Mentre
scriveva Mr Gwyn, Alessandro Baricco ha avuto voglia di scrivere davvero la
storia contenuta in uno dei due testi di Tre
volte all’alba ed è nato così l’ultimo romanzo edito dall’autore. Due
anime, quella di un uomo e quella di una donna, si incontrano per tre volte,
ogni volta l’unica, prima e ultima, fuori dal tempo ordinario, in un «Tempo
anomalo che inutilmente si cercherebbe nell’esperienza quotidiana» allestito
dalle narrazioni («questo è uno dei loro privilegi»). Le loro anime senza età
attraversano quel tempo intrecciandosi in tre albe diverse della loro vita, in
una luce che si presenta “ambigua”, ma fatta apposta per “tornare a casa” e
“sentirsi puliti”, che vince il buio e che, quasi per incanto, ricorda
quell’atmosfera di Mr Gwyn di alternanza di buio, ombra e luce che consente
allo scrittore di “riportare a casa” il suo modello, attraverso il “ritratto”.
Il
concetto di questi due personaggi che si incrociano fuori dal tempo mi ha
occupato completamente per ore, dopo aver finito il libro. Era una magia che
non riuscivo ad esprimere con le parole. L’unico modo con il quale credevo di poter rappresentare l’idea era una formula matematica, il che mi sembrava ancora più straordinario, sapendo quanto distanti da
me siano i numeri. Eppure ritenevo che solo nella
sua linearità e semplicità, una formula potesse riunire in
unità quei due personaggi, nelle tre distinte volte che si incontrano. Non sono riuscita nel mio intento, nemmeno consultando esperti.
Lascio
a voi tre immagini. A voi decidere, se mai leggerete il libro, quella che
sentirete più vera. I tre punti rappresentano l'età dei protagonisti. Le uniche date certe sono l'età della ragazza (17) e quella del ragazzo (13). L'altra cosa certa è la combinazione nei tre capitoli del libro, che voglio mantenere come unica indicazione del tempo.
Il resto è solo immaginazione...
Queste le prime due: un
pesce? Un segmento estensibile da un lato e dall’altro all’infinito (questa sì, riconducibile ad una fredda formula)?
No... a me piace questa:
Una virgola, una piccola pausa che non interrompe mai il fluire del tempo (e delle
parole) e che credo possa esprimere, in quel voltarsi indietro per poi andare avanti, la “misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente
mai ferma della vita”
Ps. Abbasso la matematica!
La prima volta
La donna disse che gran
parte della gente sogna di ricominciare da capo, e aggiunse che in questo c’era
qualcosa di commovente. Non di pazzo. Disse che in realtà quasi nessuno, poi, ricomincia da capo davvero,
ma non si ha idea di quanto tempo la gente passi a fantasticare di farlo, e
spesso proprio mentre è nel bel mezzo dei suoi guai, e della vita che vorrebbe
lasciar perdere. [...] Disse che per il solo fatto di pensare a tutto questo le
si scioglieva qualcosa dentro e le prendeva una serenità, come se davvero
avesse risolto qualcosa.
Ho capito che non si
cambia veramente mai, non c’è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta
la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo. [...] Si ricomincia da
capo per cambiare tavolo, disse. Si ha sempre questa idea di essere capitati
nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti
a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco. Era stufa di perdere.
Cambiare le carte è impossibile, non resta che cambiare il tavolo da gioco.
Un attimo, disse l’uomo, e
ritornò alla finestra. C’era quella luce. [...] Guardò l’orologio come se ci
fosse qualche probabilità di trovare lì una qualche risposta e non ne dedusse
nulla di utile, tranne la vaga impressione che fosse un’ora sbagliata per un
sacco di cose. Forse avrebbe dovuto crederci ancora.
Quel che aveva capito con
certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la
sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto
ogni volta un’ombra, per lei, un’ombra in più, perfino nel buio, e forse
soprattutto nel buio.
La seconda volta
La luce in cui si abita da
giovani sarà la luce in cui si vivrà per sempre, e questo per una ragione che
lui non aveva mai capito. Ma sapeva che era così. Disse che molti ad esempio
sono malinconici, da giovani, e allora succede che lo rimangono per sempre. O
sono cresciuti nella penombra e la penombra li insegue poi per tutta la vita.
E’ ora che lei torni a casa a dormire.
Cosa c’entra che ora è, sono mica una bambina.
Non è questione di ore, è una questione di luce.
Che cavolo dice?
E’ la luce giusta per tornare a casa, è fatta
apposta per quello.
La luce?
Non c’è luce migliore per sentirsi puliti.
La terza volta
La donna sapeva che la
risposta esatta era che un sacco di cose di quella casa sarebbero rimaste per
sempre e che lui ci avrebbe messo una vita a togliersela dalla testa ma invece
rispose che sì, era possibile, se una casa era di legno poteva ridursi a un
mucchio di cenere, per quanto potesse sembrare strano, se una notte il fuoco
decideva di divorarsela, accendendosi il camino nel salotto della notte. Fumava
tutto, disse lui. Fumerà per così tanto tempo, pensò lei. E si chiese se c’è
una possibilità, una sola, di tornare a guardare lontano quando davanti abbiamo
sempre, tutti, qualche rovina che fuma, e quel ragazzino più di ogni altro.
La prese quell’angoscia
che la soffocava di notte, nelle ore insonni, quando ogni tessera della sua
vita le passava nella mente, e non ce n’era una in cui non fosse scritta una
fine strisciante, invincibile.
Quando uno ha bisogno di
piangere lo deve fare, inutile stare lì a farsi tanti problemi.
Ma niente, è la solita storia, è l’uomo della mia
vita e io sono la donna della sua vita, tutto lì, solo che non siamo mai
riusciti a vivere insieme, contento?
Grazie.
Non è neanche detto che se ami davvero qualcuno, ma
tanto, la cosa migliore che puoi farci insieme sia vivere.
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