapevo d’avere. I miei pensieri in mezzo a quelli degli altri: non è un prodigio? Faccio spesso un gioco, penso una domanda e apro il volume che sto leggendo a una pagina a caso per avere la risposta: i libri si lasciano interrogare. Ho lavorato per anni in una biblioteca e anche tra le mura asettiche di quelle stanze era come stare in un giardino. Così sono diventata la più grande viaggiatrice tra quanti non si muovono mai.»"
"Fare incontrare un racconto con una persona che ha bisogno di ascoltarlo è come farlo uscire dalle pagine e renderlo utile sul serio, farlo esistere un’altra volta. Dargli la vita che conta di più: fuori dalla carta e dentro la vita. È come consegnare una lettera: non è meno utile che scriverla.»"
"Tutte le cose hanno una fine, ma quasi mai ci si pensa. Ci sono periodi però che hanno la data di scadenza segnata bene in evidenza, come il prezzo sopra certi detersivi. Forse per questo sembrano tanto perfetti da risultare irreali: perfezione e realtà non vanno quasi mai d’accordo."
"«Oggi il colore dei tuoi occhi è diverso» disse lui un giorno senza nuvole. «Lo so, cambiano con la luce.» «Allora i tuoi occhi sono dell’umore del cielo.»"
"Vivo in Italia da quindici anni e vado a Santiago per mandare via un dolore. Provo a lasciarlo dietro, sotto una pietra, tra le crepe di un muro. L’impresa di pulizie dove lavoravo mi ha lasciata a casa: sono finiti i soldi. Prima di cercare altro, ho deciso di fare il Cammino. Nel mio Paese, in Siria, ero insegnante. Ma il lavoro non c’era e la fame dei miei figli mi ha fatto partire. Li ho lasciati tutti e due a mia madre, perché sono vedova. Li ha cresciuti lei. Ci sentivamo al telefono e gli mandavo i soldi ogni mese. Così, se proprio non ero felice, provavo. Facevo finta e a forza di fare finta, alla fine, sembrava vero. Però un anno fa ho perso tutto. Anche i ricordi. Non ne ho quasi più, anche se penso e penso. Conosco a stento i dati che ci stanno sulla mia carta d’identità, poi basta. Succede così quando ti muoiono i figli. Loro sono il patto che fai con la vita: prenditeli, a me lasciami indietro, divento volentieri concime, in cambio del loro futuro. La loro carne, e quella dei figli loro, e dei figli dei figli, mi porterà a spasso per l’eternità, quando di me la terra non saprà più nulla. Così, doveva essere. Non dovevano finire sotto una barca capovolta, con il mare addosso. Dovevano avere il cielo per tetto, non assi di legno e sale. Negli ultimi anni ho avuto soltanto lettere e foto. Molte fuori fuoco, loro due a fare giochi da bambino e dopo in posa a fare ciao con la mano per un saluto a mamma. Nelle ultime foto, da ragazzi, avevano sguardi di orgoglio e le mani sempre in tasca. Adesso nelle tasche hanno sassi, pesci e conchiglie. Ho pregato ogni notte, da quando sono partita, di riaverli con me. Me li ha ridati la risacca. Forse non ho pregato bene, forse Dio non parla la mia lingua. L’ultimo messaggio l’ho avuto dal telefono del piccolo. Diceva più o meno così: “Mamma il viaggio va bene, dopo ci vediamo”. Non sono sicura che erano quelle le parole, non l’ho cancellato, non l’ho mai riletto. Dimenticherò che è lì, come ho dimenticato il resto. Faccio questo cammino perché non so che altro fare. Quello che vorrei, è riuscire a perdonare a Dio di aver preso i miei figli e non me. Ciao pellegrino che segui, ti auguro di non dover avere mai paura della solitudine e del mare. A metà della lettura la voce di Frida si incrina e sul finale è una diga che erompe, le ultime parole non le comprende nessuno."
"Scrive Calvino: «L’orizzonte è deserto, non ci sei che tu. Tu sei l’orso e la grotta. Perciò io sto ora accucciata tra le tue braccia, perché tu mi protegga dalla paura di te». Lo faccio anch’io, a tua insaputa: allarga le braccia!"
"Non è mai stupido fare quello che sentiamo di dover fare, anche se non è esattamente razionale. Lo stomaco sa molte più cose della ragione»."
"«È strano, ci sono amori che a sentirli raccontare sembrano perfetti.» «Non farti ingannare: la perfezione appartiene solo agli amori finiti. Per questo, gli amori imperfetti valgono molto di più.»"
"Qualcuno dice che camminare aiuti a pensare. Io credo sia vero il contrario: camminare aiuta a smettere di farlo, sgombera la mente come una mareggiata pulisce la spiaggia. Sulla sabbia levigata restano solo poche cose, quelle che le onde restituiscono dopo che la marea te le ha strappate. Sono consumate dal lavorio dell’acqua, scolorite dal sale. Ora comincio a capire quali sono le mie, cosa sopravvive di questa sarabanda che è stata la mia vita fin qui."
"ti sto portando tutte le notti al largo, per nasconderti sotto un’onda. La mia barca è piccola e con la vela storta, e ogni volta conosco l’azzardo del non ritorno. Che poi non farebbe molta differenza, perché dopo ogni ormeggio, all’alba, mi raggiungi sulla battigia, o perfino mi precedi. Come se nemmeno avessi provato a sfidare il mare per dimenticarti."
"Il problema è che non so che fare di questa nostalgia. Siamo stati insieme così poco rispetto a tutto il tempo che passo a pensarti, che ho quasi finito i ricordi. Sono lisci e consumati, a forza di rigirarmeli tra le mani in controluce, per guardarli da tutte le parti, per cercare tra le pieghe e negli angoli più stretti qualcosa che mi era sfuggito.”
"Ha scritto Irène Némirovsky: «Amare e non essere amato, essere a letto e non dormire, aspettare e non veder arrivare, sono tre cose che fanno morire». Fosse così, questa sera sarei morta tre volte."
"la verità sa sempre, sempre, superare la fantasia. Se fosse una sfida misurata in stupore, l’immaginazione perderebbe tutte le gare."
"l’amore a parole di chi è solo ogni tanto al tuo fianco non vale quanto i fatti che si dimostrano con la presenza. Amare è una cosa solida, è un corpo che ti dorme accanto nel letto, un posto a tavola dirimpetto. Ha la concretezza di una moka per due messa sul fuoco al mattino e di due tazze di caffè che nel lavandino tintinnano quando le sciacqui. "
"Perché il Cammino decide più cose di quante non immagini un viandante alle prime armi: che piaccia o no, è un’evidenza con cui il viaggio ti costringe a fare i conti.
[...] Ogni volta è come se lo spirito del Cammino scegliesse per me un punto di osservazione diverso. Perché lui fa questo: ti consegna un messaggio. A suo modo, s’intende. Tu devi soltanto interpretarlo. Come? Metti un passo avanti all’altro, fino a essere, tu stesso, la strada. Quando non distingui più tra te e il sasso sotto le scarpe o il filo d’erba che usi per fischio tra le labbra, sei pronto a capire.
[...] E magari i pensieri che adesso per caso condivido con te, sono un messaggio che ti spetta e che ti sto recapitando. Forse ho attraversato tutta la mia vita fin qui per dirti questo, in questo momento. E la storia che mi hai raccontato, la storia del tuo amore per la donna che insegui, forse è qualcosa che dovevo sapere. A ben pensarci, mi fa sognare di quando avevo meno anni e più vita davanti: un balsamo per il mio animo strapazzato dall’età."
[...] E magari i pensieri che adesso per caso condivido con te, sono un messaggio che ti spetta e che ti sto recapitando. Forse ho attraversato tutta la mia vita fin qui per dirti questo, in questo momento. E la storia che mi hai raccontato, la storia del tuo amore per la donna che insegui, forse è qualcosa che dovevo sapere. A ben pensarci, mi fa sognare di quando avevo meno anni e più vita davanti: un balsamo per il mio animo strapazzato dall’età."
[...] Aveva un’intolleranza all’ingiustizia che non guarisce e per lui ognuno di quei viaggi era aggiungere sale alle piaghe. Ricordo solo che diceva Non sono abbastanza, e lo diceva come se pregasse. Non lo vidi mai più così indifeso, ma la nudità di quella notte mi disse di lui cose che altrimenti non avrei saputo. Vidi come sanguina l’anima di chi si sente addosso il peso dell’impotenza."
"non farti mai fregare da chi ti dice che quello che vedi è tutto quello che esiste. Sono le ombre che precedono il sonno, nel chiaroscuro della sera, quelle che non ingannano.»"
"«Tempo. Dimmi se non è una cosa feroce, il tempo. Se non è una cosa sleale. Non conosco nulla che abbia questo potere, nessuna guerra, nessun amore. Niente ti tiene in pugno come fa lui. Fino a qualche mese fa lo avevo davanti, pieno di incognite, ma pulsante, vitale. Adesso è tutto dietro, dentro i ricordi: li dilata e li deforma fino a renderli spettrali. Mi sbilancia, mi vuole con il culo per terra.»"
"Più mi concentro per metter via, più mi ritrovo ricordi appiccicati dappertutto, come insetti sulla carta moschicida. Solo che quella colla ce l’ho spalmata addosso, e hai voglia a lavarla via…"
"Penso a che faccia farei io, se inciampassi e alzando gli occhi vedessi te, ma davvero. E non come continuo a vederti, fatto di nulla, di nessuna materia che non sia la mia fantasia. Magari sarebbe dentro un bosco e penserei di aver immaginato troppo, mentre indovino la tua figura tra le foglie di un castagno. O forse sarebbe sul margine di un prato, dove la strada si mescola all’erba e tu sedutosu una pietra somiglieresti al miraggio che viene nei deserti a chi cammina con troppa sete e troppa stanchezza. Se capitasse di notte mi arrampicherei nel buio sulle tue spalle, come da bambina facevo con mio padre per acchiappare il cielo, ma stavolta non mi servirebbero scale per toccare le stelle. Dicono che basti volere un cosa a lungo e forte, perché quella sia vera. Se fosse così, tu saresti qui da qualche parte, a pochi passi da me, e non soltanto l’ombra del tuo passaggio."
«Erano tempi in cui tutto era chiaro, preciso, perfettamente definito» raccontò. «Sapevamo dove stava il male e pareva facile poterlo scardinare, lavorarlo dal basso, da dove viene, mordendo alle caviglie per vederlo barcollare. Il male stava al potere, nell’arroganza di un colpo di stato, nell’abisso tra il troppo e il niente. Per noi idealisti studenti di Medicina, il male non era la malattia, che quella è democratica, no, il male stava nella disparità di trattamento tra chi poteva pagare e chi non aveva nemmeno più mani da allungare. Quello c’era in Africa, quello trovavamo nei nostri viaggi allucinati, di troppa luce e poco sonno. Nelle notti passate svegli in alloggi di fortuna ci dicevamo che dottori e farmacisti sono i peggiori spacciatori: cedono dosi di guarigione per denaro. Noi volevamo essere diversi, avevamo sogni smisurati. Avevamo la testa piena di cazzate, certezze e fantasie da mistico. E forse Manuel sognava più forte di tutti. Sognava da stare male e sognava al rovescio: s’ammalava di tutto il male che non poteva guarire.
"«Non gli parli mai?» le chiese. «Perché dovrei. C’è già lui, qui dentro, che non sta mai zitto.»"
"Se un osservatore esterno potesse vedere dall’alto i percorsi delle persone che si cercano (a volte senza saperlo), resterebbe stupito dal numero di volte in cui le loro strade si sfiorano, si incrociano senza notarlo, si perdono per un battito d’ali. Qualcuno lo chiama Caso, qualcun altro Disegno."
"L’altro giorno Frida mi ha domandato se sarei disposta a lasciare tutto per Bruno. Visto che sono passati mesi e non so levarmelo dalla testa, la risposta è sì. Ma dovrebbe essere lui a fare qualcosa per convincermi che ne vale la pena. Invece l’addio che ha pronunciato deve averlo pensato davvero, visto che non mi ha cercata più. Mi avrà dimenticata, tra una semina e un raccolto, sarò finita tra i germogli che non crescono, mangiati da un corvo o uccisi dalla grandine. Se sapessi che non mi ha relegata tra i terreni che si cedono all’incolto, forse lo troverei, il coraggio di andargli alle spalle una notte e mettergli le mani sugli occhi, come per gli scherzi che si fanno tra ragazzini. Aspetterei di vedere che faccia fa quando si scosta i miei palmi dal viso o se riconosce la pelle dall’odore. Qualche volta sogno di farlo, ma lui mi guarda senza sapere chi sono, e mi prende una tristezza… Così provo a ricacciarlo via, ancora e ancora, a ricordare che questo viaggio è per riuscire a sperderlo. Forse la maggior parte degli amori si abbandonano per la paura di tenerli. Non credevo che dimenticare costasse tanta pazienza. Pensavo bastasse volere. Ma l’anima è una cantina che manda fuori i ricordi quando si apre la porta. Basta un colpo di vento, o di tosse, e ceneri di passato straripano in cucina, un mattino, dove stai preparando il caffè. L’anima, lo vedo adesso, è diversa dal corpo e ha leggi sue: non sta dove le dici, come i piedi dentro le scarpe, ma sceglie un vento e si fa portare. È anarchica e non chiede permesso. Perciò mi dispiace, Bruno, se la incontri di notte nei sogni: non basta il guinzaglio che si mette ai cani per tenermela al fianco. Non ci badare, come già fai. Imparerà pure lei, a forza di occhi chiusi che non la lasciano entrare. Scrive Pessoa: «Mi porto addosso le ferite di tutte le battaglie che non ho combattuto». La mia cicatrice sarà un desiderio marcito sottopelle. "
"La grandezza di un uomo sta nella misura in cui riconosce di essere soltanto un uomo.»"
"Rinunciare a vivere è una cosa da idioti. C’è un modo solo per essere morto, ma tanti d’essere vivi.»"
"Penso di aver capito che di questo si tratta, Bruno, di amore. Ma so che non ha forza abbastanza per tutti e due, e io non ho il coraggio che serve per venirti a cercare. L’amore ha denti affilati, e la mia carne non è dura abbastanza. Forse pagheremo la stessa codardia, la pagheremo in sogni stagnanti, in desideri esiliati sul fondo del pozzo, aggrappati a un tuorlo di luna che sbianca. Ci accontenteremo di una tettoia come riparo dai fortunali e dimenticheremo la bellezza definitiva del cielo appena prima che piova. Proverò a lasciarti qui, insieme a questo quaderno che altro non è che una lunga lettera d’amore. Ma sono parole che non servono più, rimarranno tra questi scogli: che se le pigli il vento e gli restituisca la vita libera degli aquiloni scappati di mano ai bambini. Che tornino a essere quello che sono: fiato di fiato."
"Dall’ultimo avamposto in terra di Spagna, questo penso: se fossimo davvero la destinazione l’uno dell’altra, la vita troverebbe il modo."
"Pessoa scrive che: «Solo chi non ha scritto mai lettere d’amore è veramente ridicolo». E io sono d’accordo con lui."
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