Capitolo 1
Domenica,
7 febbraio 2010
Non la sopporto! Lalla davvero non la sopporto! Mi
chiedo cosa le abbia fatto di male per aver meritato che mi umiliasse in questo
modo davanti a Billo... e sì che lo sa che mi piace...
Va bene, devo raccontarti tutto, caro diario, perchè
altrimenti non capisci...
Lalla ha organizzato un incontro oggi pomeriggio, per
vedere le foto fatte a Corvara, in montagna. Era un momento che temevo davvero,
non tanto per le foto scattate sulle piste quanto per quelle scattate in
piscina. Una sequenza di foto fatte da Lalla “a tradimento” nelle pose più
sconce che io possa immaginare... l’avevo scongiurata di togliere almeno le mie...
e invece, che stronza, non solo le ha tenute, ma ha fatto quel primo piano... Io
volevo morire quando le ho viste... in più, siccome ha preparato tutto un video
con le foto e la musica sotto – in questo devo ammettere che ci sa fare – beh...
la canzone che ha messo su quando è passata quella mia foto ... Non riesco
nemmeno a dirtelo! Sei solo un pezzo di carta, ma faccio lo stesso fatica a
scriverlo... per me è talmente umiliante che... ecco, adesso rovino tutto il
foglio anche con le lacrime... lasciamo perdere, oggi è meglio non scrivere...
A domani, sperando che sia meglio...
Milla
Lunedì,
8 febbraio 2010
Oggi Lalla mi ha chiesto scusa. Non me lo aspettavo, ma
forse ha un cuore anche lei... Mi ha detto che voleva farmi uno scherzo e
basta, ma non si aspettava che io avessi una reazione così. “Bello scherzo, sì”
le ho detto “Hai fatto quel primo piano sul mio grasso culo accompagnandolo con
la canzone Rosalina Rosalina cicciottina... ma che credi? Che faccia piacere?”
No, non posso proprio perdonarla, soprattutto perchè
oggi Billo mi guardava da lontano con i suoi amici e ridevano... io volevo
morire, volevo scappare e se non fosse stato per Cate, probabilmente adesso
sarei sotto un camion... Devo fare qualcosa...
Milla
Martedì,
9 febbraio 2010
Cate è davvero un’amica. Le farò un monumento... sono
talmente felice che le regalerei il mondo...
Oggi, caro diario, per favore metti una stella gialla, anzi diecimila
stelle gialle... Cate mi ha passato un sito... mi ha detto che basta seguire
alla lettera quello che c’è e in un paio di mesi raggiungi dei risultati
fantastici.. è solo questione di volontà... non serve altro... Gliela farò
vedere a Lalla... e anche a Billo ed ai suoi amici.. la prossima estate non
avranno un altro grosso culo sul quale ridere... Parola di Milla.
Milla
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Lunedì 21 Settembre 2010
«
Allora, signora è pronta a cominciare? »
«
Sì dottoressa. »
«
Mi ha detto per telefono che due settimane fa ha
scoperto che sua figlia è bulimica. »
«
Beh, io credo dottoressa. »
«
Mi spieghi bene... »
«
Ecco, avevamo preso qualche giorno di ferie prima dell’inizio della scuola.
Siamo andati al mare. Abbiamo una casa a Albisola, dove andiamo spesso i
week-end e poichè ero particolarmente stanca per il lavoro e avevo la
reperibilità, abbiamo deciso di non allontanarci molto da Milano. Sono andata
io con le ragazze e mio marito è stato con noi i due week-end. »
«
Quanti figli ha? »
«
Tre ragazze, Milla di quattordici anni è la più
grande. Poi c’è Marika di dodici e Serena di otto. »
«
Vada avanti, prego... »
«
Ecco, la prima domenica che eravamo lì ci hanno
invitato degli amici fuori a cena. Milla aveva insistito parecchio per
restarsene a casa. Diceva di non voleva uscire con noi, ma mi sembrava una cosa
normale: non c’erano altri ragazzi e immaginavo che le ragazze si sarebbero un
po’ seccate... Del resto mi spiaceva lasciarle da sole a casa. »
«
Non deve farsene una colpa. Mi sembrano scelte
normali di una famiglia normale... »
«
Sì, ecco... sinceramente non ho prestato
attenzione a cosa hanno mangiato le ragazze. Erano sedute ad un lato della
tavola, parlavano tra di loro, vicino al loro padre. Io ero vicino a delle
amiche che non vedevo da tempo... E’ la sera a casa che ho avuto la netta
percezione che qualcosa non andasse, perchè non abbiamo nemmeno avuto il tempo
di tornare a casa che Milla si è precipitata in bagno. Marika abbastanza
innocentemente le ha domandato se dovesse ancora vomitare e allora le ho
chiesto cosa fosse successo. Marika mi ha detto che al ristorante si era alzata
tre volte per vomitare, dopo il primo, dopo il secondo e dopo il dolce. Non
capivo... se fosse stata male di stomaco non avrebbe più mangiato dopo il
primo. Allora sono andata verso il bagno. La porta era chiusa. Ho bussato. Non
mi ha aperto e non mi ha nemmeno risposto. Mio marito non capiva, mi diceva di
lasciarla stare. Io immaginavo cosa stesse succedendo al di là della porta ed
immagini più che familiari sono scorse improvvisamente davanti ai miei occhi...
»
«
Perchè dice familiari? »
«
Era il 2000, credo. Milla aveva più o meno
quattro anni e Marika due. Ero tornata a lavorare da un po’, ma subivo delle
fortissime pressioni perchè ero ingrassata... »
«
“Fortissime pressioni”... Perchè? Che lavoro fa?
»
«
Lavoro in una casa di moda. Ero la responsabile
del team di modelle. Capisce... non potevo dare il cattivo esempio. Ero cinque
chili in più di quando ero rimasta incinta di Marika e dovevo perdere quei
chili, solo che avevo fame, una fame nervosa che non riuscivo a trattenere e in
alcuni momenti capitava che mangiassi tutto quello che avevo a portata di mano,
mi scolavo litri di latte per aiutarmi a vomitare. E’ andata avanti così fino a
che non sono rimasta incinta di Serena. »
«
Durante la gravidanza di Serena e dopo, cosa è
successo? »
«
Durante la gravidanza non osavo vomitare.
Mangiavo, mi abbuffavo ma poi non avevo il coraggio di provocarmi il vomito.
Sono ingrassata di ventidue chili per questo motivo. Il ginecologo era
disperato. Dopo il parto ho ripreso a vomitare ed ho iniziato a prendere quella
specie di integratori al chitosano. Ho ripreso a fumare. Nel giro di sei mesi
ero tornata magra come ero prima della gravidanza di Milla e da allora sono
stata fortunata... non ho più avuto problemi. L’ho pagata con il fumo: adesso
fumo due pacchetti di sigarette al giorno e non riesco a smettere... in realtò
non voglio smettere... riprenderei peso... »
«
Le sue figlie l’hanno mai vista o hanno mai
sospettato qualcosa? »
«
Beh, non penso... quando erano piccole in realtà
mi chiudevo in bagno e aprivo l’acqua per non fare sentire strani rumori. Poi
lo facevo solo quando non c’era nessuno in casa oppure quando dormivano. »
«
In ogni caso deve rendersi conto che in qualche
modo lei ha passato alle sue figlie questo modello secondo il quale bisogna
essere magri per forza o la sensazione di disagio e ansia che l’essere lontano
dal modello comporta... Magari ne parlava con suo marito... »
«
Lui è istruttore di educazione fisica. Può
immaginare che per lui la forma fisica sia fondamentale. Non le ha mai
stressate su questo, per carità... in effetti però Serena è un po’ cicciottella
e qualcosa ogni tanto glielo dice... »
«
Sicuramente questo ambiente ha influito su Milla,
ma non può essere la causa. Non sa se sia successo qualcosa... non so, una
litigata con un’amica, un’osservazione di un fidanzatino, qualcosa che l’abbia
spinta a iniziare... »
«
No. Non saprei davvero... E’ sempre stata
serena... io l’ho sempre vista così, anche se esco la mattina alle otto e torno
dopo dodici ore... insomma... certe cose o me le raccontano le ragazze o io
difficilmente le scopro, anche se parlo molto con le altre mamme... »
«
Beh, se
non passa con loro molto tempo... difficilmente può cogliere certe sfumature...
»
«
Mi sono sempre sentita in colpa per questo. Ma è
il mio lavoro, non ho voluto rinunciarci, così come non ho voluto rinunciare
alla mia famiglia... »
«
Un colpo al cerchio ed uno alla botte non sempre
lasciano interi cerchio e botte, a volte qualcosa si sfascia... »
«
Anche lei ritiene che avrei dovuto restare a
casa a fare la calza? Lei non ha una famiglia? »
«
Non la sto accusando di nulla, signora. Ognuno
fa le proprie scelte. Le sto solo dicendo che è evidente in questo caso
l’impatto della sua scelta di lavorare, di lavorare in un certo ambiente e
vivere secondo un modello ben preciso. Che lo voglia o no sua figlia Milla ha
assorbito tutto questo e lei non se n’è accorta fino a quando non ci ha
sbattuto il naso. Se fosse stata presente di più in casa, probabilmente se ne
sarebbe accorta prima. Non è una colpa che le attribuisco. E’ una
constatazione. Quello che le dico prescinde da un giudizio personale: io ho
quattro figli e ho un orario di lavoro come il suo, solo che ho la possibilità
di andare e venire da casa e non ho un lavoro che mi impone di essere sempre al
meglio della forma... »
«
Mi spiace dottoressa... E’ che negli anni i
rimorsi, i sensi di colpa si accumulano... »
«
Lo so, mi creda... Ma ringraziamo il cielo che
lei se n’è accorta quella sera e... andiamo avanti... ha provato a parlarle? »
«
Sì... ci ho messo un po’... dopo qualche giorno
mi ha confessato che vuole dimagrire, che tutte le sue amiche sono magre e
vorrebbe anche lei essere come loro... Io le ho detto che mi sembrava che fosse
dimagrita da Natale... ricordavo che i jeans le andavano larghi e le avevo
dovuto comprare un paio di una misura più piccola... Anche quest’estate al mare
la vedevo così magra... ma mi sembrava normale, forse non volevo vedere... »
«
E quindi? »
«
Nulla. Ogni volta mi prometteva di non farlo più
e poi la ribeccavo di nuovo... quindi ho parlato con il medico di base che mi
ha indirizzato a lei... »
«
Sì... quindi non sa cosa potrebbe avere fatto
nascere in lei il desiderio di dimagrire... »
«
No. A parte che beh, sì, era cicciottella... ma
dopo Natale ha cominciato a mangiare un po’ meno e ho visto che aveva perso un
po’ di chili... insomma non pensavo... »
«
Stia tranquilla signora... ecco, io ho in mente
di fare ancora qualche colloquio con lei, magari uno con il padre e uno insieme.
Milla per ora non penso sia necessario vederla... ecco, preferisco dare a voi
qualche indicazione e solo se necessario allora vediamo se fare qualche
incontro con Milla. Lei però stia attenta... Milla non deve continuare a
vomitare... riesce a tenerla sotto controllo? »
«
Io non sono a casa sempre... »
«
E’ importante tenerla sotto controllo. Non
dovete lasciarla sola. »
«
Ma come faccio? »
«
Non lo so signora. Decida lei quello che è
importante... »
Capitolo 2
Mercoledì 18
febbraio 2010
Non ci riesco... è più forte di me. Cerco di applicare
tutte le istruzioni che ho letto. Ho chiesto aiuto anche a Cate: lei è
dimagrita di cinque chili... Ma non ce la faccio. Non mi riesce sempre di
andare in bagno a vomitare subito dopo mangiato e così non riesco a buttare
fuori proprio tutto... Solo ieri è stato fantastico! Vedevo i pezzi interi di
pasta che ballavano nel water ed ero al top della felicità... Oggi come al solito ho vomitato solo un po’
di frutta e il resto mi è rimasto dentro. Di questo passo ingrasso...
Per fortuna i miei non vedono.. beh, in realtà a pranzo
non ci sono e a cena devo per forza mangiare sennò mio padre mi tormenta e poi
cerco di scappare il prima possibile in bagno. Devo cercare di andarci prima,
altrimenti l’unico risultato che provo è sentire lo stomaco che si intreccia
alle costole e fa un male cane...
Le mani iniziano a rovinarsi.. devo usare un po’ di
crema...
Ciao
Milla un po’ triste...
Lunedì 28 Settembre
2010
« Come
sta? »
« Vorrei
avere un certificato medico che attesti che sono pazza. »
« Perchè?
»
« Perchè
almeno riuscirei a giustificare i miei sbalzi d’umore, i miei pianti
improvvisi, le mie manie, le mie ansie, la mia precisione noiosa fino alla
morte. »
« Cosa
è successo? »
« Nulla.
Forse è proprio per questo che sto male. Perchè non cambia nulla nella mia
vita. Tutto va avanti così da anni. Sempre la solita vita, giorno dopo giorno.
Sempre la solita ansia delle responsabilità che mi porto addosso. Dalla mattina
alla sera. Mi sento succhiare l’anima dagli altri. Non vivo più per me. Vivo
per gli altri, per quello che rappresento per loro e per quello che per loro
posso fare. Punto e basta. Se fossi pazza – con il certificato, intendo – se un
giorno dicessi “Basta! Oggi penso a me!” forse gli altri si troverebbero una
ragione per il fatto che io abbia smesso di pensare a loro. Invece così no,
possono pretendere ogni giorno le attenzioni che ho sempre dato loro in buona
fede e prendersi la mia mano con tutto il mio braccio. »
« Perchè
non ha mai fatto prima questo? »
« Perchè?
Perchè con tre figlie da crescere da sola crede sia facile, soprattutto quando
il padre non c’è e rientra sempre tardi la sera, quando rientra? Gli
allenamenti, i corsi serali... lui ha sempre altro da fare. Lo fa per la
famiglia, per il posto “sicuro”, per garantire un certo livello di vita... ma
il livello e la qualità della vita sono anche dati dalla sanità mentale,
giusto? »
« Direi
di sì... »
« Ecco...
ecco perchè io vorrei essere pazza... non ce la faccio. Credo di non potercela
fare più eppure ogni volta io trovo le forze per andare avanti e più vado
avanti più sono stanca, non riesco mai a recuperare la mia di vita. Sono
annullata negli altri. Non esisto... »
« Ha
provato a parlarne con suo marito? »
« Non
capisce.. non capirebbe... »
« Ma
ha provato? »
« Sì,
qualche volta... ma alla fine la colpa è mia... mia perchè me la prendo tanto,
mia perchè con le figlie pretendo di dare e ricevere molto... è colpa mia e
basta. Questo è quanto.. »
« Chi
le chiede di dare tanto? »
« Non
so... è sempre stato così. A scuola dovevo essere la migliore. All’università
studiavo e basta. Non ho mai avuto molti fidanzati... ero la “secchiona”, un
po’ bruttina, in fondo... l’ “amica” più che “la fidanzata”. »
« Non
si piaceva da ragazza? »
« No,
affatto. Andavo sempre in giro con enormi magliette per coprirmi il sedere,
anche se, ripensandoci ora, non ero così grossa... Però invidiavo le mie
amiche, quelle che potevano permettersi i jeans attillati e le magliette un po’
aderenti. Quelle che potevano tirarsi su la zip senza fare fatica, mentre io
dovevo sempre mettermi stesa sul letto e stringere in dentro la pancia. »
« Ha
fatto diete? »
« Una
marea! Ma non funzionavano... poi sono dimagrita così... senza fare nulla,
durante lo stage dell’agenzia dove lavoro adesso. Forse la tensione, non so.
Paf! Quindici chili in meno... ed era tutt’altra storia! Mi piaceva guardarmi
allo specchio, mi piaceva essere ammirata, mi piaceva quando mi fischiavano
dietro. Poi mi sono sposata, ho smesso di fumare, per la gravidanza... sa..., e
i chili sono tornati uno per uno. Ero disperata. Qualunque cosa io facessi non
funzionava... mi ero rassegnata, ma un po’ stavo male. Non sentivo più di
essere a posto con me stessa... a volte riuscivo ad accettarmi, altre volte non
mi sopportavo. Non passavo più davanti allo specchio... se non fosse stato per
mio marito avrei messo un telo su tutti gli specchi di casa... sa? Come si fa
quando si è a lutto... o si faceva... sì, si faceva... »
« Crede
ancora che l’aspetto fisico sia importante, adesso? »
« No...
conta altro... beh, no. Sì, lo penso ancora, inutile mentirsi addosso. Io sto
male per un solo chilo in più. Mi peso ogni giorno, mezzo etto mi manda in
depressione. Sono capace ancora di vomitare, più per rimorso che per pancia
davvero piena. »
« E
non crede che Milla lo percepisca? »
« Spero
di no... noi... non ne parliamo mai. No qualcosa sì... insomma, le ho sempre
detto che quello che conta è il cervello ed i sentimenti e che anche in un
fisico meno asciutto essi possono stare bene. Però non so... alzava gli occhi
al cielo... mi diceva sempre che lei “non aveva problemi”... »
« I
ragazzi sono capaci di capire quando quello che gli si dice è in contrasto con
ciò nel quale si crede. Hanno una sensibilità speciale, fin da piccoli... Le menzogne puzzano al loro naso... Non ha mai
provato a parlare con Milla del “suo” problema? »
« No,
assolutamente. E’ un argomento tabù. »
« Perchè
deve essere tabù? »
« Sono
sua madre. Se crollo io, crolla la famiglia. Non posso darle nessun segnale di
debolezza. Io sono quella che è forte, alla quale le mie figlie devono
appoggiarsi... Che esempio sarei se ammettessi i miei errori? »
« Ma
non crede che invece a Milla servirebbe capire che sua madre non è il modello
perfetto? Non crede che aiuterebbe Milla sapere che può essere normale avere
delle debolezze e capire da dove derivano? »
« Lo
escludo a priori, dottoressa. Io non ho debolezze. IO NON HO DEBOLEZZE. Non per
le mie figlie. »
Capitolo 3
Lunedì 19
Aprile 2010
Carissima carta bianca... sono
felicissima!!! Ho perso cinque chili da quando ho iniziato!!! Non sto più nella
pelle! Sono andata con mia madre a prendere dei jeans nuovi: è stato grande!!!!
Mia madre aveva gli occhi che le brillavano quando le ho passato la 44 dicendo
che andava grande! Vedi? In fondo anche lei la pensa come me... e del resto
lavorando in un’agenzia di modelle figurati se non ci tiene!!! Lei stessa ha un
figurino che le invidio... ad arrivarci alla sua età ad avere quelle gambe
perfette senza un filo di cellulite... e dopo tre gravidanze!!! Mia madre è un
mito! Non posso deludere nè lei nè me stessa...
Adesso non ho bisogno nemmeno più di
vomitare... riesco a non mangiare. All’inizio era un supplizio tagliare tutto
in modo minuscolo e fare finta di mangiare pezzettino dopo pezzettino. Poi ho
trovato il modo nel nascondere tutto in un sacchetto che sistemo sulle gambe
quando siamo a tavola evvai!!!! Appena finito di mangiare butto tutto nel cesso
e nessuno si accorge di nulla... Beh, sì, ogni tanto devo anche vomitare... ma
oramai capita sempre meno... solo quando non riesco a giocare con il sacchetto
abbastanza da svuotare il piatto di nascosto...
Ho deciso: non ti scrivo più finchè
non ne ho persi altri cinque... Taglia 40 aspettami!!!!!
Ps. Mi è saltato il ciclo... eppure
non sono incinta! Devo dirlo a mamma secondo te? Naaaa poi mi porterebbe a fare
qualche visita di quelle... ODIO il ginecologo!!! No... non le dico niente...
in fondo... si sta meglio senza, no?
Domenica 6
giugno 2010
Diario... tieniti forte...
E’ vero... avevo promesso di non
scriverti più finchè non avessi tirato giù un’altra taglia... però te lo devo
dire, non posso tenerlo per me...
Billo mi ha chiesto di diventare la
sua ragazza..... WAW!!!!!
Ci sono voluti otto chili, ma ce
l’ho fatta... Mi ha preso in disparte alla festa della scuola e mi ha detto che
ero diventata davvero carina... che senza quella “ciccia Rosalina” (ha usato
proprio queste parole... visto che avevo ragione?) sono venuta fuori “proprio
bene”. Mi ha detto che sono bella e subito dopo mi ha baciata... Sono al
settimo cielo... e dimmi... ne esiste un ottavo????
Mercoledì 21
luglio 2010
Le promesse si mantengono!!!! 50 CHILI
TONDI TONDI... adesso si punta a tutt’altra cifra tonda... ma è più semplice...
oramai sono padrona di me stessa e del mio corpo! Riesco a non mangiare per un
giorno intero... bevo solo acqua e la sera riesco perfettamente a nascondermi
il cibo. Lo infilo dappertutto... oramai viaggio con sacchetti di plastica
piccolissimi in tutte le tasche. I miei non si accorgono di nulla... pensa che
mia madre mi ha comprato il guardaroba estivo senza dire altro che “Eh... sei
cresciuta rispetto all’estate scorsa... tutto da rifare...”... però quando mi
vede provare la roba è uno sballo... fa tutti i paragoni con le sue modelle...
Karen non lo porterebbe così bene... Simona non ha quel fisico che hai tu....
E’ orgogliosa di me, lo sento... e Billo poi non ti dico! E’ innamoratissimo...
Se non fosse per il fatto che sono
più o meno tre mesi che non ho il ciclo e devo nascondere a mia madre anche
quello (no! Non chiedermi come faccio... mi vergogno!) ... sarebbe tutto
perfetto!
Mercoledì 6 Ottobre
2010
«
Come va? »
«
Abbiamo ricoverato Milla. »
«
Ah... cosa... cosa è successo? »
«
E’ stata male. Questo weekend. Io... Io non mi
ero resa conto... alla fine... alla fine ha perso venti chili da Natale... »
«
Cosa è successo? »
«
E’ svenuta. Eravamo a Messa. Ce l’avevo
affianco... è crollata, semplicemente. »
«
E quindi? »
«
L’abbiamo portata in ospedale. E’ stato un
inferno... subito in terapia intensiva. Valori sballati del sangue e poi...
beh, i medici dicono che era evidente che non stava bene e avremmo dovuto
accorgercene... ma io... io non credevo... io la trovavo ancora più bella,
soprattutto questa estate, così magra... Era... era come avrei voluto essere io
alla sua età... »
«
Quanto pesa sua figlia? »
«
Credo quaranta chili. Qualcosina in più forse...
o in meno... non ricordo. Me lo hanno detto ma non me lo ricordo »
«
Ah... e quanto è alta? »
«
Più o meno come me... uno e settantacinque... »
«
Signora, quando lei è venuta qui la prima volta
non mi ha detto che era già dimagrita così tanto. Per dimagrire così tanto
Milla è diventata anoressica, non è più bulimica. Non basta vomitare per
dimagrire così tanto... »
«
Che cosa vuole che le dica? Non le ho mentito...
»
«
Non sto dicendo che mi ha mentito, ma si rende
conto che lei stessa non ha capito la gravità della cosa fino a domenica,
perchè era lei stessa entusiasta dei risultati di sua figlia? Lo ha detto lei
“Io la trovavo più bella”. Lei ha ratificato giorno per giorno il comportamento
di sua figlia. Inconsapevolmente, per carità. Ma lo ha fatto. E sua figlia
avendo in lei questo ritorno si è sentita evidentemente autorizzata a
continuare. »
«
E’ colpa mia... sbaglio tutto... tutto...
mio Dio... »
«
Deve capire che il suo comportamento ha inciso
su Milla in modo decisivo, eppure non si può parlare di “colpa”. Lei lo capisce
che ha bisogno di un aiuto, per se stessa... come può pensare di aiutare Milla,
se non sa nemmeno come aiutare se stessa? »
«
Dov’è Milla? In quale Ospedale, intendo... »
«
Al Niguarda. C’è una unità... »
«
Sì, sì, la conosco... ho lavorato lì fino a due
anni fa. Le dico questo: Milla adesso è in buone mani. Spero che riesca a
venirne fuori perchè a un certo punto, sono sincera, diventa difficile uscirne.
Però quello che le dico è che adesso deve pensare a lei. E’ lei che ha bisogno
di aiuto. »
«
Io? Si sbaglia... mi dica quanto le devo e le
assicuro che non mi vedrà più. Io ce la faccio da sola. Non ho bisogno di
nessuno, come ho sempre fatto. »
Capitolo 4
Giovedì 21 Ottobre
2010
«
Milla, mi senti? »
Milla aprì gli occhi con fatica e
cercò di spostare il collo, ma sua madre le fece cenno di non farlo. Quella
flebo infilata direttamente nella vena sul collo aveva bisogno che Milla stesse
ferma, o quanto meno non si muovesse più di tanto. Anche quello aveva dovuto
subire la sua piccola... era a riuscita a svuotarsi persino le vene pur di
dimagrire!
Non riconosceva più il viso di
sua figlia. Gli occhi erano infossati in un blu che sapeva di morte. Gli zigomi
erano prepotentemente sporgenti sul suo viso, ne indurivano le fattezze e ne
inasprivano lo sguardo, che era sempre sembrato sorridente. Eppure lei non
aveva capito quando quel sorriso si era spento... Il mento spuntava alla base
del viso come una vetta di roccia, aspra e essenziale nei suoi lineamenti.
Il collo era un groviglio di vene
e nervi che si infilava nelle spalle cave. Le ossa spuntavano dal camicione
bianco che Milla doveva indossare. Si intuivano i muscoli sfatti e il profilo
sottile sotto la pelle. Il lenzuolo stendeva un velo sul resto. Milla non aveva
mai voluto guardare sotto quel lenzuolo. Quando c’erano le infermiere, lei
usciva. Non voleva avere pietà di sua figlia. Non voleva avere pietà di se
stessa. E i sensi di colpa le stavano già scuoiando ogni centimetro di pelle.
«
Milla, tesoro mio... come ti senti? »
Milla non parlava. Non ne aveva
la forza. Nonostante l’alimentazione forzata, il suo corpo era incapace di
reagire. Nè gli occhi riuscivano a trasmettere altro che una totale apatia.
Dov’era la sua voglia di vita?
Dov’era il suo entusiasmo ed il
suo sorriso?
Cominciò a piangere. Appoggiò la
testa sul lenzuolo, intuendo la mano di Milla lì sotto, da qualche parte,
piccolo mucchio di ossa e tendini messi insieme ancora per miracolo. I suoi
singhiozzi rimbombavano nel silenzio della camera. C’era solo Milla, anche se
la sua presenza si limitava ad essere fisica. Non
sapeva nemmeno quanto Milla potesse capire di ciò che le accadeva intorno.
C’era in lei una resistenza spaventosa verso la vita e non ne capiva il motivo.
Le cose in fondo non andavano così male: era una bella ragazza, era dimagrita,
aveva anche un fidanzato! ...quel Billo al quale aveva fatto il filo per un
mucchio di tempo... la ricordava radiosa...
«
Dove sei, piccolina? Dove ti stai rifugiando? »
Milla la guardava con occhi
assenti.
«
E’ colpa mia? Vero? »
Milla forse era altrove o forse
no... i suoi occhi erano diretti verso gli occhi della madre, ma nessun
pensiero li illuminava o li intristiva. Non era nemmeno sicura che la sentisse.
«
Alla fine lo capirò... ma tu non devi morire
Milla... Non puoi morire perchè io capisca. Ho sbagliato... mi dicono così...
“deve” essere così... Mio Dio, cosa ho fatto? Cosa ti ho fatto? Mi hai mai
sentito vomitare? Ti ho forse mai detto che dovevi dimagrire? Dimmi... ti
prego, dimmi... dove ho sbagliato? Cristo! Io non lo capisco... Io non
volevo... ma è un gioco nel quale ci
sono anche io. No, non è giusto che sia tu
a perdere... »
Milla sollevò appena le dita
della mano. I singhiozzi si fecero più forti.
«
Non so cosa devo fare, a questo punto. Non ti ho
insegnato nulla.. ti ho sempre ripetuto che la forza di un uomo non sta nel suo
fisico, ma devo essermi comportata in modo diverso, perchè tu percepissi dentro
di te che non era così... No? Ti prego... fammi un cenno... Vuoi punirmi,
allora? Ricordi che ti dicevo che in fondo se mangi e vomiti, è solo che c’è
qualche altro problema... la fame non è fame... c’è qualche vuoto che vuoi
riempire, ma non si riempie mai... e butti giù quello che trovi, non ti
interessa cosa sia, perchè non ti interessa il gusto! Anzi... più è stomachevole
meglio è... ti aiuta a vomitare dopo... perchè il dopo arriva... quando il tuo
fisico dice basta ancora prima della tua mente, arriva il punto in cui tutto
ciò che è dentro di te fuoriesce. Ed è la libidine... lì senti che hai il
potere sul tuo corpo, ti senti onnipotente, senti dentro di te la forza che
altrove non hai, senti di poter vincere il mondo. Quando in realtà... mi sto
accorgendo che è il mondo che ha preso te. E’ il mondo che ti ha tolto
fiducia... ed io ho fatto le sue veci... Mio Dio, piccola mia... dobbiamo
trovare la forza per uscirne... Ti
prego. Reagisci. Fatti alimentare. Non cedere. Giuro... giuro sull’amore
che ti voglio che ci facciamo aiutare. Non voglio essere perfetta, se non ho
te. Non voglio avere il controllo su niente, se non ci sei tu qui con me.
Mandiamo il mondo a ‘fanculo se sarà necessario. Ci riprendiamo tutto: io mi
riprendo la mia adolescenza e la mia vita. Tu ti riprendi la tua... l’hai
appena iniziata. Ti prego... »
Milla chiuse gli occhi. Era
stanca. Troppo stanca anche di ascoltare sua madre che si piangeva addosso.
Martedì 23 Novembre
2010
«
Ciao Milla. Sono qui. »
Milla voltò gli occhi verso sua
madre. Oramai era diventato un gesto quasi meccanico. La sua voce era l’unico
stimolo al quale ancora reagiva. Glielo aveva detto il primario proprio quella
mattina. “Continui a parlarle” le aveva detto. E lei lo faceva.
Oramai non sapeva più di cosa
parlarle. Le aveva raccontato la sua vita, la sua adolescenza difficile, la
voglia di rivalersi sul mondo intero, soprattutto quello maschile, che per anni
l’aveva ignorata. Le aveva raccontato di come le era piaciuto essere
“apprezzata” dagli uomini, di come si fosse per anni lasciata andare, perchè
sentiva che qualcosa che non aveva avuto da ragazza, in fondo le era “dovuto”.
Le aveva raccontato i suoi errori. Era un po’ come essere davanti al
confessionale. Dietro la grata non c’è un prete: ci sei tu, c’è la tua
coscienza. Così dietro gli occhi di Milla, c’era la coscienza sporca di una
madre debole e insicura, che si raccontava implorando il perdono.
«
Io credo di averne “azzeccate” solo tre, nella
vita... te e le tue sorelle. Sono le uniche cose che della mia vita io non
rinnego. Non vi voglio perfette. Già lo siete. Siete perfette con i vostri
pregi ed i vostri difetti. A me non importa cosa diventerete. A me non importa
se farete soldi o andrete in giro per il mondo. A me importa che siate felici,
dentro, come io non sono mai stata. Milla, non puoi essere felice su questo
letto. Sei diventata uno scheletro buono solo per la facoltà di Medicina. Sei
ossa da vivisezionare. Io non volevo ridurti così... »
Domenica 19 Dicembre
2010
«
Perchè mi ha fatto chiamare dottore? E’ successo
qualcosa a Milla? »
«
Milla sta reagendo, Signora. Ci vorrà ancora
molto, molto tempo. E’ estremamente debilitata. La sua mente l’ha spinta oltre
lo sforzo fisico di non mangiare. Era arrivata al punto da non assimilare più
nulla. Eppure da un mese e mezzo circa le cose sono cambiate... »
«
Mio Dio... mi dica che non è una bugia... »
«
Le avevo accennato che avevo capito che a Milla
faceva bene la sua presenza. Le avevo chiesto di continuare a parlarle. Sono
passato ogni giorno. Ho visto che lei ha trascorso qui quasi tutto il suo
tempo... »
«
Beh, non tutto... ho altre due figlie... »
«
Quello che ha fatto lei è straordinario. Quello
che sta facendo per sua figlia è straordinario. Io non so – e non voglio
saperlo, non ora almeno – quello che lei dice a sua figlia. Ma sua figlia ha scelto di
reagire e le assicuro che i benefici che stiamo vedendo non dipendono dalla
terapia farmacologica. Lei sta curando la mente di sua figlia. Vada avanti, non
si stanchi. Ci vorrà molto, molto tempo ancora, eppure lei sta aiutando sua
figlia più delle medicine e di noi tutti. »
Capitolo 5
Sabato 31 Dicembre
2010
Era Capodanno là fuori. Dal
grande finestrone dell’ospedale si potevano vedere i fuochi che dai balconi si
libravano alti nel cielo.
«
Adoro i fuochi, sai Milla? »
Milla cercò sua madre con lo
sguardo.
«
Quando ero piccola, dai nonni, uscivamo sul
balcone e il nonno suonava una campana enorme. Non so mica dove l’aveva presa,
sai? Ci dava, per ciascun nipote, una stella filante. Ne avevamo tre a testa,
non di più e se la sprecavamo! Beh, fattacci nostri... così diceva “fattacci
vostri”. E c’erano un sacco di dolci, il panettone, il pandoro, gli struffoli e
le cartellate... Non te le ho mai fatte, vero?, le cartellate? Quando esci di
qui te le faccio... sì, lo so... ci vorrà tempo perchè tu riesca a mangiare di
nuovo... ma io non mi stanco, piccola... io sono qui ad aspettarti... »
Lo sguardo la portò su nel cielo.
«
Guarda che bella notte. Fa freddissimo lì fuori
sai? Quando sono venuta non riuscivo a guidare nemmeno con i guanti... eh sì
che ne ho comprati un paio con la pelliccia dentro... sai che muoio di
freddo... sempre... Qui invece si sta bene, non trovi? E c’è uno spettacolo
mica male... poltrona in prima fila... Pensa che da qualche parte c’è la stella
di Peter Pan... già! Sulla terra di Peter Pan ce ne sono a bizzeffe.. ne
incontri uno ad ogni angolo... ma quello vero è lassù... ricordi? Come faceva
la canzone? Ti ricordi che la cantavamo insieme... “Seconda stella a destra, questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino...”. Il problema sono le fate... quelle non
esistono, invece... nemmeno sulle stelle... »
Lo sguardo tornò su Milla. Gli
occhi erano stranamente presenti. Avevano qualcosa di strano, vivo in essi. E
sotto il lenzuolo il mucchietto di ossa della mano scricchiolò. Si avvicinò a
lei:
«
Cosa c’è piccola... Ti prego... qualunque
cosa... dimmi... »
La voce uscì flebile. Era poco
più di un soffio ed il sorriso era solo pelle raggrinzita intorno ad una fila
di denti che stavano marcendo. Ma fu un soffio di vita ed il più bel sorriso
che potesse venire da quell’esserino ridotto a pochi chili di calcio.
«
Mamma... io... credo... alle... fate! »
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