Magritte "Notrepro" |
Uno sconosciuto ha
visto in me qualcosa che lo ha tanto colpito da spingerlo ad affidarmi la sua
anima
Tu sai che la somiglianza tra noi è anche in ciò che
definisci “torbidi meandri dell’anima”. E’ lì, con un’intensità che ancora non
conoscevo, potrai forse capire perché voglio avvicinarmi a chi mi rimanda l’eco
delle cose che meno amo di me stessa. Vorrei conoscere i rivoli in cui scorrono
i tuoi sentimenti e i tuoi istinti. Quelli visibili e quelli nascosti. Quelli
irruenti e quelli tortuosi. Perché la sorgente da cui sgorgano è ai miei occhi
un luogo primordiale, una sorgente viva e preziosa alla quale io anelo.
All’improvviso si riaccende in me il desiderio irrefrenabile
di assecondare il tuo gioco, di incontrarti solo a parole, come proponi. Di
lasciarmi andare sulla pagina, di sciogliermi nelle tue fantasie per vedere fin
dove sei capace di trascinarmi.
Da ieri la mia mente si va schiarendo e capisco facilmente
cose che prima mi sembravano complicate. Per esempio, che in nessun caso vorrei
voltare le spalle a quello che c’è tra di noi. Sono disposta ad aspettare
quanto occorre, quanto ti occorre. Perché “quello che c’è tra noi” merita
l’attesa. Anzi, c’è tempo. Così mi sembra oggi. Io non credo tu sia la persona
in grado di guarirmi dalle ferite interiori; ma forse in questa fase della mia
vita, non ho tanto bisogno di un medico quanto di una persona che ha una ferita
simile alla mia.
Magritte "La condizione umana" |
Se deciderai di venire da me, sarà alla luce del sole, senza
bugie, perché io non so vivere negli anfratti.
Io credo con tutto il cuore che ci sia un luogo, forse non
il giardino dell’Edenm in cui potremo stare insieme. Un luogo che nella realtà
non è più grande di una capocchia di spillo, per via delle inevitabili
restrizioni, ma per noi sarà grande abbastanza e lì potrai essere te stesso,
chiunque tu sia.
Noi siamo stati creati nell’immaginazione e com’è possibile
che tu (tu?) non comprenda fino a che punto lei rappresenti la nostra materia
prima, il nostro luz...
Tu sei l’unico a cui
voglio dare quello che risvegli in me. Altrimenti non c’è gusto. Lo sai? L’hai
capito? All’improvviso mi sento sprofondare. Dimmi: questo desiderio, questa
mia fame, li hai capiti? La voglia che per una volta, un uomo osi togliermi i
vestiti e guardi con me cosa ho laggiù e di cosa sono fatta.
Non sono solo nuda in
quel punto, sono svelata.
Strano, ora mi è
difficile rinunciare a questa voglia più che a ogni altra. Grida da tutti i
pori.
Come sei entrato nella
mia vita? Com’è possibile che fossi così indifesa? E non sei nemmeno entrato da
una finestra, o da un lucernaio. Sei riuscito a trovare una fessura attraverso
la quale mi hai trafitto il cuore.
Dopo tutto la mia vita è più o meno piena di “ho”. Che lista
invidiabile. Ed è proprio il “non ho” a svegliarsi, ora, a diventare così
esigente che per me è difficile contenerlo. All’improvviso il mio “non ho” è
pieno di vitalità. Cosa ne sarà di lui a questo punto? Cosa ne farò?
Un altro giorno. Non ci sei. Non smetto di guardare il
cielo. Come sei riuscito a trasformare il mondo intero in un’enorme morsa che,
a poco a poco, stringe intorno a me? Guarda: sei un orologiaio losco e
intrigante. Stai seduto nel tuo sgabuzzino soffocante e pieno di ticchettii.
Sei tu. Un uomo in cui arde un istinto fortissimo e perverso. Fai girare
incessantemente gli ingranaggi di alcuni orologi e li carichi in modo che
squillino uno dopo l’altro, in base a un piano segreto che hai messo a punto:
notte e giorno, estate e inverno, per tutto il tempo...
E’ possibile ravvisare in te qualcosa di questo orologiaio,
vero? La forza di volontà, l’arroganza con cui carichi i tuoi continui
innamoramenti, così da essere sempre immerso in una musica (femminile?) che
risuonerà e farà udire i suoi rintocchi intorno a te. Echeggerà per te. Perché
non ci sia nemmeno un momento di quiete, di silenzio, in cui potrai percepire,
Dio non voglia, il tempo che scorre.
Questo è successo? Sono stata solo un accessorio in un culto
privato?
Forse cambi donna a ogni stagione, e questa è stata l’
“estate di Myriam”, a cui seguirà l’inverno di chissaà chi... Forse misuri il
tempo in donne, e io ero soltanto una lancetta che sogna il trascorrere di
un’altra ora... Forse la tua versa conversazione non si svolge con noi, povere
e piccole figlie di Eva, bensì con Sua Maestà il tempo...
Lettera dopo lettera sentivo che avrei potuto fare qualcosa
per te e non era un caso che tu ti fossi rivolto a me, perché grazie al tuo
intuito avevi capito che io avrei potuto guarire quella cicatrice, fino a
rivelare il bambino, il tuo gemello luminoso e, ricominciando da lui, avresti
potuto tornare a essere l’uomo che sei, che eri destinato a essere.
Chi è quest’uomo? Temo che non mi permetterai più di
scoprirlo. Posso solo indovinare che è tutto quanto insieme: adulto e bambino,
uomo e donna, morto e vivo, e molte altre cose e molte altre persone – ma
riunitiinsieme, senza le divisioni artificiali e violente che esistono dentro
di te.
Perché ai miei occhi, nel punto in cui tutte quelle “anime”
si toccano, si mescolano e si uniscono senza che nulla le separi, sento che
laggiù si trova il tuo vero io. Laggiù tu mi ecciti veramente, mi stimoli, mi
infiammi e mi fai male.
E quando talvolta mi hai permesso di stare laggiù con te, mi
sono sentita viva come non mi era mai successo con nessuno. Con nessun uomo.
Cosa succede? Hai sentito? All’improvviso provo freddo e
caldo allo stesso tempo. E ti sento reale, con tutto il corpo. Mi stai di
fronte, così vicino, come se ti trovassi al di là della porta.
No, non mi farò illusioni.
Ma fuori è silenzio già da qualche minuto. Non si muove una
foglia e io ho paura a sollevare la penna. Sento i tuoi occhi sospesi sulle mie
labbra. Cosa vuoi che dica? Cosa potrei dire che ancora non ho detto? E
cos’altro rimane da dire, a parole?
Sento dei passi all’esterno, salgono le scale verso la
veranda. Yair, se mi rimane un altro desiderio
voglio, chiedo, che tutte quelle migliaia di parole diventino corpo.
Con amore, Myriam
A poem without words - By nile-can-too www.deviantart.com |
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