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6 nov 2012

Tre volte all'alba - Alessandro Baricco

Amo Baricco. Lo amo per le sue storie così speciali, espresse in uno stile non ordinario. E questo, come Oceano mare, è un piccolo diamante.

Mentre scriveva Mr Gwyn, Alessandro Baricco ha avuto voglia di scrivere davvero la storia contenuta in uno dei due testi di Tre volte all’alba ed è nato così l’ultimo romanzo edito dall’autore. Due anime, quella di un uomo e quella di una donna, si incontrano per tre volte, ogni volta l’unica, prima e ultima, fuori dal tempo ordinario, in un «Tempo anomalo che inutilmente si cercherebbe nell’esperienza quotidiana» allestito dalle narrazioni («questo è uno dei loro privilegi»). Le loro anime senza età attraversano quel tempo intrecciandosi in tre albe diverse della loro vita, in una luce che si presenta “ambigua”, ma fatta apposta per “tornare a casa” e “sentirsi puliti”, che vince il buio e che, quasi per incanto, ricorda quell’atmosfera di Mr Gwyn di alternanza di buio, ombra e luce che consente allo scrittore di “riportare a casa” il suo modello, attraverso il “ritratto”.


Il concetto di questi due personaggi che si incrociano fuori dal tempo mi ha occupato completamente per ore, dopo aver finito il libro. Era una magia che non riuscivo ad esprimere con le parole. L’unico modo con il quale credevo di poter rappresentare l’idea era una formula matematica, il che mi sembrava ancora più straordinario, sapendo quanto distanti da me siano i numeri. Eppure ritenevo che solo nella sua linearità e semplicità, una formula potesse riunire in unità quei due personaggi, nelle tre distinte volte che si incontrano. Non sono riuscita nel mio intento, nemmeno consultando esperti. 

Lascio a voi tre immagini. A voi decidere, se mai leggerete il libro, quella che sentirete più vera. I tre punti rappresentano l'età dei protagonisti. Le uniche date certe sono l'età della ragazza (17) e quella del ragazzo (13).  L'altra cosa certa è la combinazione nei tre capitoli del libro, che voglio mantenere come unica indicazione del tempo.
Il resto è solo immaginazione...

Queste le prime due: un pesce? Un segmento estensibile da un lato e dall’altro all’infinito (questa sì, riconducibile ad una fredda formula)?



No... a me piace questa:


Una virgola, una piccola pausa che non interrompe mai il fluire del tempo (e delle parole) e che credo possa esprimere, in quel voltarsi indietro per poi andare avanti, la “misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita

Ps. Abbasso la matematica!

La prima volta

La donna disse che gran parte della gente sogna di ricominciare da capo, e aggiunse che in questo c’era qualcosa di commovente. Non di pazzo. Disse che in realtà quasi nessuno, poi, ricomincia da capo davvero, ma non si ha idea di quanto tempo la gente passi a fantasticare di farlo, e spesso proprio mentre è nel bel mezzo dei suoi guai, e della vita che vorrebbe lasciar perdere. [...] Disse che per il solo fatto di pensare a tutto questo le si scioglieva qualcosa dentro e le prendeva una serenità, come se davvero avesse risolto qualcosa.

Ho capito che non si cambia veramente mai, non c’è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo. [...] Si ricomincia da capo per cambiare tavolo, disse. Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco. Era stufa di perdere. Cambiare le carte è impossibile, non resta che cambiare il tavolo da gioco.

Un attimo, disse l’uomo, e ritornò alla finestra. C’era quella luce. [...] Guardò l’orologio come se ci fosse qualche probabilità di trovare lì una qualche risposta e non ne dedusse nulla di utile, tranne la vaga impressione che fosse un’ora sbagliata per un sacco di cose. Forse avrebbe dovuto crederci ancora.

Quel che aveva capito con certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto ogni volta un’ombra, per lei, un’ombra in più, perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio.

La seconda volta

La luce in cui si abita da giovani sarà la luce in cui si vivrà per sempre, e questo per una ragione che lui non aveva mai capito. Ma sapeva che era così. Disse che molti ad esempio sono malinconici, da giovani, e allora succede che lo rimangono per sempre. O sono cresciuti nella penombra e la penombra li insegue poi per tutta la vita.

E’ ora che lei torni a casa a dormire.
Cosa c’entra che ora è, sono mica una bambina.
Non è questione di ore, è una questione di luce.
Che cavolo dice?
E’ la luce giusta per tornare a casa, è fatta apposta per quello.
La luce?
Non c’è luce migliore per sentirsi puliti.

La terza volta

La donna sapeva che la risposta esatta era che un sacco di cose di quella casa sarebbero rimaste per sempre e che lui ci avrebbe messo una vita a togliersela dalla testa ma invece rispose che sì, era possibile, se una casa era di legno poteva ridursi a un mucchio di cenere, per quanto potesse sembrare strano, se una notte il fuoco decideva di divorarsela, accendendosi il camino nel salotto della notte. Fumava tutto, disse lui. Fumerà per così tanto tempo, pensò lei. E si chiese se c’è una possibilità, una sola, di tornare a guardare lontano quando davanti abbiamo sempre, tutti, qualche rovina che fuma, e quel ragazzino più di ogni altro.

La prese quell’angoscia che la soffocava di notte, nelle ore insonni, quando ogni tessera della sua vita le passava nella mente, e non ce n’era una in cui non fosse scritta una fine strisciante, invincibile.

Quando uno ha bisogno di piangere lo deve fare, inutile stare lì a farsi tanti problemi.

Ma niente, è la solita storia, è l’uomo della mia vita e io sono la donna della sua vita, tutto lì, solo che non siamo mai riusciti a vivere insieme, contento?
Grazie.
Non è neanche detto che se ami davvero qualcuno, ma tanto, la cosa migliore che puoi farci insieme sia vivere.

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