Garrett si svegliò di soprassalto, senza capire se quell’urlo
era nato nella sua mente o si era intrufolato attraverso le finestre
semiaperte. Si mise a sedere sul letto e al buio si accese una sigaretta. Le
luci della sveglia e il chiarore a tratti della sigaretta illuminavano
debolmente la stanza. Volse lo sguardo alla sua sinistra e vide la donna nuda
al suo fianco, volgare, un po’ sgualdrina, dormire ignara di lui. Ebbe quasi voglia
di svegliarla per cacciarla: era in uno di quei momenti in cui saliva sulla
torre e da lì osservava il mondo e quando lo faceva, desiderava essere da solo.
Gli capitava spesso di rinchiudersi lassù in alto, nell’unico
posto dal quale poteva osservare, tranquillo, il mondo.
Era convinto che la gente fosse vuota e che “perfino le
pozzanghere fossero più profonde” della maggior parte delle persone. Aveva
pochi amici in fondo e del resto della gente non gliene importava molto. Gli
piaceva nascondersi dietro un “ologramma sorridente” che ingannava i più e gli
consentiva di osservarli indisturbato, persi dietro piccoli problemi e così
miseri nel loro arrabbattarsi quotidiano, che li spinge a correre come formiche
in fila indiana, una dietro il solco scavato dall’altra. Non un pensiero in
più, non un cenno di vita superiore. Sputano sentenze perchè giudicare è facile
quando non si ha voglia di pensare: ci si adegua all’apparenza, senza cercare
dietro l’uomo una qualsiasi giustificazione. Piccole bestie che corrono
disperati inseguendo le occasioni perse,
senza rendersi conto che forse dietro un’occasione persa c’è un’opportunità più
grande o ignorando la semplice verità che se si è persa un’occasione è solo
perchè non c’era abbastanza voglia di afferrarla. Bestie al macello, che senza
speranza sfuggono alla loro stessa vita, senza sapere che prima o poi, quella
stessa vita, da qualche parte, riesce ad acchiapparli.
Guardò ancora la donna e l’impulso di cacciarla fu ancora
più forte. Si chiese come aveva potuto permettere che rimanesse da lui, quasi
se ne sentiva infastidito. L’amore semplicemente non gli interessava più da un
pezzo e lei era ben distante dal suscitargli qualche sentimento che avrebbe
potuto volgersi in amore, un po’ volgare nei modi, un po’ puttana nel suo porsi
verso gli altri, un po’ oca negli atteggiamenti... ma, si diceva sempre,
nemmeno se le tiri il collo un’oca può diventar cigno... Non capiva ancora cosa
l’aveva attratta di lei. Forse ci aveva visto qualcosa. Forse era una serata in
cui c’era nebbia e aveva visto male. Forse era sbronzo, o semplicemente era
solo come un cane.
E comunque gli dava fastidio che dormisse affianco a lui. Spense
la sigaretta e se ne andò sul divano. Ne accese un’altra e gli venne in mente l’urlo
che l’aveva svegliato. Non sapeva perchè, ma aveva pensato a Lisa. Avrebbe forse
dovuto cercare Viola e chiederle come stesse sua madre, ma non l’aveva fatto. Non
ne aveva voglia. E allora perchè stava pensando a lei? Di sicuro non era innamorato
di Lisa, nè lo era mai stato: l’amore lo aveva lasciato da qualche parte nel
profondo del suo animo, per paura o chi lo sa. Capita, a volte, nella vita, che
riaffiorino costantemente le paure di errori del passato, antiche ferite ci
allertano e ci rendono simili a prede che avvertono la presenza del cacciatore,
o semplicemente ci lasciamo intimorire dalla paura che l’amore inghiotta il
nostro ordine.
Quando pensava all’amore pensava sempre a Esmeralda, la
zingara dalla bellezza esotica, protagonista di Notre Dame de Paris: era
convinto che la donna rappresentasse l’amore che mette a repentaglio le esistenze
degli uomini, che così alla fine la bruciano, bruciando con lei l’amore che
temono.
Rimase così al buio a canticchiare e fumare, guardando gli
anelli che dalla sigaretta si levavano come nuvole in buffe forme, su verso il
soffitto.
QUASIMODO
Bella... La
parola Bella è nata insieme a lei
Col suo
corpo e con i piedi nudi, lei
Ma sale su
l'inferno a stringere me
Ho visto
sotto la sua gonna da gitana
Con quale
cuore prego ancora Notre Dame
C'è qualcuno
che le scaglierà la prima pietra?
Sia
cancellato dalla faccia della terra!
Volesse il
diavolo, la vita passerei
Con le mie
dita tra i capelli di Esmeralda
FROLLO
Bella, è il
demonio che si è incarnato in lei
Per
strapparmi gli occhi via da Dio, lei
Che ha messo
la passione e il desiderio in me
La carne sa
che paradiso è lei
C'è in me il
dolore di un amore che fa male
E non
m'importa se divento un criminale
Lei che
passa come la bellezza più profana
Lei porta il
peso di un'atroce croce umana
O Notre
Dame, per una volta io vorrei
Per la sua
porta come in chiesa entrare in lei
FEBO
Bella, lei
mi porta via con gli occhi e la magia
E non so se
sia vergine o non lo sia
C'è sotto
Venere e la gonna sua lo sa
Mi fa
scoprire il monte e non l'al di là
Amore,
adesso non vietarmi di tradire
Di fare il
passo a pochi passi dall'altare
Chi è l'uomo
vivo che potrebbe rinunciare
Sotto il
castigo, poi, di tramutarsi in sale?
O
Fiordaliso, vedi, non c'è fede in me
Vedrò sul
corpo di Esmeralda se ce n'è
QUASIMODO,
FROLLO, FEBO:
Ho visto
sotto la sua gonna da gitana
Con quale
cuore prego ancora Notre Dame
C'è qualcuno
che le scaglierà la prima pietra?
Sia
cancellato dalla faccia della terra!
Volesse il
diavolo, la vita passerei
Con le mie
dita tra i capelli d'Esmeralda
Di Esmeralda
FROLLO:
Io so cos'è
la passione
Ma non lo so
se è veleno
Io non so
più cosa sono
E se ragiono
o se sogno
Annego e il
mare è lei
Sento i
sentimenti miei
Che non ho
sentito mai
L'onda che
non affrontai
Mi
distruggerai, mi distruggerai
E ti
maledirò finché avrò vita e fiato
Mi
distruggerai, mi distruggerai
Tu mi hai
gettato nell'abisso di un pensiero fisso
Tu mi
distruggerai, mi distruggerai
Mi distruggerai
Io cado in
te, tentazione
E tutto al diavolo
va
La scienza e
la religione
E virtù e
castità
Io guardo un
orlo di gonna
E vedo
abissi di donna
La gonna
gira e mai
Mai per me
la toglierai
Mi
distruggerai, mi distruggerai
E maledico
te perché di te non vivo
Mi
distruggerai, mi distruggerai
Ti abbraccio
in sogno tutto il giorno e sto, di notte, sveglio
Tu mi
distruggerai, mi distruggerai
Mi distruggerai
E quel mio
cuore d'inverno
E' un fiore
di primavera
E brucia
dentro l'inferno
Come se
fosse di cera
Sei tu che
soffi sul fuoco
Tu, bella
bocca straniera
Ti spio, ti
voglio, t'invoco
Io sono niente e tu vera
Mi
distruggerai, mi distruggerai
E ti
maledirò finché avrò vita e fiato
Mi
distruggerai, mi distruggerai
Tu mi hai
gettato nell'abisso di un pensiero fisso
Tu mi
distruggerai, mi distruggerai
Mi distruggerai
Mi
distruggerai
Mi
distruggerai, mi distruggerai
Mi
distruggerai
Si alzò e prese il sax. Mentre apriva
la custodia si chiese ancora cosa fosse stata Lisa per lui. Non era stata l’amore,
no. Anche se l’aveva lasciata entrare nei giardini sottostanti la torre, le
aveva concesso di aggirarsi, di vedere in faccia l’uomo che era. Non le aveva permesso
di salirvi, perchè quello era il suo rifugio, il posto dove si riposava, un po’
come il sonno di Merlino.
Non era stata l’amore, ma perchè ora
stava pensando a lei?
Intonò le note di Sax in the City e chiuse il mondo fuori
di sé.
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