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25 set 2011

Io credo alle fate!


Capitolo 1

Domenica, 7 febbraio 2010

Non la sopporto! Lalla davvero non la sopporto! Mi chiedo cosa le abbia fatto di male per aver meritato che mi umiliasse in questo modo davanti a Billo... e sì che lo sa che mi piace...
Va bene, devo raccontarti tutto, caro diario, perchè altrimenti non capisci...
Lalla ha organizzato un incontro oggi pomeriggio, per vedere le foto fatte a Corvara, in montagna. Era un momento che temevo davvero, non tanto per le foto scattate sulle piste quanto per quelle scattate in piscina. Una sequenza di foto fatte da Lalla “a tradimento” nelle pose più sconce che io possa immaginare... l’avevo scongiurata di togliere almeno le mie... e invece, che stronza, non solo le ha tenute, ma ha fatto quel primo piano... Io volevo morire quando le ho viste... in più, siccome ha preparato tutto un video con le foto e la musica sotto – in questo devo ammettere che ci sa fare – beh... la canzone che ha messo su quando è passata quella mia foto ... Non riesco nemmeno a dirtelo! Sei solo un pezzo di carta, ma faccio lo stesso fatica a scriverlo... per me è talmente umiliante che... ecco, adesso rovino tutto il foglio anche con le lacrime... lasciamo perdere, oggi è meglio non scrivere... A domani, sperando che sia meglio...

Milla

Lunedì, 8  febbraio 2010

Oggi Lalla mi ha chiesto scusa. Non me lo aspettavo, ma forse ha un cuore anche lei... Mi ha detto che voleva farmi uno scherzo e basta, ma non si aspettava che io avessi una reazione così. “Bello scherzo, sì” le ho detto “Hai fatto quel primo piano sul mio grasso culo accompagnandolo con la canzone Rosalina Rosalina cicciottina... ma che credi? Che faccia piacere?”
No, non posso proprio perdonarla, soprattutto perchè oggi Billo mi guardava da lontano con i suoi amici e ridevano... io volevo morire, volevo scappare e se non fosse stato per Cate, probabilmente adesso sarei sotto un camion... Devo fare qualcosa...

Milla

Martedì, 9  febbraio 2010

Cate è davvero un’amica. Le farò un monumento... sono talmente felice che le regalerei il mondo...  Oggi, caro diario, per favore metti una stella gialla, anzi diecimila stelle gialle... Cate mi ha passato un sito... mi ha detto che basta seguire alla lettera quello che c’è e in un paio di mesi raggiungi dei risultati fantastici.. è solo questione di volontà... non serve altro... Gliela farò vedere a Lalla... e anche a Billo ed ai suoi amici.. la prossima estate non avranno un altro grosso culo sul quale ridere... Parola di Milla.

Milla
obsession_by_angie_scops-d3elff8
www.deviantart.com


Lunedì 21 Settembre 2010

«     Allora, signora è pronta a cominciare? »
«     Sì dottoressa.  »
«     Mi ha detto per telefono che due settimane fa ha scoperto che sua figlia è bulimica. »
«     Beh, io credo dottoressa.  »
«     Mi spieghi bene...  »
«     Ecco, avevamo preso qualche  giorno di ferie prima dell’inizio della scuola. Siamo andati al mare. Abbiamo una casa a Albisola, dove andiamo spesso i week-end e poichè ero particolarmente stanca per il lavoro e avevo la reperibilità, abbiamo deciso di non allontanarci molto da Milano. Sono andata io con le ragazze e mio marito è stato con noi i due week-end. »
«     Quanti figli ha? »
«     Tre ragazze, Milla di quattordici anni è la più grande. Poi c’è Marika di dodici e Serena di otto. »
«     Vada avanti, prego... »
«     Ecco, la prima domenica che eravamo lì ci hanno invitato degli amici fuori a cena. Milla aveva insistito parecchio per restarsene a casa. Diceva di non voleva uscire con noi, ma mi sembrava una cosa normale: non c’erano altri ragazzi e immaginavo che le ragazze si sarebbero un po’ seccate... Del resto mi spiaceva lasciarle da sole a casa. »
«     Non deve farsene una colpa. Mi sembrano scelte normali di una famiglia normale... »
«     Sì, ecco... sinceramente non ho prestato attenzione a cosa hanno mangiato le ragazze. Erano sedute ad un lato della tavola, parlavano tra di loro, vicino al loro padre. Io ero vicino a delle amiche che non vedevo da tempo... E’ la sera a casa che ho avuto la netta percezione che qualcosa non andasse, perchè non abbiamo nemmeno avuto il tempo di tornare a casa che Milla si è precipitata in bagno. Marika abbastanza innocentemente le ha domandato se dovesse ancora vomitare e allora le ho chiesto cosa fosse successo. Marika mi ha detto che al ristorante si era alzata tre volte per vomitare, dopo il primo, dopo il secondo e dopo il dolce. Non capivo... se fosse stata male di stomaco non avrebbe più mangiato dopo il primo. Allora sono andata verso il bagno. La porta era chiusa. Ho bussato. Non mi ha aperto e non mi ha nemmeno risposto. Mio marito non capiva, mi diceva di lasciarla stare. Io immaginavo cosa stesse succedendo al di là della porta ed immagini più che familiari sono scorse improvvisamente davanti ai miei occhi... »
«     Perchè dice familiari? »
«     Era il 2000, credo. Milla aveva più o meno quattro anni e Marika due. Ero tornata a lavorare da un po’, ma subivo delle fortissime pressioni perchè ero ingrassata... »
«     “Fortissime pressioni”... Perchè? Che lavoro fa? »
«     Lavoro in una casa di moda. Ero la responsabile del team di modelle. Capisce... non potevo dare il cattivo esempio. Ero cinque chili in più di quando ero rimasta incinta di Marika e dovevo perdere quei chili, solo che avevo fame, una fame nervosa che non riuscivo a trattenere e in alcuni momenti capitava che mangiassi tutto quello che avevo a portata di mano, mi scolavo litri di latte per aiutarmi a vomitare. E’ andata avanti così fino a che non sono rimasta incinta di Serena. »
«     Durante la gravidanza di Serena e dopo, cosa è successo? »
«     Durante la gravidanza non osavo vomitare. Mangiavo, mi abbuffavo ma poi non avevo il coraggio di provocarmi il vomito. Sono ingrassata di ventidue chili per questo motivo. Il ginecologo era disperato. Dopo il parto ho ripreso a vomitare ed ho iniziato a prendere quella specie di integratori al chitosano. Ho ripreso a fumare. Nel giro di sei mesi ero tornata magra come ero prima della gravidanza di Milla e da allora sono stata fortunata... non ho più avuto problemi. L’ho pagata con il fumo: adesso fumo due pacchetti di sigarette al giorno e non riesco a smettere... in realtò non voglio smettere... riprenderei peso... »
«     Le sue figlie l’hanno mai vista o hanno mai sospettato qualcosa? »
«     Beh, non penso... quando erano piccole in realtà mi chiudevo in bagno e aprivo l’acqua per non fare sentire strani rumori. Poi lo facevo solo quando non c’era nessuno in casa oppure quando dormivano. »
«     In ogni caso deve rendersi conto che in qualche modo lei ha passato alle sue figlie questo modello secondo il quale bisogna essere magri per forza o la sensazione di disagio e ansia che l’essere lontano dal modello comporta... Magari ne parlava con suo marito... »
«     Lui è istruttore di educazione fisica. Può immaginare che per lui la forma fisica sia fondamentale. Non le ha mai stressate su questo, per carità... in effetti però Serena è un po’ cicciottella e qualcosa ogni tanto glielo dice... »
«     Sicuramente questo ambiente ha influito su Milla, ma non può essere la causa. Non sa se sia successo qualcosa... non so, una litigata con un’amica, un’osservazione di un fidanzatino, qualcosa che l’abbia spinta a iniziare... »
«     No. Non saprei davvero... E’ sempre stata serena... io l’ho sempre vista così, anche se esco la mattina alle otto e torno dopo dodici ore... insomma... certe cose o me le raccontano le ragazze o io difficilmente le scopro, anche se parlo molto con le altre mamme... »
«     Beh,  se non passa con loro molto tempo... difficilmente può cogliere certe sfumature... »
«     Mi sono sempre sentita in colpa per questo. Ma è il mio lavoro, non ho voluto rinunciarci, così come non ho voluto rinunciare alla mia famiglia... »
«     Un colpo al cerchio ed uno alla botte non sempre lasciano interi cerchio e botte, a volte qualcosa si sfascia... »
«     Anche lei ritiene che avrei dovuto restare a casa a fare la calza? Lei non ha una famiglia? »
«     Non la sto accusando di nulla, signora. Ognuno fa le proprie scelte. Le sto solo dicendo che è evidente in questo caso l’impatto della sua scelta di lavorare, di lavorare in un certo ambiente e vivere secondo un modello ben preciso. Che lo voglia o no sua figlia Milla ha assorbito tutto questo e lei non se n’è accorta fino a quando non ci ha sbattuto il naso. Se fosse stata presente di più in casa, probabilmente se ne sarebbe accorta prima. Non è una colpa che le attribuisco. E’ una constatazione. Quello che le dico prescinde da un giudizio personale: io ho quattro figli e ho un orario di lavoro come il suo, solo che ho la possibilità di andare e venire da casa e non ho un lavoro che mi impone di essere sempre al meglio della forma... »
«     Mi spiace dottoressa... E’ che negli anni i rimorsi, i sensi di colpa si accumulano... »
«     Lo so, mi creda... Ma ringraziamo il cielo che lei se n’è accorta quella sera e... andiamo avanti... ha provato a parlarle? »
«     Sì... ci ho messo un po’... dopo qualche giorno mi ha confessato che vuole dimagrire, che tutte le sue amiche sono magre e vorrebbe anche lei essere come loro... Io le ho detto che mi sembrava che fosse dimagrita da Natale... ricordavo che i jeans le andavano larghi e le avevo dovuto comprare un paio di una misura più piccola... Anche quest’estate al mare la vedevo così magra... ma mi sembrava normale, forse non volevo vedere... »
«     E quindi? »
«     Nulla. Ogni volta mi prometteva di non farlo più e poi la ribeccavo di nuovo... quindi ho parlato con il medico di base che mi ha indirizzato a lei... »
«     Sì... quindi non sa cosa potrebbe avere fatto nascere in lei il desiderio di dimagrire... »
«     No. A parte che beh, sì, era cicciottella... ma dopo Natale ha cominciato a mangiare un po’ meno e ho visto che aveva perso un po’ di chili... insomma non pensavo... »
«     Stia tranquilla signora... ecco, io ho in mente di fare ancora qualche colloquio con lei, magari uno con il padre e uno insieme. Milla per ora non penso sia necessario vederla... ecco, preferisco dare a voi qualche indicazione e solo se necessario allora vediamo se fare qualche incontro con Milla. Lei però stia attenta... Milla non deve continuare a vomitare... riesce a tenerla sotto controllo? »
«     Io non sono a casa sempre... »
«     E’ importante tenerla sotto controllo. Non dovete lasciarla sola. »
«     Ma come faccio? »
«     Non lo so signora. Decida lei quello che è importante... »

Capitolo 2

Mercoledì 18 febbraio 2010

Non ci riesco... è più forte di me. Cerco di applicare tutte le istruzioni che ho letto. Ho chiesto aiuto anche a Cate: lei è dimagrita di cinque chili... Ma non ce la faccio. Non mi riesce sempre di andare in bagno a vomitare subito dopo mangiato e così non riesco a buttare fuori proprio tutto... Solo ieri è stato fantastico! Vedevo i pezzi interi di pasta che ballavano nel water ed ero al top della felicità...  Oggi come al solito ho vomitato solo un po’ di frutta e il resto mi è rimasto dentro. Di questo passo ingrasso...
Per fortuna i miei non vedono.. beh, in realtà a pranzo non ci sono e a cena devo per forza mangiare sennò mio padre mi tormenta e poi cerco di scappare il prima possibile in bagno. Devo cercare di andarci prima, altrimenti l’unico risultato che provo è sentire lo stomaco che si intreccia alle costole e fa un male cane...
Le mani iniziano a rovinarsi.. devo usare un po’ di crema...
Ciao
Milla un po’ triste...

Lunedì 28 Settembre 2010

«  Come sta? »
«  Vorrei avere un certificato medico che attesti che sono pazza. »
«  Perchè? »
«  Perchè almeno riuscirei a giustificare i miei sbalzi d’umore, i miei pianti improvvisi, le mie manie, le mie ansie, la mia precisione noiosa fino alla morte. »
«  Cosa è successo? »
«  Nulla. Forse è proprio per questo che sto male. Perchè non cambia nulla nella mia vita. Tutto va avanti così da anni. Sempre la solita vita, giorno dopo giorno. Sempre la solita ansia delle responsabilità che mi porto addosso. Dalla mattina alla sera. Mi sento succhiare l’anima dagli altri. Non vivo più per me. Vivo per gli altri, per quello che rappresento per loro e per quello che per loro posso fare. Punto e basta. Se fossi pazza – con il certificato, intendo – se un giorno dicessi “Basta! Oggi penso a me!” forse gli altri si troverebbero una ragione per il fatto che io abbia smesso di pensare a loro. Invece così no, possono pretendere ogni giorno le attenzioni che ho sempre dato loro in buona fede e prendersi la mia mano con tutto il mio braccio. »
«  Perchè non ha mai fatto prima questo? »
«  Perchè? Perchè con tre figlie da crescere da sola crede sia facile, soprattutto quando il padre non c’è e rientra sempre tardi la sera, quando rientra? Gli allenamenti, i corsi serali... lui ha sempre altro da fare. Lo fa per la famiglia, per il posto “sicuro”, per garantire un certo livello di vita... ma il livello e la qualità della vita sono anche dati dalla sanità mentale, giusto? »
«  Direi di sì... »
«  Ecco... ecco perchè io vorrei essere pazza... non ce la faccio. Credo di non potercela fare più eppure ogni volta io trovo le forze per andare avanti e più vado avanti più sono stanca, non riesco mai a recuperare la mia di vita. Sono annullata negli altri. Non esisto... »
«  Ha provato a parlarne con suo marito? »
«  Non capisce.. non capirebbe... »
«  Ma ha provato? »
«  Sì, qualche volta... ma alla fine la colpa è mia... mia perchè me la prendo tanto, mia perchè con le figlie pretendo di dare e ricevere molto... è colpa mia e basta. Questo è quanto.. »
«  Chi le chiede di dare tanto? »
«  Non so... è sempre stato così. A scuola dovevo essere la migliore. All’università studiavo e basta. Non ho mai avuto molti fidanzati... ero la “secchiona”, un po’ bruttina, in fondo... l’ “amica” più che “la fidanzata”. »
«  Non si piaceva da ragazza? »
«  No, affatto. Andavo sempre in giro con enormi magliette per coprirmi il sedere, anche se, ripensandoci ora, non ero così grossa... Però invidiavo le mie amiche, quelle che potevano permettersi i jeans attillati e le magliette un po’ aderenti. Quelle che potevano tirarsi su la zip senza fare fatica, mentre io dovevo sempre mettermi stesa sul letto e stringere in dentro la pancia. »
«  Ha fatto diete? »
«  Una marea! Ma non funzionavano... poi sono dimagrita così... senza fare nulla, durante lo stage dell’agenzia dove lavoro adesso. Forse la tensione, non so. Paf! Quindici chili in meno... ed era tutt’altra storia! Mi piaceva guardarmi allo specchio, mi piaceva essere ammirata, mi piaceva quando mi fischiavano dietro. Poi mi sono sposata, ho smesso di fumare, per la gravidanza... sa..., e i chili sono tornati uno per uno. Ero disperata. Qualunque cosa io facessi non funzionava... mi ero rassegnata, ma un po’ stavo male. Non sentivo più di essere a posto con me stessa... a volte riuscivo ad accettarmi, altre volte non mi sopportavo. Non passavo più davanti allo specchio... se non fosse stato per mio marito avrei messo un telo su tutti gli specchi di casa... sa? Come si fa quando si è a lutto... o si faceva... sì, si faceva... »
«  Crede ancora che l’aspetto fisico sia importante, adesso? »
«  No... conta altro... beh, no. Sì, lo penso ancora, inutile mentirsi addosso. Io sto male per un solo chilo in più. Mi peso ogni giorno, mezzo etto mi manda in depressione. Sono capace ancora di vomitare, più per rimorso che per pancia davvero piena. »
«  E non crede che Milla lo percepisca? »
«  Spero di no... noi... non ne parliamo mai. No qualcosa sì... insomma, le ho sempre detto che quello che conta è il cervello ed i sentimenti e che anche in un fisico meno asciutto essi possono stare bene. Però non so... alzava gli occhi al cielo... mi diceva sempre che lei “non aveva problemi”... »
«  I ragazzi sono capaci di capire quando quello che gli si dice è in contrasto con ciò nel quale si crede. Hanno una sensibilità speciale, fin da piccoli...  Le menzogne puzzano al loro naso... Non ha mai provato a parlare con Milla del “suo” problema? »
«  No, assolutamente. E’ un argomento tabù. »
«  Perchè deve essere tabù? »
«  Sono sua madre. Se crollo io, crolla la famiglia. Non posso darle nessun segnale di debolezza. Io sono quella che è forte, alla quale le mie figlie devono appoggiarsi... Che esempio sarei se ammettessi i miei errori? »
«  Ma non crede che invece a Milla servirebbe capire che sua madre non è il modello perfetto? Non crede che aiuterebbe Milla sapere che può essere normale avere delle debolezze e capire da dove derivano? »
«  Lo escludo a priori, dottoressa. Io non ho debolezze. IO NON HO DEBOLEZZE. Non per le mie figlie. »

Capitolo 3

Lunedì 19 Aprile 2010
Carissima carta bianca... sono felicissima!!! Ho perso cinque chili da quando ho iniziato!!! Non sto più nella pelle! Sono andata con mia madre a prendere dei jeans nuovi: è stato grande!!!! Mia madre aveva gli occhi che le brillavano quando le ho passato la 44 dicendo che andava grande! Vedi? In fondo anche lei la pensa come me... e del resto lavorando in un’agenzia di modelle figurati se non ci tiene!!! Lei stessa ha un figurino che le invidio... ad arrivarci alla sua età ad avere quelle gambe perfette senza un filo di cellulite... e dopo tre gravidanze!!! Mia madre è un mito! Non posso deludere nè lei nè me stessa...
Adesso non ho bisogno nemmeno più di vomitare... riesco a non mangiare. All’inizio era un supplizio tagliare tutto in modo minuscolo e fare finta di mangiare pezzettino dopo pezzettino. Poi ho trovato il modo nel nascondere tutto in un sacchetto che sistemo sulle gambe quando siamo a tavola evvai!!!! Appena finito di mangiare butto tutto nel cesso e nessuno si accorge di nulla... Beh, sì, ogni tanto devo anche vomitare... ma oramai capita sempre meno... solo quando non riesco a giocare con il sacchetto abbastanza da svuotare il piatto di nascosto...
Ho deciso: non ti scrivo più finchè non ne ho persi altri cinque... Taglia 40 aspettami!!!!!
Ps. Mi è saltato il ciclo... eppure non sono incinta! Devo dirlo a mamma secondo te? Naaaa poi mi porterebbe a fare qualche visita di quelle... ODIO il ginecologo!!! No... non le dico niente... in fondo... si sta meglio senza, no?

Domenica 6 giugno 2010

Diario... tieniti forte...
E’ vero... avevo promesso di non scriverti più finchè non avessi tirato giù un’altra taglia... però te lo devo dire, non posso tenerlo per me...
Billo mi ha chiesto di diventare la sua ragazza..... WAW!!!!!
Ci sono voluti otto chili, ma ce l’ho fatta... Mi ha preso in disparte alla festa della scuola e mi ha detto che ero diventata davvero carina... che senza quella “ciccia Rosalina” (ha usato proprio queste parole... visto che avevo ragione?) sono venuta fuori “proprio bene”. Mi ha detto che sono bella e subito dopo mi ha baciata... Sono al settimo cielo... e dimmi... ne esiste un ottavo????

Mercoledì 21 luglio 2010
Le promesse si mantengono!!!! 50 CHILI TONDI TONDI... adesso si punta a tutt’altra cifra tonda... ma è più semplice... oramai sono padrona di me stessa e del mio corpo! Riesco a non mangiare per un giorno intero... bevo solo acqua e la sera riesco perfettamente a nascondermi il cibo. Lo infilo dappertutto... oramai viaggio con sacchetti di plastica piccolissimi in tutte le tasche. I miei non si accorgono di nulla... pensa che mia madre mi ha comprato il guardaroba estivo senza dire altro che “Eh... sei cresciuta rispetto all’estate scorsa... tutto da rifare...”... però quando mi vede provare la roba è uno sballo... fa tutti i paragoni con le sue modelle... Karen non lo porterebbe così bene... Simona non ha quel fisico che hai tu.... E’ orgogliosa di me, lo sento... e Billo poi non ti dico! E’ innamoratissimo...
Se non fosse per il fatto che sono più o meno tre mesi che non ho il ciclo e devo nascondere a mia madre anche quello (no! Non chiedermi come faccio... mi vergogno!) ... sarebbe tutto perfetto!

Mercoledì 6 Ottobre 2010
«        Come va? »
«        Abbiamo ricoverato Milla. »
«        Ah... cosa... cosa è successo? »
«        E’ stata male. Questo weekend. Io... Io non mi ero resa conto... alla fine... alla fine ha perso venti chili da Natale... »
«        Cosa è successo? »
«        E’ svenuta. Eravamo a Messa. Ce l’avevo affianco... è crollata, semplicemente. »
«        E quindi? »
«        L’abbiamo portata in ospedale. E’ stato un inferno... subito in terapia intensiva. Valori sballati del sangue e poi... beh, i medici dicono che era evidente che non stava bene e avremmo dovuto accorgercene... ma io... io non credevo... io la trovavo ancora più bella, soprattutto questa estate, così magra... Era... era come avrei voluto essere io alla sua età... »
«        Quanto pesa sua figlia? »
«        Credo quaranta chili. Qualcosina in più forse... o in meno... non ricordo. Me lo hanno detto ma non me lo ricordo »
«        Ah... e quanto è alta? »
«        Più o meno come me... uno e settantacinque... »
«        Signora, quando lei è venuta qui la prima volta non mi ha detto che era già dimagrita così tanto. Per dimagrire così tanto Milla è diventata anoressica, non è più bulimica. Non basta vomitare per dimagrire così tanto... »
«        Che cosa vuole che le dica? Non le ho mentito... »
«        Non sto dicendo che mi ha mentito, ma si rende conto che lei stessa non ha capito la gravità della cosa fino a domenica, perchè era lei stessa entusiasta dei risultati di sua figlia? Lo ha detto lei “Io la trovavo più bella”. Lei ha ratificato giorno per giorno il comportamento di sua figlia. Inconsapevolmente, per carità. Ma lo ha fatto. E sua figlia avendo in lei questo ritorno si è sentita evidentemente autorizzata a continuare. »
«        E’ colpa mia... sbaglio tutto... tutto... mio  Dio... »
«        Deve capire che il suo comportamento ha inciso su Milla in modo decisivo, eppure non si può parlare di “colpa”. Lei lo capisce che ha bisogno di un aiuto, per se stessa... come può pensare di aiutare Milla, se non sa nemmeno come aiutare se stessa? »
«        Dov’è Milla? In quale Ospedale, intendo... »
«        Al Niguarda. C’è una unità... »
«        Sì, sì, la conosco... ho lavorato lì fino a due anni fa. Le dico questo: Milla adesso è in buone mani. Spero che riesca a venirne fuori perchè a un certo punto, sono sincera, diventa difficile uscirne. Però quello che le dico è che adesso deve pensare a lei. E’ lei che ha bisogno di aiuto. »
«        Io? Si sbaglia... mi dica quanto le devo e le assicuro che non mi vedrà più. Io ce la faccio da sola. Non ho bisogno di nessuno, come ho sempre fatto. »


Capitolo 4

Giovedì 21 Ottobre 2010

«        Milla, mi senti? »

Milla aprì gli occhi con fatica e cercò di spostare il collo, ma sua madre le fece cenno di non farlo. Quella flebo infilata direttamente nella vena sul collo aveva bisogno che Milla stesse ferma, o quanto meno non si muovesse più di tanto. Anche quello aveva dovuto subire la sua piccola... era a riuscita a svuotarsi persino le vene pur di dimagrire!

Non riconosceva più il viso di sua figlia. Gli occhi erano infossati in un blu che sapeva di morte. Gli zigomi erano prepotentemente sporgenti sul suo viso, ne indurivano le fattezze e ne inasprivano lo sguardo, che era sempre sembrato sorridente. Eppure lei non aveva capito quando quel sorriso si era spento... Il mento spuntava alla base del viso come una vetta di roccia, aspra e essenziale nei suoi lineamenti.
Il collo era un groviglio di vene e nervi che si infilava nelle spalle cave. Le ossa spuntavano dal camicione bianco che Milla doveva indossare. Si intuivano i muscoli sfatti e il profilo sottile sotto la pelle. Il lenzuolo stendeva un velo sul resto. Milla non aveva mai voluto guardare sotto quel lenzuolo. Quando c’erano le infermiere, lei usciva. Non voleva avere pietà di sua figlia. Non voleva avere pietà di se stessa. E i sensi di colpa le stavano già scuoiando ogni centimetro di pelle.

«        Milla, tesoro mio... come ti senti? »

Milla non parlava. Non ne aveva la forza. Nonostante l’alimentazione forzata, il suo corpo era incapace di reagire. Nè gli occhi riuscivano a trasmettere altro che una totale apatia.
Dov’era la sua voglia di vita?
Dov’era il suo entusiasmo ed il suo sorriso?
Cominciò a piangere. Appoggiò la testa sul lenzuolo, intuendo la mano di Milla lì sotto, da qualche parte, piccolo mucchio di ossa e tendini messi insieme ancora per miracolo. I suoi singhiozzi rimbombavano nel silenzio della camera. C’era solo Milla, anche se la sua presenza si limitava ad essere fisica.          Non sapeva nemmeno quanto Milla potesse capire di ciò che le accadeva intorno. C’era in lei una resistenza spaventosa verso la vita e non ne capiva il motivo. Le cose in fondo non andavano così male: era una bella ragazza, era dimagrita, aveva anche un fidanzato! ...quel Billo al quale aveva fatto il filo per un mucchio di tempo... la ricordava radiosa...

«        Dove sei, piccolina? Dove ti stai rifugiando? »

Milla la guardava con occhi assenti.

«        E’ colpa mia? Vero? »

Milla forse era altrove o forse no... i suoi occhi erano diretti verso gli occhi della madre, ma nessun pensiero li illuminava o li intristiva. Non era nemmeno sicura che la sentisse.
«        Alla fine lo capirò... ma tu non devi morire Milla... Non puoi morire perchè io capisca. Ho sbagliato... mi dicono così... “deve” essere così... Mio Dio, cosa ho fatto? Cosa ti ho fatto? Mi hai mai sentito vomitare? Ti ho forse mai detto che dovevi dimagrire? Dimmi... ti prego, dimmi... dove ho sbagliato? Cristo! Io non lo capisco... Io non volevo...  ma è un gioco nel quale ci sono anche io. No, non è giusto che sia tu  a perdere... »

Milla sollevò appena le dita della mano. I singhiozzi si fecero più forti.
«        Non so cosa devo fare, a questo punto. Non ti ho insegnato nulla.. ti ho sempre ripetuto che la forza di un uomo non sta nel suo fisico, ma devo essermi comportata in modo diverso, perchè tu percepissi dentro di te che non era così... No? Ti prego... fammi un cenno... Vuoi punirmi, allora? Ricordi che ti dicevo che in fondo se mangi e vomiti, è solo che c’è qualche altro problema... la fame non è fame... c’è qualche vuoto che vuoi riempire, ma non si riempie mai... e butti giù quello che trovi, non ti interessa cosa sia, perchè non ti interessa il gusto! Anzi... più è stomachevole meglio è... ti aiuta a vomitare dopo... perchè il dopo arriva... quando il tuo fisico dice basta ancora prima della tua mente, arriva il punto in cui tutto ciò che è dentro di te fuoriesce. Ed è la libidine... lì senti che hai il potere sul tuo corpo, ti senti onnipotente, senti dentro di te la forza che altrove non hai, senti di poter vincere il mondo. Quando in realtà... mi sto accorgendo che è il mondo che ha preso te. E’ il mondo che ti ha tolto fiducia... ed io ho fatto le sue veci... Mio Dio, piccola mia... dobbiamo trovare la forza per uscirne... Ti  prego. Reagisci. Fatti alimentare. Non cedere. Giuro... giuro sull’amore che ti voglio che ci facciamo aiutare. Non voglio essere perfetta, se non ho te. Non voglio avere il controllo su niente, se non ci sei tu qui con me. Mandiamo il mondo a ‘fanculo se sarà necessario. Ci riprendiamo tutto: io mi riprendo la mia adolescenza e la mia vita. Tu ti riprendi la tua... l’hai appena iniziata. Ti prego... »

Milla chiuse gli occhi. Era stanca. Troppo stanca anche di ascoltare sua madre che si piangeva addosso.

Martedì 23 Novembre 2010

«        Ciao Milla. Sono qui. »

Milla voltò gli occhi verso sua madre. Oramai era diventato un gesto quasi meccanico. La sua voce era l’unico stimolo al quale ancora reagiva. Glielo aveva detto il primario proprio quella mattina. “Continui a parlarle” le aveva detto. E lei lo faceva.

Oramai non sapeva più di cosa parlarle. Le aveva raccontato la sua vita, la sua adolescenza difficile, la voglia di rivalersi sul mondo intero, soprattutto quello maschile, che per anni l’aveva ignorata. Le aveva raccontato di come le era piaciuto essere “apprezzata” dagli uomini, di come si fosse per anni lasciata andare, perchè sentiva che qualcosa che non aveva avuto da ragazza, in fondo le era “dovuto”. Le aveva raccontato i suoi errori. Era un po’ come essere davanti al confessionale. Dietro la grata non c’è un prete: ci sei tu, c’è la tua coscienza. Così dietro gli occhi di Milla, c’era la coscienza sporca di una madre debole e insicura, che si raccontava implorando il perdono.

«        Io credo di averne “azzeccate” solo tre, nella vita... te e le tue sorelle. Sono le uniche cose che della mia vita io non rinnego. Non vi voglio perfette. Già lo siete. Siete perfette con i vostri pregi ed i vostri difetti. A me non importa cosa diventerete. A me non importa se farete soldi o andrete in giro per il mondo. A me importa che siate felici, dentro, come io non sono mai stata. Milla, non puoi essere felice su questo letto. Sei diventata uno scheletro buono solo per la facoltà di Medicina. Sei ossa da vivisezionare. Io non volevo ridurti così... »

Domenica 19 Dicembre 2010

«        Perchè mi ha fatto chiamare dottore? E’ successo qualcosa a Milla? »
«        Milla sta reagendo, Signora. Ci vorrà ancora molto, molto tempo. E’ estremamente debilitata. La sua mente l’ha spinta oltre lo sforzo fisico di non mangiare. Era arrivata al punto da non assimilare più nulla. Eppure da un mese e mezzo circa le cose sono cambiate... »
«        Mio Dio... mi dica che non è una bugia... »
«        Le avevo accennato che avevo capito che a Milla faceva bene la sua presenza. Le avevo chiesto di continuare a parlarle. Sono passato ogni giorno. Ho visto che lei ha trascorso qui quasi tutto il suo tempo... »
«        Beh, non tutto... ho altre due figlie... »
«        Quello che ha fatto lei è straordinario. Quello che sta facendo per sua figlia è straordinario. Io non so – e non voglio saperlo, non ora almeno – quello che lei dice  a sua figlia. Ma sua figlia ha scelto di reagire e le assicuro che i benefici che stiamo vedendo non dipendono dalla terapia farmacologica. Lei sta curando la mente di sua figlia. Vada avanti, non si stanchi. Ci vorrà molto, molto tempo ancora, eppure lei sta aiutando sua figlia più delle medicine e di noi tutti. »

Capitolo 5

Sabato 31 Dicembre 2010

Era Capodanno là fuori. Dal grande finestrone dell’ospedale si potevano vedere i fuochi che dai balconi si libravano alti nel cielo.
«        Adoro i fuochi, sai Milla? »

Milla cercò sua madre con lo sguardo.
«        Quando ero piccola, dai nonni, uscivamo sul balcone e il nonno suonava una campana enorme. Non so mica dove l’aveva presa, sai? Ci dava, per ciascun nipote, una stella filante. Ne avevamo tre a testa, non di più e se la sprecavamo! Beh, fattacci nostri... così diceva “fattacci vostri”. E c’erano un sacco di dolci, il panettone, il pandoro, gli struffoli e le cartellate... Non te le ho mai fatte, vero?, le cartellate? Quando esci di qui te le faccio... sì, lo so... ci vorrà tempo perchè tu riesca a mangiare di nuovo... ma io non mi stanco, piccola... io sono qui ad aspettarti... »

Lo sguardo la portò su nel cielo.
«        Guarda che bella notte. Fa freddissimo lì fuori sai? Quando sono venuta non riuscivo a guidare nemmeno con i guanti... eh sì che ne ho comprati un paio con la pelliccia dentro... sai che muoio di freddo... sempre... Qui invece si sta bene, non trovi? E c’è uno spettacolo mica male... poltrona in prima fila... Pensa che da qualche parte c’è la stella di Peter Pan... già! Sulla terra di Peter Pan ce ne sono a bizzeffe.. ne incontri uno ad ogni angolo... ma quello vero è lassù... ricordi? Come faceva la canzone? Ti ricordi che la cantavamo insieme...  “Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino...”. Il problema sono le fate... quelle non esistono, invece... nemmeno sulle stelle... »

Lo sguardo tornò su Milla. Gli occhi erano stranamente presenti. Avevano qualcosa di strano, vivo in essi. E sotto il lenzuolo il mucchietto di ossa della mano scricchiolò. Si avvicinò a lei:
«        Cosa c’è piccola... Ti prego... qualunque cosa... dimmi... »

La voce uscì flebile. Era poco più di un soffio ed il sorriso era solo pelle raggrinzita intorno ad una fila di denti che stavano marcendo. Ma fu un soffio di vita ed il più bel sorriso che potesse venire da quell’esserino ridotto a pochi chili di calcio.
«        Mamma... io... credo... alle... fate! »

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