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23 mag 2013

Che tu sia per me il coltello (Yair) - David Grossman


17  settembre

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C’è un punto che sogno di baciare: la conca sulla spalla, vicino al collo. Voglio sentirne il calore, la pelle morbida come velluto e l’arteria pulsante – la pulsazione silenziosa e incessante della vita che palpita in te. Vieni, accucciati sotto la mia ala,  non dire nulla ma ammetti in cuor tuo che è possibile immaginare il matrimonio anche così: due individui che si osservano, uno di fronte all’altro, in un rito prolungato, lentissimo – il rito dell’esecuzione di una persona amata.

Hell_by_azrael_darkchyld.jpg
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17  settembre

Chi può resistere alla tentazione di sbirciare nell’inferno di un altro?

3 ottobre e giorni seguenti

Di volta in volta ti crei in me. Non siamo vivi, ricordi? Ma è vivo tutto ciò che hai scritto. La tua vita è la mia. Il tuo viso. Lo disegno nella mente, ne ripasso ogni linea. Ti vesto, ti spoglio, adagio, un capo dopo l’altro. Parlo a me stesso con il tuo timbro, la tua voce scritta, e una punta di tristezza nel fondo.

Non smettere. Non smettere di essere.


Scrivo te da quel punto della mente. Mi concentro con tutte le mie forze su quel punto e tu sgorghi da lì. Come se ci fossero parole riservate a una sola donna e non ad altre.

Meditavo che in qualche punto dell’universo deve pure trovarsi quel mondo di cui abbiamo parlato una volta. Un mondo dorato di luce, un mondo giusto, in cui ogni essere umano possa trovare la persona che gli è destinata. In cui ogni amore è amore vero e, come premio, si può anche vivere per l’eternità.

Senti, forse ti cerco già da anni, ti cerco disordinatamente, a casaccio, e continuo a brancolare. Capisco che ti sto cercando da molto tempo come uno che cerca una finestra in una stanza piena di fumo. Forse le cose non stanno come credevo: ho sempre pensato che la casualità fosse il mio peccato, originale, il più frequente e consueto per me. Negli ultimi giorni, però, comincio a capire forse è il contrario, che la casualità non è il mio peccato, bensì il mio castigo.

The_Vile_Knife_by_snowsoftJ4C.jpg
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Vorrei potessi sentire quanto ti sono vicino ora, anima e corpo, più che mai. E’ come se un motore si stesse riaccendendo dentro di me. Voglio risvegliarmi alla vita e donarti, a parole, tutto il mio patrimonio genetico, quello che sono, nel bene e nel male. Ora desidero che anche la mia stupidità ti penetri, il mio entusiasmo, la mia paura, la mia infedeltà, la mia grettezza. Ma anche due o tre cose buone che forse sono dentro di me, e che si mescoleranno con le tue. Voglio che le nostre paure, i trabocchetti che abbiamo teso a noi stessi, si accoppino.
Ora sii per me il coltello. Chiedimi come mai ogni volta che mi  mostri una ferita, devo fare uno sforzo meschino per non fuggire. Ti percepisco con una forza nuova che mi palpita in tre punti diversi del corpo: nelle profondità del cervello, a sinistra; nella sfera di fuoco sotto il cuore; e alla radice del pene. Traccia tra loro una linea e otterrai un’immagine precisa di me in questo momento.

C’è un punto in cui io e te cominciamo a parlare lingue diverse. E poi, cosa ne capisci tu, di questa meraviglia, un perfetto sconosciuto, all’improvviso si trasforma nel fulcro vivo di tutti i sentimenti, di tutti i pensieri e tutte le fantasie? Cosa ne sai di esaltazione, come puoi capire una scintilla come questa, tra due estranei, assolutamente estranei che conoscono gli articoli della costituzione e non hanno dubbi che dopo, passata la tempesta, torneranno ad essere soli? Soli.

Tu carpisci in me una scintilla per accenderti alla vita, e questa è veramente la tua battaglia tra la vita e la morte.

E’ meglio fermarsi prima che sia davvero troppo tardi, Myriam?

13 ottobre

Qui terminano le trasmissioni e la nostra breve illusione. Finisce tutto. Myriam, questa è la mia ultima lettera. Non ti scriverò più, probabilmente. Vedi, non siamo nemmeno arrivati alla ghigliottina. Ce la siamo cavata da soli. Se io non fossi un tale idiota, avrei potuto essere felice con te, non importa come, il mondo ce lo avrebbe permesso.

Voglio esprimere un desiderio: vorrei che il tempo si fermasse e che quest’estate continuasse per sempre. Vorrei fuggire da me stesso, dalla mia morsa maledetta, per ritrovarmi improvvisamente altrove, davanti a te, perché no?, ma nuovo, libero, nudo. Anche solo per un giorno, per un’unica lettera, per un istante di libertà totale. Perché no, davvero? Cosa valgo, altrimenti?


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Basta Myriam. Rinuncia a me. Era tutta fantasia. Se solo ci fosse qualche altra soluzione, qualche altro modo di vivere nel mondo! Quasi tutto quel che facevo o dicevo, cercavo innanzi tutto di vederlo con i tuoi occhi, di pensarlo con la tua mente, di sentirlo con la tua bocca affamata. Se qualcuno mi irritava sul lavoro o per strada, pensavo a te, ripetevo il tuo nome e mi calmavo. Ma non ho mai incontrato una persona alla quale abbia desiderato di affidare la mia anima. Ci sono dei geni a cui vengono date le tessere di un pappagallo e loro ne ricavano un pesce. Io ti ho consegnato un parassita e tu hai ricomposto un uomo. Usando gli stessi pezzi ma migliorandone il risultato.

Questo ho imparato da te: vivo soprattutto in quello che non ho.
Non hai idea di quanto odio i libri in questo momento. Com’è che nessuno di loro, fra le migliaia che mi circondano, può aiutarmi? E che nessuno di loro racconti la nostra storia?

E che nessuno di loro mi abbia dato quello che mi hanno dato le tue lettere?


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