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Viola si sedette sconfitta alla scrivania, oramai convinta
che non ci fosse modo di trovare un nome per quegli occhi grigio azzurri che la
guardavano dalla carta scarabocchiata di carboncino. Si soffermò a guardarli
con un pizzico di nostalgia nel cuore, come se le ricordassero qualcosa di
bello e antico del suo passato. Li immaginava dell’azzurro di un mare
tranquillo sotto un cielo grigio che prevede burrasca. Era convinta che dietro
quegli occhi ci fosse la soluzione, ma per lei essi restavano ancora impenetrabili.
Un nome. Un nome per quegli occhi. Era l’unica cosa che desiderava in quel
momento.
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