58 • Canzone di pomeriggio
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Sebbene le tue sopracciglia minacciose ti diano un'aria strana, che non è certo quella d'unn angelo, o strega dagli occhi allettanti, io t'adoro, o mia frivola, mia terribile passione, con tutta la devozione del prete per il suo idolo.
Il deserto e la foresta profumano le tue trecce grevi, il tuo capo ha gli atteggiamenti dell'enigma e del segreto.
Il profumo gira sulla tua carne come intorno a un incensiere; tu incanti come fa la sera, ninfa calda e tenebrosa.
Ah, i filtri più forti non valgono nulla a paragone della tua pigrizia, e tu conosci la carezza che fa rivivere i morti.
I tuoi fianchi sono innamorati della tua schiena e dei tuoi seni, e tu affascini i cuscini con le tue pose languide.
Qualche volta, per calmare la tua ira misteriosa, tu distribuisci con serietà il morso e il bacio;
tu mi strazi, o mia bruna, con il tuo riso canzonatore e poi posi sul mio un occhio dolce come la luna.
Sotto i tuoi scarpini di raso e i tuoi affascinanti piedi di seta, io depongo la mia grande gioia, il mio genio e il mio destino, la mia anima, che tu hai sanato, o colore e luce, esplosione d'ardore nella mia nera Siberia.
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