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12 gen 2013

Il sorriso imperfetto - Capitolo 21

Passion by ScarletteDeath.jpg
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Si comportava con Lisa come se lei fosse sveglia, pienamente cosciente, e fosse in grado di sentirla. Per Viola non era una finzione, perchè era profondamente convinta che in qualche modo sua madre potesse sentirla. Aveva deciso di aiutarla a tornare alla vita, con gli unici strumenti che conosceva e le erano propri: il disegno, la letteratura e la musica. Sapeva che quelle corde toccavano l’animo profondo di sua madre e se era lì che si era rintanata, lì l’avrebbe cercata. L’avrebbe portata fuori per mano, delicatamente. Come una piccola piuma l’avrebbe fatta svolazzare intorno alla vita, per mostrargliela dall’alto, da una prospettiva diversa e non comune, con le parole, i colori ed i suoni che lei stessa aveva amato. E le avrebbe fatto desiderare ancora una volta di riempire il suo cuore delle tonalità accese dei tramonti, dei vividi colori di un iride, delle trasparenze di una lacrima, delle sfumature dell’età su un viso, di un sorriso che accende gli occhi, delle note altalenanti su un pentagramma e delle parole che volano nei pensieri riempiendo di passione l’esistenza. Era convinta che se l’amore era ciò che l’aveva fatta perdere, l’arte l’avrebbe salvata. Entrambe passioni, dunque entrambe vita. Era una delle citazioni preferite di sua madre, quella di André Malraux “Come l'amore, l'arte non è piacere, ma passione”.
Questo sarebbe stata per lei: i suoi colori, la sua musica, le sue parole, la sua stessa passione. Fino a che Lisa fosse stata in grado di riappropriarsene. Fino a quel momento, Viola sarebbe stata solo Lisa. Avrebbe pensato, sofferto, amato, gioito, desiderato quello che sua madre aveva pensato, sofferto, amato, gioito, desiderato. Solo quell’immedesimazione perfetta con lei avrebbe potuto salvarla e lei, sua figlia, era l’unica che potesse esserne l’impeccabile artefice.


[1] André Malraux “Come l'amore, l'arte non è piacere, ma passione”. , Le voci del silenzio, 1951

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